Società grilline, crediti a 5 stelle
I parlamentari del M5s versano parte dei loro rimborsi al Fondo di garanzia per le pmi ma 6 aziende destinatarie gravitano nel campo del Movimento
Alcune aziende vicine al mondo grillino hanno usufruito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, alimentato anche dai parlamentari del Movimento 5 stelle con una quota del loro stipendio. Insomma, siamo davanti a quello che i censori pentastellati definiscono un bel conflitto di interessi e non proprio un esempio di trasparenza. Quasi 3 milioni dei soldi versati dai parlamentari al Fondo per le piccole e medie imprese (Pmi), infatti, sono andati ad aziende partecipate da persone che sedevano con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio nel Think tank group della Confapri, una conferenza permanente di esperti delle attività produttive.
Prima delle elezioni del 2013 e dell’ingresso dei grillini in Parlamento, Grillo e Casaleggio figuravano tra i fondatori di quel think tank. La Confapri è un’associazione di un’ottantina di imprenditori, guidata da Massimo Colomban e Arturo Artom. E anche prima della contribuzione dei parlamentari varie aziende avevano beneficiato del Fondo di garanzia. Tra settembre e novembre 2012 due società partecipate da membri del think tank, la Farmac Zabban guidata da Gino Zabban e la Expo Venice vicina a Massimo Colomban, che ne è socio di minoranza attraverso la Scp, ottengono garanzie di 500 mila e di 283 mila euro.
Il Fondo è una specie di grande salvadanaio costituito con la legge 662 del 1996 presso il ministero per lo Sviluppo economico: serve per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese economicamente sane, attraverso il rilascio di una garanzia pubblica sui finanziamenti erogati dalle banche. In quel periodo il Fondo era alimentato solo con risorse pubbliche per centinaia di milioni l’anno. La sua gestione era ed è affidata a un comitato di 21 componenti, in rappresentanza di alcuni ministeri più Abi (banche), Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confartigianato, Confesercenti e Confcooperative. Il comitato sceglie i soggetti meritevoli di essere finanziati, mentre chi gestisce i soldi è un raggruppamento temporaneo d’imprese formato da Mediocredito centrale, Artigiancassa, Mps Capital, Mediocredito italiano e Istituto centrale delle banche popolari italiane.
Nel febbraio 2013 i grillini arrivano in Parlamento e, dopo un lungo braccio di ferro con Grillo e Casaleggio, viene deciso che la parte dei loro stipendi eccedente i 5 mila euro lordi, con tutti i soldi che non spendono dei rimborsi spese, debbano andare al Fondo per le Pmi. Ad aprile 2013 la distilleria Acquavite Spa, partecipata da un altro membro del pensatoio della Confapri, Roberto Castagner, ottiene 280 mila euro. Nel maggio 2013, invece, i nomi di Grillo e Casaleggio scompaiono dalla lista degli animatori del think tank e sono rimpiazzati dai parlamentari grillini Vito Crimi, Eleonora Bechis e David Borrelli (che in seguito diventerà il copresidente in quota 5 stelle del gruppo parlamentare europeo Efdd). A chi sia venuta l’idea di versare quei soldi lo ha spiegato nel luglio scorso Arturo Artom: "È un’idea che venne a me e a Crimi" ha detto. "Ogni anno quel fondo è finanziato per 6-700 milioni, che corrispondono a 12 miliardi di prestiti erogati. Col denaro versato dai parlamentari le imprese avranno ossigeno per altri 50 milioni".
Nel frattempo la Farmac Zabban nel settembre 2013 ottiene una nuova garanzia per 1,4 milioni e sempre dal Fondo nel novembre 2013 arrivano 340 mila euro per la Netsystem.com, fondata dallo stesso Artom, che però in quel periodo non ne è più proprietario. Nel dicembre 2013 la Acquavite Spa ottiene un altro aiuto (140 mila euro). Poi, dopo che il ministero dell’Economia ha comunicato ai parlamentari grillini il conto corrente su cui versare i soldi da destinare al Fondo (finora hanno consegnato 7,5 milioni), le richieste aumentano rapidamente: con cinque operazioni tra gennaio e febbraio 2014, la Acquavite ha ottenuto garanzie per poco più di 1,1 milioni.
Segue la Pontarolo engineering, partecipata da Valerio Pontarolo, con 640 mila euro a settembre 2014. Altri 120 mila euro vanno alla Grafiche Nardin, partecipata da Marco Nardin e dalla sua famiglia, a ottobre di quest’anno mentre, sempre tra settembre e ottobre, la Expo Venice ha ottenuto garanzie per 150 mila euro. Complessivamente tra le oltre 65 mila imprese che hanno avuto accesso ai soldi del Fondo, quelle dei membri del pensatoio Confapri sono state 6 per un totale di 4,9 milioni. Quattro di esse hanno ottenuto poco più di 2 milioni quest’anno, da quando i 5 stelle versano le loro quote. Applicando la dura legge grillina, quelle società avrebbero forse fatto meglio ad astenersi dall’incassare anche un solo euro. Anche per rifuggire dai conflitti d’interessi, così odiati dal M5s.