Smog da traffico, i danni alla salute sono inequivocabili
Numerose e circostanziate le prove dei rischi dovuti all'inquinamento dei motori. E anche per la scienza i "test" con cavie umane paiono discutibili
A che cosa dovesse servire di preciso il test su scimmie e "cavie" umane commissionato da alcune case automobilistiche tedesche, come rivelato giorni fa dal New York Times, non è per ora dato sapere.
Probabilmente i tecnici intendevano dimostrare che i fumi di scarico dei motori diesel di nuova generazione sono meno tossici di quelli di alcuni anni fa. Oltre agli aspetti etici di questo genere di test, ampiamente messi in luce, l’impresa pare assai discutibile anche dal punto di vista scientifico: gli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento da traffico sono accertati al di là di ogni ragionevole dubbio e, a meno di non riuscire ad abbattere completamente le emissioni – cosa che allo stato attuale della tecnologia non è possibile – vari studi hanno dimostrato che non è neppure possibile stabilire una soglia di sicurezza al di sotto della quale si annulla il rischio.
Tre milioni
Negli ultimi anni sono sempre più numerose le ricerche che hanno individuato e misurato le conseguenze sulla salute dell’inquinamento da traffico. Secondo un rapporto recente dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono ben tre milioni l’anno le morti attribuibili all’inquinamento.
Nonostante la maggioranza del carico di malattie riguardi i Paesi in via di sviluppo, anche in Europa l’inquinamento dell’aria rappresenta un fattore di rischio al quale è attribuibile una quota non trascurabile di conseguenze sulla salute: malattie cardiovascolari e respiratorie, ictus e tumore del polmone.
Il gas incriminato
Il gas utilizzato nell'"esperimento" dell’ente delle case automobilistiche tedesche sarebbe il biossido di azoto (NO2). Questo gas è un componente naturale dell'aria che respiriamo, che però lo contiene in basse concentrazioni.
Viene però prodotto anche dalle attività umane, in particolare nei processi di combustione legati alla produzione di calore ed energia e dai motori delle auto, soprattutto quelli diesel.
Sebbene non sia ritenuto in assoluto la componente più "pericolosa" dello smog prodotto dal traffico, del biossido di azoto sono comunque noti diversi effetti nocivi. Ha un effetto irritante sulle vie respiratorie e, quando è presente in alte concentrazioni, può causare attacchi d’asma nelle persone predisposte e riacutizzazioni di malattie infiammatorie croniche delle vie respiratorie.
Secondo alcuni studi recenti, il biossido di azoto potrebbe avere anche conseguenze sull’apparato cardiovascolare, mentre non ci sono prove che aumenti il rischio di tumori. Persone con malattie cardiovascolari, diabetici, anziani, sarebbero particolarmente suscettibili.
Secondo le stime, nel 2014 l’esposizione al biossido di azoto ha causato la morte prematura di 78.000 persone in 41 Paesi europei.
Polveri cancerogene
L’altro principale colpevole degli effetti dannosi sulla salute dell’inquinamento da traffico sono poi le polveri sottili, in particolare le cosiddette PM10 e PM2,5, classificate dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come sostanze cancerogene di classe 1, cioè di cui è documentato con notevole grado di certezza l’effetto.
Oltre che per la loro cancerogenicità, le polveri sottili sono state identificate in ormai numerosi studi come dannose per altri aspetti della salute. Il particolato sottile aumenta il rischio di asma e malattie respiratorie, accelera lo sviluppo delle placche aterosclerotiche e quindi aumenta il rischio di infarto. Secondo alcune ricerche, altera il liquido seminale e diminuisce la fertilità maschile.
A questi dati, va aggiunta la considerazione che, come indicano i dati sulla qualità dell’aria in Europa resi pubblici dall’Agenzia europea per l’ambiente, la maggior parte della popolazione europea è ancora esposta a livelli di inquinamento di gran lunga superiori a quelli "limite". E che le auto siano le principali responsabili non è un mistero: in Italia, il traffico veicolare rappresenta quasi ovunque la causa principale dell'inquinamento dell'aria, con contributi variabili che vanno dal 40 all’80 per cento a seconda delle aree.
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