Svezia, perché ha davvero paura della Russia
Il Paese scandinavo istruisce la popolazione in caso di guerra, si riarma e sogna di entrare nella Nato. Per colpa di Mosca
"Nel caso in cui arrivino crisi o guerra". Si intitola così la brochure pensata per le famiglie svedesi, per metterle in guardia in caso di attacchi e soprattutto per fornire loro consigli e indicazioni precise sulle procedure da seguire. Si tratta di un opuscolo che, come riferito da Spiegel online, vuole rappresentare uno strumento di difesa per i propri cittadini.
Ma perché la Svezia teme un conflitto armato? Chi dovrebbe (o potrebbe) attaccarla? La risposta è semplice: la Russia. Da tempo Stoccolma sta cambiando la propria strategia difensiva, virando verso una sempre maggiore "militarizzazione": da paese neutrale e "non allineato" durante la Guerra Fredda vorrebbe entrare nella NATO e ha già reintrodotto il servizio di leva. Ecco cosa preoccupa il paese scandinavo.
"Se scoppia una guerra"
L'ultimo passo delle autorità svedesi è la messa a punto di un libricino di 20 pagine, destinato a 4,8 milioni di cittadini svedesi, con indicazioni dettagliate su come comportarsi in caso di attacco armato "nemico", dove il nemico - pur senza affermarlo esplicitamente - viene visto nella vicina Russia di Putin, sempre più intraprendente e "muscolare" lungo il confine.
Nella brochure si spiega come riconoscere eventuali segnali d'allarme, dove nascondersi in luoghi sicuri (possibilmente bunker o rifugi sotterranei in genere), come procurarsi cibo e scorte di acqua in caso di calamità prolungata e come partecipare attivamente alla difesa del Paese. Oltre ai consigli in caso di guerra tradizionale, vengono menzionate anche altre minacce, come quella di un cyber attacco (anche in questo caso sono sottintese le incursioni di hacker russi in altri paesi). Non viene trascurato neppure il rischio di incappare in fake news, in grado di manipolare l'opinione pubblica.
La brochure con i consigli in caso di guerra, per la popolazione svedese - 27 maggio 2018PONTUS LUNDAHL/AFP/Getty Images
Le ostilità con la Russia
Dopo un periodo di silenzio e relativa tranquillità, da 4 anni a questa parte il Paese scandivano ha visto crescere il timore di possibili "ingerenze" russe. Le violazioni dello spazio aereo sono aumentate in Svezia, così come nelle repubbliche baltiche, dove la sorveglianza è affidata a un dispositivo NATO, in cui l'Italia ricopre un ruolo di primo piano. Proprio nel 2014 si sfiorò la collisione tra un jet russo e un aereo passeggeri sopra i cieli di Malmoe. Si trattò dell'ennesimo episodio analogo in pochi mesi.
L'incremento delle attività dell'aviazione russe è iniziato proprio in corrispondenza con l'acuirsi delle tensioni, nello stesso anno, con la NATO che fin da allora aveva lanciato un segnale preoccupante, spiegando: "Oltre 26 aerei da guerra russi hanno volato nelle ultime 48 ore su Mar Baltico, Mar Nero, Mare del Nord e Oceano Atlantico".
Ora il capo della Swedish Civil Contingencies Agency, Dan Eliasson, ha aggiunto che "è importante che tutti abbiano conoscenza di ciò che può minacciarci, in modo da poterci preparare in caso si verifichi qualcosa di grave".
Record di spese militari
Il governo di Stoccolma ha deciso da tempo di aumentare, a livelli mai raggiunti in precedenza, il budget stanziato per dotarsi di armamenti di difesa. Segnando un'inversione di rotta, dal 2016 le spese militari sono aumentate e, secondo il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) che monitora con periodicità la "corsa" agli armamenti nel mondo e che ha diffuso nuovi dati poche settimane fa, la Svezia ha segnato il maggior incremento, insieme alla Francia nel 2017.
