Skripal Russia
Sean Gallup/Getty Images - 27 marzo 2018
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Caso Skripal, espulsi 100 diplomatici russi: ecco che cosa potrebbe succedere

L'allontanamento da parte di Usa, Canada ed Europa non ha precedenti nella storia

Il caso Skripal assume proporzioni sempre maggiori: a venti giorni dall'avvelenamento con il gas nervino della ex spia russa e della figlia Yulia, a Salisbury in Gran Bretagna, arriva la durissima reazione delle cancellerie di mezzo mondo.

Sono 100 i diplomatici russi espulsi con una decisione senza precedenti, perché presa di concerto da Stati Uniti, Canada e buona parte dell'Europa, Italia compresa: il provvedimento segue quello analogo preso dal Regno Unito, che ora "esulta" per aver internazionalizzato il caso.

La reazione del Cremlino non si è fatta attendere: il ministero degli Esteri ha annunciato una "risposta speculare" a breve, di fronte a quello che non ha esitato a chiamare "passo ostile" che avrà "conseguenze".

Le espulsioni: dove e perché

Si tratta di una decisione che non ha pari nella storia. A dare l'annuncio dell'espulsione di diplomatici in 14 Stati membri europei è stato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha spiegato che si tratta del "seguito" di quanto deciso al vertice Ue della scorsa settimana, in risposta all'attacco di Salisbury, e che "altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane".

Sono 30 complessivamente i funzionari russi espulsi dai Paesi europei che si sono allineati alla decisione di Bruxelles dei giorni scorsi (con il richiamo del proprio ambasciatore in Russia, Markus Ederer, per consultazioni).

La Spagna ne allontanerà due, la Francia quattro così come la Germania, che ha spiegato di voler indurre il Cremlino a "rispondere della propria responsabilità, di assumere un ruolo costruttivo e adempiere al suo dovere di chiarimento".

Via tre rappresentanti del corpo diplomatico russo anche da Lituania e Repubblica Ceca, due da Svezia, Danimarca, Olanda e Albania. L'Ucraina ha deciso di espellerne 13, mentre il provvedimento dell'Estonia riguarda l'addetto militare dell'ambasciata russa, perché "Le sue azioni non sono in linea con la Convenzione di Vienna sulla diplomazia". Quattro anche i rappresentanti russi che saranno allontanati dal Canada.

Il caso italiano: ambasciate e consolati

Anche l'Italia ha deciso l'espulsione due diplomatici russi. "A seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato - è stato spiegato in una nota della Farnesina - il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha notificato la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell'Ambasciata della Federazione Russa a Roma accreditati in lista diplomatica". 

Secondo il sito del Ministero, che riporta dati del Cerimoniale diplomatico della Repubblica, sono 67 i diplomatici della Federazione russa presenti in Italia. Si tratta di personale dislocato tra l'ambasciata e il consolato di Roma, e i consolati di Milano, Palermo e Genova. Esistono anche consolati onorari a Firenze, Ancona, Venezia, Verona, Udine, Napoli e Messina.

Contrario al provvedimento si è detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, secondo cui "Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava".

La mano pesante degli Usa

Dura la presa di posizione Usa. Le 60 espulsioni annunciate da Washington riguardano 12 diplomatici russi che operano al Palazzo di Vetro dell'Onu a New York e 48 dipendenti dell'ambasciata a Washington. Non sono stati però definiti "funzionari" né "diplomatici", bensì "spie".

In una nota, la Casa Bianca ha spiegato: "Trump ha ordinato l'espulsione di decine di membri dell'intelligence russa dagli Stati Uniti e la chiusura del consolato di Seattle per la sua vicinanza a una delle nostre basi sottomarine e alla Boeing".

"Gli Stati Uniti intraprendono questa azione in accordo con i nostri alleati della Nato e con i partner nel mondo, in risposta all'uso di un'arma chimica di tipo militare sul suolo del Regno Unito, l'ultima attività nel modello destabilizzante in tutto il mondo" si legge ancora nella comunicazione ufficiale.

"Le azioni odierne rendono gli Stati Uniti più sicuri riducendo la capacità della Russia di spiare gli americani e condurre operazioni sotto copertura che minacciano la sicurezza nazionale americana", si legge ancora nella nota."Con questi passi, gli Stati Uniti, i nostri alleati e i partner chiariscono alla Russia che le sue azioni hanno conseguenze. Gli Stati Uniti restano pronti a cooperare per costruire una relazione migliore con la Russia, ma questo può accadere solo con un cambiamento nella linea del governo russo, ha aggiunto la Casa Bianca, secondo la quale la sede diplomatica è "stata utilizzata come una base fondamentale per le operazioni d'intelligence della Russia".

I precedenti

La misura decisa da Washington rappresenta "la più ampia singola espulsione" di cittadini e funzionari russi dagli Stati Uniti. Tra i precedenti si ricorda l'allontanamento deciso nel 1986 di 55 diplomatici russi da parte dell'amministrazione Reagan, mentre Barak Obama prese un'analoga decisione a dicembre del 2016, in seguito al sospetto di interferenze di Mosca nelle presidenziali americane.

Solo pochi mesi fa, invece, era stato il Cremlino a decidere l'allontanamento di 755 rappresentati Usa dal suolo russo. Come reazione il capo della Casa Bianca, Trump, aveva deciso la chiusura del consolato russo a San Francisco e di sedi diplomatiche a New York e Washington.

