Siria: offensiva contro Hajin, ultima roccaforte dell'Isis- Foto
Le forze curdo-siriane sostenute dagli Usa hanno lanciato un'operazione contro la sacca di resistenza jihadista al confine con l'Iraq
(live blogging)
L'offensiva contro Hajin, roccaforte dell'Isis
13 settembre 2018- L'11 settembre le forze curdo-siriane, sostenute dalla Coalizione anti-Isis a guida Usa, hanno lanciato l'offensiva contro la sacca di resistenza jihadista al confine con l'Iraq, in un'area ricca di risorse energetiche.
La città di Hajin, nella valle dell'Eufrate, nella Siria orientale, è considerata l'ultima vera roccaforte dello Stato Islamico. Le Forze siriane democratiche hanno annunciato sui loro canali web l'avvio delle operazioni militari contro l'Isis, vicino al valico di frontiera di Qaim con l'Iraq. L'area è contesa con le forze governative siriane, sostenute da Iran e Russia e il corso dell'Eufrate divide di fatto in due le zone di controllo: a est i curdi appoggiati dagli Usa, a ovest i lealisti col sostegno di Teheran e Mosca. L'operazione, chiamata "Lotta al terrorismo", avviene in coordinamento con l'aviazione e l'artiglieria del governo iracheno.
Ghouta rinconquistata da Assad: evacuata Duma
3 aprile 2018 - Il dramma del Ghouta orientale sta giungendo alla fine. La regione vicino Damasco, per anni nelle mani dei ribelli e nelle ultime settimane sotto il bombardamento martellante delle truppe governative, ha visto l'evacuazione degli ultimi insorti e dei loro familiari. Anche Duma, l'ultima roccaforte non ancora conquistata dalla forze del regime, è stata "liberata".
Il ministero della Difesa russo ha comunicato che "1.123 miliziani hanno lasciato oggi la città di Duma a Ghouta Est, con le loro famiglie, sfruttando il corridoio umanitario appositamente creato". Sono stati portati a nord della provincia di Aleppo "a bordo di 24 autobus".
I miliziani del Jaysh al Islam (Esercito dell'Islam) sono l'ultima formazione di insorti che ha accettato di essere trasferita a Jarablus, una località nel nord della Siria controllata da gruppi di ribelli e forze turche. Le forze governative riprendono quindi il controllo della ex enclave, dopo un'offensiva che ha provocato oltre 1.600 morti secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus).
Ghouta, Duma ultima roccaforte ribelle
29 marzo 2018 - La regione di Ghouta orientale è quasi completamente in mano alle truppe governative. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri della Russia, principale alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, ha dichiarato: "L'operazione di controterrorismo è quasi ultimata a Ghuta Est: solo la città di Duma è in mano ai miliziani", definendo quindi "terroristi" i ribelli al regime.
Duma, ultima roccaforte anti-governativa situata vicino Damasco, ha visto in mattinata l'esodo di centinaia di civili che hanno lasciato la città diretti al campo di sfollati di Wafidin, sotto il controllo governativo.
Sono in corso trattative tra la Russia e Jaysh al Islam, la milizia che controlla la zona di Duma e che è sostenuta dall'Arabia Saudita: l'obiettivo russo è spingere Jaysh al Islam ad arrendersi e ad acconsentire a deportare i miliziani e parte della popolazione civile nella regione nord-occidentale siriana di Idlib, sotto controllo indiretto turco.
Ghouta, oltre 5.000 evacuati tra le lacrime
26 marzo 2018 - Più di 5.000 ribelli e civili siriani hanno lasciato un'aera devastata del Ghouta orientale domenica 25 marzo. Si susseguono le evacuazioni che svuotano l'ex bastione ribelle. A cinque settimane dall'offensiva governativa, il regime siriano detiene oltre il 90% dell'ex roccaforte ribelle alla periferia di Damasco.
La Russia, principale sostenitore di Bashar al-Assad, ha tenuto colloqui con i vari gruppi ribelli per negoziare le evacuazioni delle tre tasche di resistenza rimanenti.
