Siria, quella battaglia tra russi e americani al giacimento di gas
Ecco come andarono le cose in quel controverso 7 febbraio 2018, quando forze pro-Assad (con mercenari russi) attaccarono le truppe Usa perdendo oltre 200 uomini
Gli avversari della Guerra Fredda, Russia e Stati Uniti, sono schierati sui fronti opposti in Siria: Putin è la stampella che tiene ancora in piedi il regime di Bashar al-Assad, le truppe americane, alleate ai curdi, sono impegnate in azioni anti-terrorismo contro l'Isis.
In sette anni di conflitto a lungo si è temuto uno scontro diretto tra i due storici avversari. E in effetti lo scontro è quasi avvenuto, il 7 febbraio scorso.
Anche se l'esercito russo ha sempre negato il suo coinvolgimento, una piccola squadra di soldati americani è stata attaccata nei pressi del giacimento di gas di Conoco da forze siriane filogovernative e da merceneri russi. Interviste e documenti raccolti dal New York Times ora ricostruiscono quella battaglia, in cui - secondo fonti statunitensi - morirono dai 200 ai 300 combattenti pro-Assad e neanche un americano venne ucciso (fu ferito solo un alleato siriano).
Cosa è successo il 7 febbraio 2018 in Siria
Il Pentagono ha descritto lo scontro a fuoco del 7 febbraio come un atto di autodifesa contro un'unità di forze filo-governative. Nei giorni precedenti all'attacco, Russia e Stati Uniti, sui lati opposti del fiume Eufrate, stavano appoggiando offensive separate contro lo Stato islamico nella ricca provincia petrolifera siriana di Deir al-Zour, al confine con l'Iraq.
Funzionari militari americani avevano notato l'addensarsi di truppe vicino al fiume, ma i funzionari militari russi smentirono di aver un qualche controllo su quei combattenti (anche se le apparecchiature americane che monitoravano le trasmissioni radio avevano rivelato che la forza di terra stava parlando in russo).
L'attacco alle truppe statunitensi è venuto da parte di una forza pro-regime, fedele al presidente al-Assad, che - secondo funzionari militari e intelligence americani - includeva soldati e milizie del governo siriano e, soprattutto, contractor russi, molto probabilmente facenti parte del Gruppo Wagner, una società spesso utilizzata dal Cremlino per centrare obiettivi a cui il governo russo non vuole essere collegato.
I dettagli della battaglia
In un piccolo avamposto polveroso vicino all'impianto di gas di Conoco, vicino alla città di Deir al-Zour, si trovava una squadra di circa 30 componenti tra soldati della Delta Force e rangers del Joint Special Operations Command, al lavoro al fianco delle forze curde e arabe.
A circa 20 miglia di distanza, in una base di supporto alla missione, un team di berretti verdi e un plotone di marines fissava gli schermi dei computer, controllando le immagini dei droni e avvertendo gli americani del giacimento di gas che i combattenti si radunavano vicino all'Eufrate.
Alle 15 la forza siriana ha iniziato a dirigersi verso la centrale di Conoco. All'inizio della serata, oltre 500 soldati e 27 veicoli, compresi carri armati e mezzi corazzati, si erano riuniti. L'operazione è stata seguita dal centro operativo aereo americano Al Udeid Air Base in Qatar e dal Pentagono. Gli aerei in tutta la regione sono stati messi in allerta.
Alle 20.30 tre carri armati T-72 di fabbricazione russa si sono mossi, all'interno di un miglio dallo stabilimento di Conoco. Alle 22 una colonna di carri armati e altri veicoli corazzati si è diretta verso l'avamposto americano, emergendo da un quartiere di case dove avevano cercato di riunirsi inosservati. Mezz'ora dopo i mercenari russi e le forze siriane hanno attaccato: l'avamposto di Conoco è stato colpito dal fuoco dei carri armati, da colpi di mortaio e di artiglieria di grandi dimensioni.
I commando americani si sono prima messi al riparo, quindi sono corsi dietro ai terrapieni per sparare missili anticarro e puntare le mitragliatrici contro la colonna di veicoli corazzati. Durante i primi 15 minuti, i funzionari militari americani hanno chiamato i loro omologhi russi esortandoli a fermare l'attacco, invano. Così le truppe americane hanno reagito sparando colpi di avvertimento.
Sono sopraggiunti a frotte aerei da guerra americani, tra cui droni Reaper, caccia F-22 e F-15, bombardieri B-52, elicotteri AC-130, elicotteri Apache AH-64. Per tre ore decine di bombardamenti hanno colpito le truppe nemiche.
Nella base di supporto alla missione americana era stata preparata una piccola forza di reazione composta da circqa16 soldati, tra berretti verdi e marines, in quattro veicoli resistenti alle mine. Inviati verso lo stabilimento di Conoco, alle 23.30 furono costretti a fermarsi prima della meta, perché sarebbe stato troppo pericoloso avvicinarsi finché i raid erano in atto. All'1 di notte, con l'artiglieria meno operosa, hanno raggiunto Conoco, dove la presenza americana diventava quindi di circa 40 unità. Hanno iniziato anche loro a sparare.
Un'ora dopo, i combattenti russi e siriani hanno iniziato a ritirarsi e le truppe americane hanno cessato il fuoco. Dal loro avamposto, i commando hanno guardato i mercenari e i combattenti siriani tornare a raccogliere i loro morti.
La conta delle vittime e lo scopo dell'attacco
Il numero delle vittime dello scontro del 7 febbraio è controverso. I funzionari russi hanno detto che solo quattro cittadini russi sono stati uccisi; un ufficiale siriano ha parlato di circa 100 soldati siriani morti. I documenti in possesso del New York Times contano tra i 200 e i 300 morti tra le forze pro-regime.
Lo scopo del fallito attacco? Secondo l'intelligence americana, i contractor russi appartengono al Gruppo Wagner, che prende il nome dall'ufficiale russo in pensione che lo guida. Il gruppo si trova in Siria per occupare giacimenti di petrolio e gas e proteggerli per conto del governo di Assad. I mercenari guadagnano una parte dei proventi della produzione dei giacimenti petroliferi che recuperano.
I loro contatti con l'esercito russo in Siria sono vaghi, anche se i mercenari sono addestrati presso le basi del ninistero della Difesa russo. Le forze governative russe in Siria negano il loro coinvolgimento nella battaglia, anche se nelle ultilme settimane avrebbero bloccato tramite dispositivi di "guerra elettronica" le comunicazioni di droni ed elicotteri americani dello stesso modello dell'attacco.