Afghanistan: Talebani alla riscossa
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Afghanistan: Talebani alla riscossa

La Nato si ritira, i miliziani intensificano gli attacchi per conquistare il potere

Nonostante gli auspici che il prossimo ritiro delle truppe alleate possa favorire la riconciliazione nazionale, in Afghanistan gli attacchi talebani aumentano per numero e intensità favoriti proprio dal progressivo ritiro delle truppe della NATO dalla “prima linea”. Uno studio pubblicato il 20 aprile dal centro indipendente Afghanistan NGO Safety Office (Anso) ha rilevato nel primo trimestre di quest’anno un incremento del 47 per cento degli attacchi rispetto allo stesso periodo del 2012. Obiettivo del 73 per cento delle azioni dei miliziani sono state le forze di sicurezza afghane (esercito e i diversi corpi di polizia) mentre sono in calo gli attacchi contro i militari della NATO (appena il 4 per cento) sia perché è più difficile e rischioso colpirli sia perché hanno quasi ovunque lasciato alle truppe di Kabul le postazioni più esposte e i compiti di combattimento in vista del ritiro dall'Afghanistan previsto per l'anno prossimo. Dei 2331 attacchi degli insorti censiti nel rapporto dell’Anso tra gennaio e marzo il 10% ha preso di mira civili considerati legati alle autorità afgane, l’uno per cento organizzazioni ed enti non governativi mentre il 12 per cento ha colpito bersagli casuali o sconosciuti.

“Pensiamo che l'attuale tendenza al rialzo proseguirà per il resto dell'anno e che il 2013 sarà il secondo anno più violento dopo il 2011” afferma il direttore dell'Anso, Tomas Muzik, che ha definito “grigia” la prospettiva emersa dallo studio ma ha rilevato che rifletteva “l'impasse perpetua” che caratterizza dall'inizio lo scontro fra i ribelli afgani e le forze internazionali.
Il peggioramento delle condizioni di sicurezza è percepibile anche nel settore occidentale dove sono schierati 3 mila militari italiani. Da quando la sicurezza a Herat e dintorni è passata nelle mani degli afghani sono in aumento gli attentati e le azioni criminali , specie i sequestri. Il 21 aprile due giovani che lavoravano per una azienda che fornisce servizi logistici ai convogli della Nato hanno subito l'amputazione di una mano e di una gamba da parte dei talebani mentre il 3 aprile un attacco in forze contro il tribunale di Farah City ha provocato 58 morti e un centinaio di feriti. Una battaglia che non ha coinvolto il reparto di alpini italiani basato all’aeroporto della città capoluogo della provincia più calda dell’Ovest.

A conferma della tendenza registrata dall’Anso un mese or sono il Ministero degli interni di Kabul annunciò che tra marzo 2012 e febbraio di quest’anno sono stati uccisi 1.800 poliziotti e altri 3 mila sono stati feriti in oltre 3.600 attacchi con un incremento delle  perdite pari al 15 per cento rispetto all’anno precedente. Del resto in base al processo di transizione negli ultimi 12 mesi le truppe afghane hanno assunto la responsabilità della sicurezza sull’87 per cento del territorio nazionale mentre le forze internazionali hanno abbandonato o ceduto ai colleghi afghani l’80 per cento delle basi e degli avamposti. In questo contesto le perdite registrate dalle forze alleate (quasi 90 mila soldati per oltre due terzi statunitensi) sono quest’anno le più basse dall’inizio del conflitto: 33 caduti (incluse le vittime di incidenti) nei primi 100 giorni dell’anno contro i 402 dell’intero 2012, già in calo rispetto al picco di 711 caduti registrato dagli alleati nel 2010. Per pacificare l’Afghanistan oggi la NATO punta sul dialogo coi talebani e sulla cooperazione con il Pakistan, da sempre “sponsor” degli insorti afghani. Lo ha ribadito oggi il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen raccomandando che i talebani “taglino i rapporti con i gruppi terroristici” e “rispettino la costituzione democratica inclusi i diritti umani e i diritti delle donne''.

Un'operazione da realizzare con il Pakistan, da sempre “sponsor” neppure troppo occulto degli insorti afghani. Lo ha ribadito oggi il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen raccomandando che i talebani “taglino i rapporti con i gruppi terroristici” e “rispettino la costituzione democratica inclusi i diritti umani e i diritti delle donne'' ed i talebani”.

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Gianandrea Gaiani