Un'area è stata svuotata nei giorni scorsi tramite un simile accordo. Domenica è stata la più grande giornata di evacuazioni per Ghouta, quando in migliaia hanno lasciato una seconda zona detenuta dalla fazione ribelle islamista Faylaq al-Rahman: più di 5.400 combattenti, i loro parenti e altri civili hanno lasciato le città di Arbin e Zamalka e il distretto di Jobar a bordo di 81 autobus, tra le lacrime, trascinando valigie malandate e passando tra gli edifici bombardati. "Sono un civile e non ho mai avuto armi, sono stato costretto a lasciare la mia città natale a causa degli intensi bombardamenti", ha detto Abu Yazan, un esule sui vent'anni, a LaPresse.
La loro destinazione è il nord, la provincia di Idlib. Sono in corso trattative per un accordo sulla terza e ultima tasca di Ghouta, che comprende Douma, la città più grande della regione.
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani più di 1.600 civili sono morti da quando è iniziato l'assedio a Ghouta.
L'evacuazione dei ribelli dal Ghouta orientale
23 marzo 2018 - Il 22 marzo è iniziata l'evacuazione dal Ghouta orientale di centinaia di combattenti delle forze ribelli e di civili. Questo grazie al cessate il fuoco concordato tra il gruppo ribelle Ahrar al-Cham e il regime di Damasco.
Mentre le forze governative stanno per conquistare le ultime zone sotto il controllo dei ribelli nella regione alle porte della capitale, anche il gruppo ribelle Faylaq al-Rahman ha annunciato il cessate il fuoco in vista di negoziati con la Russia, alleata del presidente siriano Bashar al-Assad. L'accordo stipulato tra le parti prevede "il trasferimento di circa 7mila persone, combattenti con le loro famiglie" soprattutto dalle zone di Zamalka, Arbine e Aïn Tarma.
I ribelli sono esiliati a Idlib, nel nord della Siria.
Almeno 1.500 persone, la maggior parte delle quali civili, sono state uccise durante i raid aerei del regime su Ghouta.
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Centinaia di morti e distruzione alle porte di Damasco. Dal 5 febbraio il regime siriano ha avviato un'offensiva di intensità senza precedenti contro Ghouta orientale, enclave in mano ai ribelli, bombardata da continui raid aerei da parte delle forze fedeli a Bashar al-Assad.
Regione al confine con Damasco, un tempo era il granaio della capitale, l'oasi di terre coltivate nel deserto siriano nei quasi sette anni di guerra in Siria ha subito molti orrori. Oggi la malnutrizione regna tra gli abitanti di Ghouta, soprattutto tra i bambini.
L'assedio da parte del governo prosegue dal 2013 e ha reso quasi impossibile l'accesso a cibo e medicine. Secondo Save the Children sono oltre 350mila i civili bloccati nell'enclave, sotto le bombe.
La zona est di Ghouta ha patito anche il micidiale attacco con gas sarin del 2013, che ha quasi provocato un intervento degli Stati Uniti nella guerra in Siria.
(Fonte: AlJazeera.com)
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Guerra in Siria, 8° anno: Assad conquista il 70% di Ghouta Est
15 marzo 2018- Attacchi aerei delle forze fedeli al governo siriano, quasi incessanti per settimane, hanno lasciato alle spalle oltre 1250 morti nel Ghouta orientale, regione in mano ai ribelli, alle porte di Damasco. Questo quando la guerra in Siria, iniziata il 15 marzo 2011, entra nel suo ottavo anno.
L'esercito di Bashar Assad, che ha iniziato la sua offensiva nel Ghouta Est il 18 febbraio 2018, ha preso il controllo della città chiave Hammuriyeh. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani il regime siriano controlla ormai oltre il 70% dell'enclave ribelle del Ghouta orientale. Oltre 12mila sono i civili fuggiti oggi da Hammuriyeh e dai dintorni (Kfar Batna, Jisrine e Saqba), attraverso il corridoio di al-Baz appena aperto.
Oltre 900 civili morti in due settimane
8 marzo 2018- Nuovi raid aerei hanno colpito la città di Zamalka. Dopo due settimane di feroci bombardamenti da parte delle forze governative, appoggiate dalla Russia, nell'enclave siriana di Ghouta Est in mano ai ribelli, il bilancio delle vittime è di 905 morti civili, di cui almeno 188 bambini. A riferirlo è l'Osservatorio siriano per i diritti umani.
