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(Ansa)
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Stellantis cerca il dopo Tavares

È iniziata pianificazione della successione al vertice del gruppo automobilistico. La leadership sotto la pressione di sindacati e flessione delle vendite

Lavori in corso in casa Stellantis. È partita la ricerca del successore di Carlos Tavares. C’è la conferma. E c’è la rassicurazione che si tratta di routine, considerato che il contratto dell’amministratore delegato scade a inizio 2026. Ma è chiara, anche se non esplicita, la pressione verso un cambio (anche in anticipo?) dettata dalla situazione di Stellantis in Europa e negli Stati Uniti. Ultimi allarmi: i sindacati americani che minacciano lo sciopero, il progetto della Gigafactory a Termoli che sembra sempre più incerto e perde i 250 milioni di euro del Pnrr e una flessione quasi del 30% delle immatricolazioni in agosto.

Tanto basta per spingere la casa automobilistica alla conferma a Bloomberg: Sì, il presidente Elkann ha avviato la ricerca di un successore di Carlos Tavares. Conferma ammorbidita con la definizione di una “pianificazione regolare”. La principale fonte di profitto di Stellantis è il mercato degli Stati Uniti dove le cose non stanno andando per niente bene. Le vendite stanno rallentando, le scorte di auto invendute si accumulano nei parcheggi delle fabbriche e dei concessionari e ci sono state molte defezioni da parte di diversi dirigenti. Il titolo in borsa è crollato di oltre un terzo nel 2024. Nelle scorse settimane il sindacato statunitense United Auto Workers (UAW) ha attaccato di nuovo la politica dell’amministratore delegato: "È tempo che il pubblico americano metta in discussione Carlos Tavares. La sua cattiva gestione dell'azienda sta danneggiando Stellantis, i consumatori e i lavoratori statunitensi", ha dichiarato senza mezzi termini Shawn Fain, presidente del sindacato statunitense. Al centro dello scontro c’è la produzione della Durango che l’azienda, accusano i sindacati, starebbe pensando di trasferire da Detroit in Canada, andando contro l’intesa raggiunta lo scorso autunno. Tavares è criticato dai concessionari statunitense per aver supervisionato un “rapido degrado” dei marchi della casa automobilistica, tra cui anche Ram e Dodge.

Da mesi la rigorosa politica di riduzione dei costi portata avanti da Tavares è sotto attacco e a questo si aggiungono una domanda in calo delle auto elettriche e la concorrenza agguerrita dei produttori cinesi. E così il Ceo ha risposto con riduzione di posti di lavoro, budget e capacità produttiva nelle fabbriche. Ha anche ventilato la possibilità di cedere uno o più dei 14 marchi del gruppo. Una protezione della redditività e dei profitti che preoccupa per il futuro a lungo termine. Una situazione tesa, tanto che la direttrice finanziaria dell’azienda, Natalie Knight, ha parlato della risoluzione dei problemi negli Stati Uniti come di una “priorità assoluta”.

E così non si può non pensare che ci sia altro dietro quel “normale” inizio della ricerca della successione di Tavares. Un portavoce di Stellantis non ha escluso la possibilità che il portoghese resti nella sua posizione, ma nulla di più. Prossimo appuntamento il Consiglio di amministrazione, negli Stati Uniti, il 9 e 10 ottobre.

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Cristina Colli