Sunniti contro sciiti, perché gli attentati durante il Ramadan
La divisione tra il governo dell’Iran e quello degli stati del Golfo è la miccia di uno scontro secolare che si intensifica nel mese sacro
Durante il Ramadan, il mese sacro dell’Islam in cui i fedeli praticano digiuno, preghiera e purificazione, si registra un’intensificazione degli attentati terroristici che colpiscono anche lo stesso mondo islamico. Gli scontri delle due maggiori correnti, quella dei sunniti e degli sciiti, rendono il Medio Oriente il fulcro del potente mix composto da religione e politica che è andato a intensificare la spaccatura tra il governo sciita dell’Iran e quello sunnita degli stati del Golfo nel corso dei secoli. Ma cos'è che divide queste due correnti?
La divisione tra sciiti e sunniti
Per capire la crepa profonda tra sciiti e sunniti si deve risalire al 632 d.C., l’anno della morte di Maometto. Le tribù arabe che seguivano il profeta non si trovarono d’accordo su chi avrebbe dovuto essere il successore. La maggioranza dei seguaci di Maometto, identificati poi in sunniti e che oggi rappresentano l’80 per cento dei musulmani, appoggiarono Abu Bakr, amico del profeta e padre della moglie Aisha. Gli altri, noti poi come sciiti, invece propensero per un consanguineo dello stesso Maometto, Ali, ossia suo cugino e genero. I seguaci di Ali diventarono noti come sciiti (dalla forma contratta dell’espressione “shiaat Ali”).
I sostenitori di Abu Bakr ebbero la meglio, soprattutto con l'uccisione di Hussein, figlio di Ali, che fu assassinato nel 680 a Kerbala (nell’attuale Iraq) dalle truppe del califfo sunnita al potere. Da allora, proprio i sunniti hanno continuato a monopolizzare il potere politico.
I "doveri" del jihadista
Non è una casualità quindi che durante il Ramadan proprio a Teheran si sia consumato un duplice attacco terroristico (ultimo in ordine cronologico, che ha seguito le stragi più grandi di Londra e Manchester) rivendicato dall’Isis.
Durante questo mese i fedeli sono tenuti a rispettare cinque doveri, tra cui il digiuno ed un momento di autodisciplina e di purificazione spirituale. Per i musulmani jihadisti combattere il nemico durante il Ramadan è considerato un altro dei "doveri". Per loro, in questo periodo dell’anno la misericordia di Allah si manifesta più che in qualsiasi altro momento e onorare il suo nome anche attraverso “la condanna a morte degli infedeli” è quindi un "obbligo".
Gli ultimi attacchi durante il Ramadan
La linea di sangue che ha marcato i confini del mondo negli anni è il filo rosso delle stragi che legano l'Egitto, con il massacro dei cristiani copti, all'Afghanistan, con il camion bomba che uccide almeno 70 persone nel quartiere delle ambasciate. Tengono insieme l’attacco al concerto di Ariana Grande a Manchester, i passanti uccisi al London Bridge e il poliziotto ferito davanti a Notre-Dame.
L'offensiva scatenata dall’Isis in occasione del mese del Ramadan che punta a colpire gli infedeli nel mese sacro significa non riconoscere alle vittime il diritto di far parte della comunità islamica, dell'Umma, ovvero quella dei credenti.
E se questo è identificabile con quello che è avvenuto ai copti egiziani ed i "crociati" occidentali, il fatto che ora una forza sunnita come Daesh attacchi nel cuore dell'Islam sciita come l'Iran fa capire come sia ancora più profonda la frattura tra le sette musulmane.
A Teheran i terroristi infatti hanno colpito non solo in Parlamento, eletto liberamente, ma soprattutto la tomba dell'Ayatollah Ruhollah Khomeini, ossia colui che fu l'ispiratore della Rivoluzione Islamica del 1979 la cui morte, è stata appena ricordata.
Gli attentati del 2015 e del 2016 avvenuti durante il Ramadan
Ma quanti sono stati gli attentati effettuati proprio durante il Ramadan? Il 26 giugno 2015 una moschea sciita in Kuwait viene colpita da un attentatore suicida, muoiono 26 persone. Lo stesso giorno, a Sousse in Tunisia, un commando spara sulla folla del Marhaba Imperial Resort, fa 38 morti.
Più sanguinoso il Ramadan 2016. Il 12 giugno, il cittadino americano Omar Mateen apre il fuoco in un nightclub di Orlando, uccidendo 49 persone. Il 27 giugno, 8 attentatori dell'Isis lanciano una serie di attacchi in villaggi cristiani del nord del Libano. Il 28 giugno, 40 persone vengono uccise durante un attacco all'aeroporto Ataturk, in Turchia. Tre giorni dopo ancora, è il turno delle 20 persone brutalmente assassinate in un bar in Bangladesh, un giorno prima di un altro attacco, a Baghdad, che vede la morte di 300 persone, uccise da un camion bomba. Il 4 giugno, quattro attentatori suicidi colpiscono simultaneamente tre differenti luoghi in Arabia Saudita, tra cui la città santa di Medina, che è la città in cui fu istituita dal Profeta Maometto la "Costituzione di Medina", la quale regolava i rapporti pacifici tra seguaci delle tre "religioni del Libro" (Ebraismo, Cristianesimo e Islam).
Le invocazioni ad uccidere
Il 21 maggio 2015, due settimane prima dell'inizio del Ramadan, Abu Muhammad Al Adnani, l'allora portavoce dell'Isis, aveva detto: "Preparatevi, tenetevi pronti a rendere il Ramadan un mese di calamità per gli infedeli", sollecitando attacchi in Occidente. Il Ramadan 2016, se possibile, è stato ancora più sanguinoso.