Il significato delle espulsioni

Secondo gli analisti la dura presa di posizione dell'amministrazione Trump potrebbe avere un duplice significato: assumere la leadership di un fronte "anti-russo" internazionale, per limitare le mire espansionistiche del presidente Putin, appena eletto per la quarta volta alla guida del Cremlino; ma anche un modo per "regolare" i conti già aperti con Mosca, ben prima del caso Skripal.

I più attenti osservatori hanno notato che all'annuncio della Casa Bianca non è seguito ilconsueto commento via Twitter di Donald Trump. L'espulsione, infatti, sembra stridere con la linea seguita fino a pochi giorni fa dal Presidente statunitense che, all'indomani del voto in Russia, aveva telefonato a Putin per congratularsi del risultato elettorale, nonostante i suoi consiglieri gli avessero sconsigliato di farlo. Secondo alcuni media Usa, Trump avrebbe avuto indicazioni chiare dai suoi collaboratori, con tanto di promemoria con scritto "non ti congratulare".

Il capo della Casa Bianca, invece, avrebbe usato toni calorosi e avrebbe evitato accuratamente di affrontare il caso Skripal.

La reazione di Mosca e le possibili conseguenze

Mosca darà "una risposta speculare" all'espulsione di diplomatici russi. A dichiararlo, non appena ufficializzata la decisione statunitense ed europea, è stato il ministero del ministero degli Esteri russo a Ria Novosti, che in una nota ufficiale ha chiarito: "L'espulsione di diplomatici russi da una maggioranza di Paesi Ue, dagli Usa e dal Canada è la continuazione sulla linea dello scontro e dell'escalationnei confronti della Russia e non aiuterà a trovare la verità nel caso dell'avvelenamento dell'ex spia russa Sergey Skripal in Gran Bretagna".

"Consideriamo tale passo ostile e non corrispondente agli interessi di trovare le cause e i responsabili dell'incidente accaduto il 4 marzo a Salisbury" si legge ancora nel comunicato, in riferimento all'avvelenamento della ex spia russa e della figlia Yulia con un agente nervino.

Mosca ritiene che Londra abbia alimentato ad arte la reazione internazionale e parla di una posizione "ipocrita e zeppa di pregiudizi", che non si basa su "informazioni complete" e spinge gli alleati del Regno Unito a seguire "ciecamente il principio dell'unità euro-atlantica a spese del buon senso, delle buone norme di dialogo interstatale e del diritto internazionale". 

Le conseguenze

Se la decisione di Stati Uniti, Canada ed Europa ha rafforzato la posizione del premier britannico May, distogliendo in parte le attenzioni dalla questione Brexit, il caso Skripal per ora non sembra aver danneggiato il Presidente russo, Putin. Al contrario, le elezioni presidenziali hanno consegnato all'ex agente del KGB il quarto mandato alla guida della Federazione russa. La popolarità di Putin non è stata intaccata, mentre a rischio sono i rapporti, anche commerciali, tra l'Unione europea e la Russia. Relazioni già incrinate dopo l'imposizione di sanzioni per l'invasione in Ucraina e l'occupazione della Crimea nel 2014.

La soddisfazione di Londra

Il premier britannico, May, non ha esitato a definire la misura diplomatica decisa a livello internazionale come una "risposta alla minaccia" rappresentata da Mosca "alla sicurezza di tutti noi, non solo un segno di solidarietà" verso la Gran Bretagna.

Parlando alla Camera dei Comuni il capo del governo di Londra ha spiegato di non avere "dissidi col popolo russo", verso il quale ha confermato la propria stima. Ma ha anche sottolineato come l'avvelenamento di Sergei e Yulia Skripal a Salisbury sia da considerarsi il primo attacco "con agente nervino realizzato sul suolo europeo e britannico" da quando esiste la Nato. Un attacco dietro il quale "è altamente probabile" che ci sia il Cremlino, per mancanza di ipotesi "plausibili diverse".

Ha invece esultato per la "La straordinaria risposta internazionale dei nostri alleati" il ministro degli Esteri, Boris Johnson, che su Twitter ha spiegato come sia "la più grande espulsione collettiva di agenti dell'intelligence russa nella storia", che "ci aiuterà a difendere la nostra sicurezza".

Polonia, una spia russa in manette

La decisione europea e americana ha interessato anche la Polonia, dove è stata anche arrestata una presunta spia russa, Marek W.: si tratta di un funzionario pubblico, impiegato in uno dei ministeri che si occupano di affari economici (trai quali quello del delicato settore dell'energia), che è sospettato di collaborare con i servizi segreti della Federazione Russa contro la Repubblica di Polonia.

I giudici di Varsavia hanno deciso un arresto di tre mesi, chiesto anche dal pubblico ministero.

Per saperne di più

  • https://www.panorama.it/news/esteri/caso-skripal-tutti-dubbi-aperti/
  • https://www.panorama.it/news/esteri/guerra-spie-occidente-russia/

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Eleonora Lorusso

Nata a Milano, laureata in Lettere Moderne all’università Cattolica con la specializzazione in Teoria e Tecnica dell’Informazione, è giornalista professionista dal 2001. Ha lavorato con Mediaset, Rai, emittenti radiofoniche come Radio 101 e RTL 102,5, magazine Mondadori tra i quali Panorama dal 2011. Specializzata in esteri e geopolitica, scrive per la rivista di affari internazionali Atlantis, per il quotidiano La Ragione e conduce il Festival internazionale della Geopolitica europea dal 2019. Dal 2022 vive negli USA.

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