TAV: Chiara Appendino va sull'Aventino
Il comune di Torino uscirà dall'Osservatorio sulla linea dell'Alta Velocità. Un modo per blandire i No-Tav più accesi del suo partito
Il sindaco di Torino Chiara Appendino ha spiegato che la mozione M5S che impegna l'amministrazione cittadina ad abbandonare unilateramente l'organismo istituzionale consultivo sulla TAV «non è una posizione ideologica». Anzi, secondo il successore di Piero Fassino, «la mozione ci aiuta a spiegare perché siamo fortemente contrari alla Tav, un investimento che anche alla luce dei benefici previsti non riteniamo necessario o prioritario e pensiamo che quelle risorse andrebbero investite meglio».
In realtà bisognerebbe ricordare alla giunta M5S che uscire da un organismo istituzionale dove sono presenti il governo centrale e le comunità locali, in nome di una presunta «chiarezza politica», non aiuta affatto a fare «chiarezza». Lascia semplicemente il campo totalmente libero a chi ha sempre sostenuto l'utilità della Torino-Lione e toglie invece, a chi ha sempre criticato modalità e finalità dell'opera, un'importante sponda dentro le istituzioni. La democrazia funziona, o dovrebbe funzionare, in questo modo.
Ritirarsi indignati sull'Aventino, anziché cercare faticosamente di condizionare i lavori della Torino Lione, non signica «fare politica». Significa scegliere di sventolare in piazza una bandiera, piuttosto che provare a condizionare politicamente le scelte che ci sono davanti. È il vizio giacobino, travestito nel caso della cittadina-sindaca di cordialità e seriosità sabauda, che attaglia da sempre il partito di Grillo.
In realtà il sospetto è che questa mossa di Appendino abbia un solo significato, tutto interno al Movimento: rassicurare i movimentisti più accesi del suo partito, ai quali qualcosa - in termini politici - bisognava pur dare dopo aver fatto loro digerire, per chiudere il bilancio, tutte le delibere della giunta Fassino.
C'è poi un'altra questione che suona demagogica nella spiegazione fornita dal sindaco: non è vero che i denari per la TAV (sulla cui utilità - sia chiaro - è lecito dubitare) potrebbero essere «investiti meglio» per far crescere la città metropolitana. Semplicemente perché la Torino Lione è integralmente finanziata dalla fiscalità generale e dall'Europa e non tocca affatto le finanze locali.
È possibile, certo, sostenere che l'opera violenta il territorio, che è un progetto inutile alla luce di un calcolo tra costi e benefici, che l'idea nasce nel 1991, in un'altra era geologica, quando non c'era ancora l'Europa, come un progetto per il traffico merci divenuto in corsa una linea per trasportare i passeggeri. Sostenere però che questi finanziamenti possano essere dirottati sul territorio della città metropolitana è semplicemente un azzardo.