Sonia Gandhi: l'italiana che sta con gli indiani
Ecco i motivi per cui New Delhi non vuole cedere nel caso Latorre-Girone
Sonia Gandhi, l'italiana. Nel paese che l'ha adottata è sempre stata chiamata così. Forse perché nonostante abbia sposato il figlio di Indira Gandhi e il nipote di Jawaharlal Nehru, Rajiv Gandhi, conosciuto a Cambridge mentre lui frequentata l'Università e lei un corso di inglese, nessuno l'ha mai considerata una vera indiana.
E in effetti non lo è mai stata: quando sposò il marito, nel 1968, spostò la residenza da Orbassano (in provincia di Torino) a New Delhi, ma non rinunciò alla sua cittadinanza, ne' chiese di ottenere quella indiana. E da allora è rimasta "l'italiana in India".
Solo nel 1983 rinunciò formalmente alla sua italianità, convinta che il suo passato da "straniera" avrebbe potuto compromettere la carriera politica del marito. Ma nessuna rinuncia e nessuna dichiarazione sono mai stati sufficienti a trasformarla in una vera indiana. Tant'é che nel 2004, dopo il successo elettorale del Partito del Congresso, Sonia fu costretta a rinunciare ad assumere l'incarico di Primo Ministro per l'ostracismo mostrato verso di lei dalla classe politica e dal popolo, finendo con l'offrire il prestigioso incarico all'attuale Premier Manmohan Singh.
Da allora nulla è cambiato. Sonia Gandhi è rimasta la Presidentessa del Partito del Congresso, ma non ha mai avuto l'opportunità di guidare "il suo paese" da una posizione meno defilata. E oggi sta cercando di fare in modo che almeno ai suoi figli sia concesso più spazio. Ebbene, per quanto assurdo possa sembrare il caso Latorre-Girone può essere davvero l'occasione giusta per dimostrare la propria fedeltà alla nazione che l'ha "dovuta" adottare.
Sono settimane che l'opinione pubblica chiede a lei e ai suoi figli di intervenire. Smettendola di "lasciare che siano altri a commentare. Perché se davvero Rahul e Priyanka vogliono essere votati nelle elezioni del 2014, farebbero bene a dare agli indiani un valido motivo per farlo". Come se anche i figli di Rajiv Gandhi dovessero pagare per i fatto di non essere indiani al 100%.
Dopo un lunghissimo e sempre più inaccettabile silenzio, è stata Sonia la prima a parlare. Dichiarando, nel corso di un raduno del suo partito, che "la sfida del governo italiano e il suo tradimento al giuramento prestato davati alla nostra Corte Suprema sono completamente inaccettabili", che l'Italia farebbe meglio a non "sottovalutare" l'India, e che il suo governo userà "tutti i mezzi per assicurare che Roma onori il suo impegno".
Difficile, però, che una dichiarazione sia sufficiente a salvarla. Anche perché "l'italiana" non è ancora riuscita a scagionarsi da un altro gravissimo scandalo, il cui protagonista è Ottavio Quattrocchi, l'ex responsabile di Snamprogetti che alla fine degli anni '80 si ritrovò al centro di un caso di corruzione, accusato di traffico d'armi, nel quale fu coinvolto l'allora premier Rajiv Gandhi. Successivamente, però, il marito di Sonia fu scagionato, e lei tacciata di essere al centro di una potentissima rete italiana da proteggere ad ogni costo. Finendo con l'essere accusata di aver persino ostacolato l'estradizione dopo l'arresto di Quattrocchi in Argentina, all'inizio del 2007.
Oggi al caso Quattrocchi, ancora aperto, si sono aggiunti quello Latorre-Girone (trasformatosi nell'ennesimo tradimento dopo il rifiuto di Roma di fare tornare i due fanti di marina in India) e quello Agusta-Westland. Così l'accusa di collusione con la diplomazia italiana si è fatta ancora più esplicita, e rischia di compomettere seriamente l'esito di consultazioni elettorali ormai sempre più vicine. Elezioni che si preannunciano a prescindere difficili per i problemi sociali, economici e finanziari che da anni continuano a destabilizzare il paese .
Oggi gli indiani chiedono a Sonia Gandhi di difendere l'India. Come? Dichiarando l'Ambasciatore Daniele Mancini "persona non grata". Facendo chiarezza sul caso Agusta-Westland, perché più fonti hanno insinuato che i Gandhi stiano proteggendo i due marò per evitare che qualcuno scopra che parte delle presunte tangenti distribuite da Finmeccanica siano state intascate proprio dagli eredi di Rajiv. Come una parte dell'opinione pubblica indiana sostiene sia successo a fine anni '80 con la mediazione di Quattrocchi. Infine, l'India dovrebbe trovare la forza per annullare qualsiasi accordo commerciale con l'Italia, per dimostrare ai paesi del G20 che New Delhi non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa, da nessuno. E soprattutto non dall'Italia. Se finirà con l'essere questo il prezzo da pagare per il riscatto di Sonia, l'Italia farebbe bene non solo a preoccuparsi, ma anche ad attivarsi per evitare di perdere il controllo della situazione. Tentando altresì di non perdere la faccia. E non sarà facile...