L'offensiva del presidente siriano Bashar Assad si è inasprita a partire dal 18 febbraio.
Il giorno più micidiale da quando è scattata la tregua
5 marzo 2018 - Almeno 77 persone sono state uccise nell'enclave siriana di Ghouta orientale il lunedì 5 marzo, il giorno più micidiale per i civili da quando Putin ha ordinato una tregua quotidiana di cinque ore.
La violenza è continuata nonostante l'arrivo di un convoglio umanitario.
2° giorno di tregua (non rispettata)
28 febbraio 2018 - È in atto il secondo giorno di tregua, non rispettata, come nel primo giorno. Anche durante la "pausa umanitaria" quotidiana dichiarata dalla Russia continuano i combattimenti sul terreno nell'enclave ribelle del Ghouta orientale, in Siria.
Appelli internazionali chiedono a Mosca, alleato storico di Bashar al-Assad, che prema sul regime di Damasco perché rispetti il cessate il fuoco. A sua volta, però, la Russia accusa i ribelli di non rispettare la tregua e di tenere in ostaggio i civili.
Il cessate il fuoco è in vigore
27 febbraio 2018- La "pausa umanitaria" nel Ghouta orientale è entrata in vigore, così come voluta dalla Russia, strenuo alleato del regime siriano: 5 ore al giorno di cessate il fuoco. La tregua negli attacchi ha effetto dalle 9 (le 8 italiane) alle 14 (le 13 italiane) ore locali. I civili, da giorni sotto i bombardamenti delle forze di Bashar al-Assad che hanno fatto centinaia di morti, ora possono uscire da una delle ultime roccaforti ribelli della Siria.
L'Onu ha esortato le parti in conflitto a consentire aiuti nelle aree devastate dai raid aerei. In accordo con il regime siriano, il ministero della Difesa russo ha detto che aiuterà a evacuare i malati e i feriti.
I dettagli della tregua
26 febbraio 2018- La tregua frutto dell'accordo Onu comincerà martedì 27 febbraio. Prevede la creazione di un "corridoio umanitario" per consentire ai civili di andarsene. Lo ha comunicato il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu (Mosca è storico alleato del regime siriano): il cessate il fuoco sarà attivo ogni giorno, per 30 giorni, dalle 9 alle 14 ora locale.
Sospetto attacco chimico
26 febbraio 2018 - Più di 500 civili sono stati uccisi dal 18 febbraio dai bombardamenti russi e siriani sull'enclave della Ghouta orientale, controllata da combattenti islamisti e jihadisti, secondo quanto ricostruito dell'Osservatorio. Tra i morti ci sono più di 130 bambini.
Sono stati anche quattordici casi di soffocamento, che fanno temere un attacco chimico.
Nuovi nombardamenti nonostante la tregua
25 febbraio 2018- Nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu sulla tregua umanitaria in Siria, l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha segnalato nuovi raid aerei del regime oggi su Ghouta.
Accordo Onu per una tregua
24 febbraio 2018 - Mentre i bombardamenti non cessano, dopo quasi tre giorni di trattative serrate l'Onu trova finalmente l'accordo sulla bozza presentata da Svezia e Kuwait per una risoluzione che preveda una tregua in tutta la Siria, compresa l'enclave ribelle di Ghouta orientale. È stata decretata all'unanimità la cessazione delle ostilità di "almeno 30 giorni", scongiurando l'ennesimo veto della Russia, alleata del regime di Damasco.
Il cessate il fuoco dovrebbe cominciare "senza indugi", ma non viene indicata una scadenza precisa. Non sono inclusi nel cessate il fuoco gli attacchi contro Isis, al Qaida, al Nusra e altri "gruppi, individui e entità" affiliati con i terroristi, come voluto da Mosca. La tempistica incerta non consente però di prevedere quando sarà sospeso il calvario della popolazione di Ghouta.
Oltre 400 morti in cinque giorni di raid
23 febbraio 2018 - La tragedia umanitaria nella regione di Ghouta orientale è senza fine: in cinque giorni di raid aerei e colpi d'artiglieria da parte del regime siriano, salgono ad almeno 403 i morti civili, fra cui 95 bambini. I dati sono dell'Osservatorio siriano dei diritti umani.
