Strage di San Valentino: i liceali di Parkland in marcia contro Trump - Foto
Che, però, scarica le responsabilità sull'Fbi poiché, a suo dire, non avrebbe colto i segnali dell'attacco perché troppo impegnata nel Russiagate
20 febbraio - Donald Trump apre a una stretta sulle armi da fuoco. Il presidente americano - ha detto uno dei portavoce della Casa Bianca, Raj Shah - sostiene gli sforzi per migliorare il sistema di controlli federali sull'acquisto di pistole e fucili.
La base per questo tipo di azione potrebbe essere - ha spiegato il portavoce - una legge bipartisan presentata al Senato.
E' la prima volta che Trump fa un'apertura sul fronte delle armi, lui che finora è stato un candidato nettamente contrario a ogni intervento, oltre che legato a filo doppio con la potentissima lobby della National Rifle Association (Nra) che lo ha sostenuto nella sua corsa alla Casa Bianca.
"A novembre - aveva detto prima delle elezioni presidenziali - è in gioco il secondo emendamento della Costituzione", quello che riconosce la libertà per ogni americano di possedere un'arma. Ma ora il presidente potrebbe essere pronto a una piccola svolta, sotto la pressione di studenti, insegnanti, genitori che, dopo l'ultima strage in un liceo della Florida, chiedono a gran voce di fare di più contro la piaga delle sparatorie nei campus scolastici e universitari
19 febbraio - E’ stato un fine settimana intenso per Donald Trump che ha incontrato i feriti e i familiari delle vittime della strage di San Valentino.
Sarebbe dovuto essere un weekend deputato alla condivisione del dolore, ma si è trasformato in qualcosa d’altro: nelle manifestazioni che gli studenti hanno organizzato in due cittadine della Florida la tristezza per quanto accaduto a Parkland si è trasformata in rabbia, sfogata innanzitutto in direzione di The President, in quanto responsabile primo di quel gun control che negli Usa non esiste, per quella antica collusione tra Congresso e lobby delle armi.
#nomoreguns
Le manifestazioni, dunque, sono andate oltre le veglie e le candele accese e hanno rappresentato l’embrione di un movimento che vorrebbe un #nomoreguns, basta armi, accanto a #metoo.
Per sapere se il percorso tracciato porterà a qualcosa di concreto o finirà ancora nella palude degli interessi economico-politici di sempre bisognerà probabilmente attendere il prossimo 24 marzo, quando Washington ospiterà una grande manifestazione contro la diffusione delle armi.
Il rimbalzo delle responsabilità
Trump - che in settimana che in settimana incontrerà una delegazione di alunni e insegnanti del liceo colpito dalla follia e dalle pallottole dell’Ar-15 di Nikolas Cruz - ha incassato per poi affidare la sua replica a Twitter, spostando il focus del problema con una staffilata verso l’Fbi, a suo dire la vera responsabile dei fatti di Parkland perché i suoi agenti, invece di vigilare e aver saputo cogliere i segnali dell’imminente strage, erano (troppo) impegnati a cercare prove per incastrarlo nell’inchiesta sui legami tra la Russia e le ultime presidenziali.
Per saperne di più
- Dalla Columbine a Parkland: tutte le stragi nelle scuole americane