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Stragi di Capaci e via d’Amelio, il mandante era Matteo Messina Denaro

Stragi di Capaci e via d’Amelio, il mandante era Matteo Messina Denaro

Emesso un ordine di arresto per il boss latitante per l’omicidio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Il luogo della strage avvenuta il 19 luglio 1992, in via Mariano d’Amelio a Palermo, nel quale persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo.

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Ministero dell’Interno
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Le auto distrutte sul luogo della strage del 23 maggio 1992

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Gli investigatori sul luogo della strage del 23 maggio 1992, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo

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Palermo. Via D’Amelio. Sono passate da poco le 17 del 19 luglio 1992. L’auto di scorta del giudice Borsellino e le macchine in sosta bruciano ancora distrutte dall’esplosione

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Un dettaglio della scena dell’attentato la sera del 19 luglio 1992

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La strage dall’alto, con i mezzi di soccorso ancora sul posto.

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Il giudice Giovanni Falcone (18/5/1939-23/5/1992)

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Falcone con la scorta a Marsiglia nel giugno 1986, durante le indagini internazionali note come “Pizza Connection”.

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La Fiat Croma dove viaggiavano Falcone, la moglie e l’autista coperta dalle forze dell’ordine con telo mimetico.

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GIOVANNI FALCONE – MAGISTRATO UCCISO DALLA MAFIA NEL 1992 A PALERMO NELLA STRAGE DI CAPACI IN CUI MORIRONO ANCHE LA MOGLIE FRANCESCA MORVILLO E ALCUNI AGENTI DELLA SCORTA

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L’allora Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro con i giudici Ayala, Signorino e Falcone a Roma nel 1986.

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L’ex Procuratore di Palermo, Giovanni Falcone (Credits: Archivio Ansa)

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Credits: La Presse

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Un’immagine di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Ritratto di Paolo Borsellino (Palermo, 13 gennaio 1940-19 luglio 1992).

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Il pool dell’antimafia a Palermo: Borsellino con Misiani, Ayala, Violante.

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Il gip di Caltanissetta ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Matteo Messina Denaro: il boss di Cosa nostra, super-latitante da tempo, è ritenuto mandante delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. L’ordinanza è stata affidata dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta alla Dia per l’esecuzione. Il provvedimento cautelare segue le ordinanze emesse tra 2012 ed 2013 dallo stesso Ufficio Gip nei confronti di vari appartenenti a Cosa Nostra ritenuti responsabili delle stragi del 1992.

Il ruolo di mandante di Matteo Messina Denaro degli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi nel ’92, emerge da più collaboratori che negli anni hanno raccontato, ad esempio, che il latitante trapanese reggeva Cosa nostra della sua provincia al posto del padre, il capomafia Ciccio Messina Denaro. Come raccontato più volte dai pentiti Vincenzo Sinacori e Francesco Geraci, Messina Denaro avrebbe preso parte, a settembre del 1991, al summit mafioso di Castelvetrano in cui sarebbe stato pianificato il progetto di assassinare Falcone.

Alla riunione c’erano anche boss come Totò Riina, lo stesso Sinacori, e Giuseppe Graviano. Inoltre, raccontano più pentiti, Messina Denaro partecipò’ alla “missione” del commando che avrebbe dovuto assassinare Falcone a Roma a fine febbraio del 1992. Il progetto fallì e mesi dopo il capomafia trapanese tornò nella Capitale per riprendere le armi che si sarebbero dovute usare per l’omicidio. Il latitante di Castelvetrano, come riferito da diversi collaboratori di giustizia trapanesi, aveva poi progettato l’assassinio di Borsellino fin da quando questi era procuratore di Marsala. Da qui anche l’accusa di mandante della strage di via d’Amelio. Anche il ruolo di un altro padrino, Salvino Madonia, nelle stragi del ’92 e’ emerso a distanza di anni dall’avvio delle indagini.

La Procura di Caltanissetta, che da 2008, dopo il pentimento di Gaspare Spatuzza, sta cercando di riscrivere la verità sui due attentati ha messo insieme gli elementi raccolti individuando mandanti ed esecutori materiali rimasti per lungo tempo impuniti.

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