Nell'ospedale di Douma, la principale città dell'enclave ribelle a est di Damasco, i corpi senza vita avvolti in lenzuola bianche giacciono anche sul pavimento, allineati. In tre giorni 13 delle strutture sostenute da Medici Senza Frontiere sono state danneggiate o distrutte: lo staff ancora presente sul territorio è privato di molti strumenti necessari a curare le centinaia di feriti.
E ancora l'Onu non riesce a trovare un accordo su una tregua. Lo ha riferito la Russia, sostenitrice del regime di Assad. I negoziati si trascinano senza esito.
Oltre 346 civili uccisi
21 febbbraio 2018 - Le Nazioni Unite riferiscono di 346 persone uccise e 878 ferite nelle ultime due settimane a Ghouta, mentre fonti mediche locali parlano di "250 civili" uccisi da lunedì a mercoledì. Il dramma dei civili assediati si profila anche nel nord-ovest, dove la Turchia prosegue le operazioni militari contro l'enclave curda di Afrin, al centro da giorni di un'intensa attività politico-diplomatica che coinvolge in prima persona la Russia, assieme alla stessa Turchia e all'Iran.
20 febbraio 2018- Da domenica 18 febbraio, nei raid aerei nell'enclave ribelle del Ghouta orientale, vicino Damasco, sono stati uccisi circa 250 civili, tra cui decine di bambini. Questi i dati dell'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh).
Solo lunedì 19 febbraio sotto i bombardamenti intensivi del regime siriano sono morti almeno 127 civili: si tratta del bilancio più alto di perdite di civili in questa regione dal 2015, secondo l'Osdh.
"È un eccidio peggiore di quello di Aleppo", tuona il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, chiedendo che il mondo non resti a guardare. "Nessuna parola renderà giustizia ai bambini uccisi, alle loro madri, ai loro padri, a coloro che sono loro cari", gli fa eco il direttore regionale di Unicef per Nord Africa e Medioriente, Geert Cappelaere. Anche l'Onu, tramite il coordinatore per gli aiuti umanitari in Siria, Panos Moumtzis, lancia un appello accorato: "È imperativo mettere fine immediatameente a questa sofferenza umana senza senso".
"Il regime siriano, con il sostegno diretto di Russia e Iran, ha trasformato Ghouta in un bagno di sangue di donne e bambini innocenti", un "crimine di guerra", dice Nasr al-Hariri, presidente della Commissione siriana per i negoziati (Snc), il principale gruppo dell'opposizione siriana.
200 civili morti sotto i bombardamenti
9 febbraio 2018 - Le bombe sono state sganciate dagli aerei da guerra del regime per quattro giorni consecutivi. Finora è di 228 il numero dei civili morti. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani tra le vittime ci sono anche 58 bambini.
"L'assedio significa che non c'è nessun posto dove scappare", ha detto la responsabile per la Siria di Save The Children, Sonia Khush. "Ci deve essere uno stop immediato ai combattimenti e una fine dell'assedio".
Ghouta senza farmaci
27 novembre 2017- Assediata dal governo siriano da anni, "la popolazione civile è sottoposta a crimini di guerra da anni ma ora il governo ha ulteriormente stretto l'assedio e aumentato gli attacchi contro i civili e gli obiettivi civili", è la preoccupazione di Amnesty International. "Questa coercitiva strategia militare, consistente in assedi e bombardamenti prolungati, è usata come tattica dal governo e dai suoi alleati per spingere i gruppi armati a negoziare una resa. Tuttavia, come nel caso di Daraya, al-Waer e Aleppo est, questa tattica ha compreso uccisioni di civili, riduzione alla fame della popolazione e sfollamenti forzati di civili".
Mentre la violenza aumenta, mancano farmaci salvavita, attrezzature mediche e chirurgiche, che non vengono fatte entrare nell'area fuori Damasco. In soli quattro giorni a Ghouta est, fino al 17 novembre 2017, sono state uccise 84 persone tra cui 17 bambini e 6 donne, e 659 persone sono rimaste ferite (tra cui 127 bambini e 87 donne).