Domani l’udienza in Cassazione esaminerà il ricorso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo per la strage di Erba, nella loro ultima battaglia legale per evitare il carcere a vita. Dopo quasi 20 anni, questo ricorso rappresenta l’ultima possibilità per opporsi alla decisione della Corte d’appello di Brescia, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di revisione della sentenza definitiva. Uno degli elementi centrali del ricorso è l’affidabilità della testimonianza di Mario Frigerio, la cui versione – pur essendo ritenuta attendibile dai giudici bresciani – è stata contestata dalla difesa, insieme alle confessioni poi ritrattate e agli altri elementi raccolti nel corso delle indagini. Inoltre, la difesa ha sollevato il dubbio su una serie di prove che, a loro avviso, non sono state adeguatamente esaminate e che potrebbero, in teoria, scagionare gli imputati. Domani, dunque, spetterà ai magistrati valutare se vi sia stata una mancata verifica delle nuove evidenze raccolte, elemento che potrebbe portare alla revisione del processo. Se la Cassazione confermerà la decisione della Corte d’appello, la condanna a vita diventerà definitiva.
LE PROVE CONTRO OLINDO E ROSA; I DUBBI DELL’INCHIESTA CHE POTREBBE RIAPRIRSI
Cronologia dettagliata degli eventi
La Notte del 11 Dicembre 2006
Quella sera, un incendio divampò in un appartamento di via Diaz a Erba. I vigili del fuoco, intervenuti con prontezza, domarono le fiamme e penetrarono all’interno dell’abitazione, dove si trovò una scena drammatica. Furono rinvenuti quattro cadaveri e un ferito grave. Tra le vittime c’erano Raffaella Castagna, 30 anni; suo figlio Youssef Marzouk, di appena due anni e tre mesi; Paola Galli, 57 anni, madre di Raffaella; e Valeria Cherubini, 55 anni, vicina di casa. Il ferito, Mario Frigerio, 65 anni e marito di Valeria, aveva subito un attacco mortale, essendo stato sgozzato; tuttavia, grazie a una malformazione congenita che preservava parzialmente la sua carotide, riuscì a sopravvivere. La testimonianza di Frigerio, espressa con un tono di rabbia e amarezza, divenne un elemento cruciale nella ricostruzione dei fatti, pur essendo stata messa in discussione dalla difesa per via della possibile contaminazione da fumo.
Gli Inizi delle Indagini e l’Arresto
Le prime indagini si concentrarono su Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna, a causa dei precedenti penali legati allo spaccio di droga. Tuttavia, questa pista venne abbandonata quando si scoprì che Azouz si trovava in Tunisia al momento dei fatti. La svolta investigativa avvenne l’8 gennaio 2007, quando le autorità, concentrandosi sui residenti della stessa corte in cui si trovava l’appartamento in fiamme, fermarono Olindo Romano e Rosa Bazzi. La coppia cercò di dimostrare un alibi, sostenendo di essere stata a cena in un fast food di Como e producendo lo scontrino corrispondente; tuttavia, emerse un disallineamento temporale di due ore rispetto all’orario dei delitti. Gli inquirenti raccolsero ulteriori elementi: l’accensione sospetta della lavatrice subito dopo l’incendio, tracce incongruenti sui loro indumenti e una piccola macchia di sangue maschile rinvenuta sul tappetino della loro Seat Arosa, identificata successivamente come appartenente a Mario Frigerio. Solo due giorni dopo il fermo, il 10 gennaio 2007, entrambi confessarono i delitti, confessioni che in seguito furono ritrattate, pur rimanendo in carcere.
Il Processo e la Condanna
Il processo ebbe inizio il 29 gennaio 2008. La ricostruzione fornita dall’accusa dipinse una dinamica violenta e metodica: armati di coltello e spranga, Olindo Romano e Rosa Bazzi sarebbero entrati nell’appartamento e avrebbero iniziato l’attacco con Raffaella Castagna, la prima vittima, per poi passare a Paola Galli e infine al piccolo Youssef, ucciso nel suo lettino. Nel tentativo di eliminare ogni traccia, i due avrebbero dato fuoco all’abitazione. Un grido attirò l’attenzione dei vicini, portando Valeria Cherubini e il marito Mario Frigerio a verificare la situazione; in quell’occasione, Rosa avrebbe ucciso Valeria, mentre Olindo aggredì Mario, il quale, dopo una lunga convalescenza, riuscì a riconoscere il volto dell’aggressore. Il 26 novembre 2008 fu emessa la sentenza, che condannò entrambi all’ergastolo, decisione poi confermata in sede d’appello e in Cassazione.
AZOUZ MARZOUK: “ROSA E OLINDO SONO INNOCENTI”
Le Controversie e il Ricorso in Revisione
Nonostante la condanna definitiva, Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno sempre dichiarato la loro innocenza. I loro legali hanno contestato la validità del processo, sottolineando numerose imprecisioni e lacune investigative. La difesa ha evidenziato l’assenza di tracce inequivocabili degli aggressori sul luogo del delitto, complicata dall’intervento dei vigili del fuoco che allagarono la scena. Inoltre, la testimonianza inizialmente ritenuta poco affidabile di Mario Frigerio è stata successivamente rafforzata, mentre le confessioni, poi ritrattate, sono state indicate come “ispirate” da carabinieri e inquirenti, in relazione anche a una presunta debolezza mentale degli imputati. Infine, la presenza della macchia di sangue rinvenuta sulla Seat Arosa di Olindo e il mancato riscontro di piste alternative, quali una faida legata allo spaccio di droga o un presunto complotto per fabbricare prove false, sono stati ulteriori elementi oggetto di contestazione. Questi elementi sono stati raccolti in un ricorso presentato in Cassazione, che si estende per oltre cento pagine e contiene numerosi allegati, nonostante la richiesta di revisione sia stata respinta dalla Corte d’appello di Brescia.
Il Futuro della Giustizia: L’Udienza in Cassazione
Domani, martedì, davanti alla Quinta sezione della Cassazione, si discuterà il ricorso presentato dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi. I magistrati dovranno valutare se vi sia stata una mancata verifica delle nuove prove che, secondo la difesa, potrebbero portare alla revisione della sentenza. Se la decisione della Cassazione dovesse confermare quella della Corte d’appello di Brescia, la condanna a vita per i due imputati diventerà definitiva, sancendo in modo irrevocabile la sentenza relativa alla strage di Erba.