Non si tratta di un caso, visto che i piani delle autorità svedesi prevedono un ulteriore rialzo degli investimenti nel settore militare di 2,7 milioni di corone svedesi (pari a 334 milioni di dollari) tra il 2018 e il 2020. All'interno del bilancio complessivo, la voce principale è rappresentata proprio dagli sforzi per rafforzare la difesa nazionale (oltre 800 milioni di dollari), rispetto alla difesa civile (poco meno di 200 milioni di dollari).
Neutralità addio?
Nonostante alla definizione di Paese "neutrale" la Svezia abbia sempre preferito quella di "non allineato", finora la sua politica è stata all'insegna della non ingerenza nelle questioni internazionali più spinose. Di recente, però, si è assistito a cambiamenti importanti: è stata decisa l'introduzione di un servizio di leva militare, che era stato abolito nel 2010. Le prime attività di arruolamento sono iniziate nel 2018 e si perfezioneranno nel 2019, per arrivare a creare un contingente di 4mila tra uomini e donne, nati nel 1999.
Dopo aver toccato il numero minimo di soldati operativi nel 2016 (circa 1.000), ai quali si aggiungevano 7.000 riservisti, il Governo ha fissato i prossimi obiettivi: raggiungere entro il 2022 quota 8.000 operativi almeno, da poter utilizzare in caso di emergenza e da sommare a circa 10.000 riservisti.
Chiaro il motivo: "Il cambiamento del nostro vicinato...l'attività militare russa è una delle ragioni" aveva spiegato il portavoce del Ministero della Difesa, Marinette Radebo.
La Svezia "sogna" la Nato?
Stoccolma ultimamente sembra aver sofferto la mancanza di una vera protezione da possibili minacce russe. Come spiegato al Financial Times dal ministro degli Esteri svedese, Margot Wallstrom, a preoccupare è l'impegno statunitense e britannico nell'area del Baltico, ritenuto insufficiente dalle autorità scandinave. Da qui l'idea di poter entrare nella NATO, col rischio di "irritare" maggiormente Mosca. Il primo passo è stata la firma, nel 2014, di un accordo di cooperazione militate con l'Alleanza atlantica, che prevede la possibilità per la NATO di schierare le proprie truppe sul suolo svedese anche in tempo di pace oltre che in caso di crisi internazionali.
I timori svedesi nascono in particolare al rafforzamento del dispositivo militare russo a Kaliningrad, enclave del Cremlino tra la Lituania e la Polonia, dove sono custoditi i missili balistici Iskander, che la Svezia non è in grado di intercettare in caso di attacco.
L'avamposto di Gatland ri-imilitarizzato
Anche l'isola di Gatland è diventata "strategica" per il paese scandinavo: in un'ottica di "neutralità armata" dallo scorso settembre è stata ristabilita una presenza militare stabile nell'isola, che si trova al centro del Mar Baltico davanti alla Lettonia. Dal 2005 l'avamposto era stato smilitarizzato, con il ritiro delle forze navali, aeree e terresti. Ora il cambio di rotta, per il timore che l'isola, fondamentale per il controllo della navigazione e dell'accesso al Golfo di Finlandia e di Botnia, possa diventare luogo strategico per un possibile attacco ai Paesi Baltici.
La maxi esercitazione militare svedese
Sempre nell'ottica di rendere più efficienti i propri dispostivi di difesa, lo scorso settembre si è svolta la più grande campagna di addestramento militare degli ultimi 20 anni in Svezia, che ha coinvolto circa 19.000 militari in servizio effettivo presso l'Esercito e la Guardia Nazionale. Obiettivo dell'esercitazione, chiamata Aurora 17, è stato quello di provare assetti di "Difesa Totale" migliorando la collaborazione tra i vari corpi militari e soprattutto lanciando un messaggio chiaro a Mosca.
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