Terrorismo: perché tanti fratelli fra i jihadisti
Da Boston a Parigi. Da Bruxelles a Manchester, fino a Barcellona. Ecco i motivi per cui sempre più cellule jihadiste sono composte da consanguinei
Fratelli di fede e di sangue. Fratelli sempre, anche nel seminare terrore. Come è accaduto negli attentati di Boston, Parigi, Bruxelles, Manchester e Barcellona rivendicati dall'Isis sempre più spesso i militanti che fanno parte delle cellule terroristiche appartengono anche alla stessa famiglia.
Essere consanguinei e, al tempo stesso, fratelli di jihad è indicativo non solo di solidarietà, di attaccamento a una causa comune e a un senso di identità condiviso.
I legami di sangue prevalgono sulla lealtà dovuta al gruppo unito “soltanto” dalla stessa ideologia. Tradire un fratello è più difficile e il sostegno dovutogli è maggiore e più sicuro perché garantisce complicità e silenzio.
Perché tanti fratelli tra i terroristi jihadisti
Come sostiene Renzo Guolo, professore di sociologia dell’Islam su Repubblica: “Le reti corte tipiche del nuovo jihadismo parentale sono una risposta a una duplice esigenza: il crescente processo di sicurezza e intelligence sull’ambiente radicale, che induce a forme di clandestinizzazione e mimetismi sempre più stringenti e rende sconsigliabili le reti lunghe; la necessità di accorciare le distanze tipiche delle reti globali, troppo anonime, distanti e fredde, in momenti che comportano scelte come il dare e ricevere la morte”.
Inoltre “la miniaturizzazione familistica offre altri vantaggi. Consente la condivisione della scelta che implica il sacrificio di uno o più fratelli”. Esorcizzare la morte e condividerla diventa istintivo e farlo con un parente (soprattutto con un fratello), piuttosto che con un amico di lunga data, aiuta a tenere sotto controllo la paura della morte, del martirio anche se visti e percepiti come purificazione. “Le bande di fratelli, fenomeno che mostra anche la crisi della trasmissione religiosa familiare musulmana - conclude Guolo - non scompariranno presto”.
Secondo uno studio della Pennsylvania State University, che ha esaminato le interazioni di 120 presunti terroristi 'Lupi solitari' di tutte le ideologie e le fedi, anche quei terroristi che hanno lanciato i loro attacchi da soli, nella stragrande maggioranza (ovvero il 64% dei casi) avevano messo a conoscenza dell'adesione la famiglia dell’attività terroristica, comunicandolo verbalmente. Creando un legame anche solo di complicità.
Tutto questo apre una finestra importante sulla natura del reclutamento e della radicalizzazione. Se questi processi potevano implicare prima solo un’influenza esterna, spesso via internet, i fatti oggi dimostrano il contrario. Il terrorismo, come ogni attivismo, è altamente sociale, solo le sue conseguenze sono eccezionali. Le persone diventano interessate a idee, ideologie e attività, anche quelle spaventosamente distruttive, soprattutto quando persone a loro legate ne sono interessate.
Barcellona - 17 agosto 2017
Nove dei 12 componenti della cellula terroristica dei due attentati di Barcellona e Cambrils venivano da quattro famiglie. E non è un caso che fossero parenti. La banda di Ripoll contava gli Oukabir, con Moussa, il più piccolo e il maggiore Driss, che ha ammesso di aver noleggiato il furgone con cui è stata compiuta la strage alla Rambla. Poi c’erano gli Hichamy, Mohamed e Omar, che sono stati uccisi a Cambrils. I tre fratelli Aalla (Youssef, Said e Mohamed) e i due Abouyaaqoub (Younes e Hussein).
Manchester - 22 maggio 2017
In un primo momento Salman Abedi sembrava avesse agito da solo. Poi, per l’attacco avvenuto subito dopo la fine del concerto di Ariana Grande a Manchester, sono stati arrestati anche suo padre e uno dei suoi fratelli, Ismail con cui il kamikaze 22enne avrebbe giurato fedeltà all’Isis. Nato a Manchester nel 1994 da una coppia di rifugiati libici, Salman Abedi, era iscritto alla facoltà di economia ma non aveva mai finito gli studi. I genitori avevano vissuto a Londra prima di trasferirsi a Manchester e per poi tornare in Libia dopo la morte di Gheddafi. Salman era il secondo di quattro figli. Ismail, era suo fratello maggiore.
Bruxelles - 22 marzo 2016
Nota l’azione dei due fratelli che si sono fatti esplodere a Bruxelles, il primo all'aeroporto di Zaventem e il secondo nella stazione della metropolitana di Maelbeek. Khalid e Ibrahim El Bakraoui erano ricercati dalla polizia per i loro legami con la rete terroristica già coinvolta negli attentati del 13 novembre a Parigi. Ibrahim nell'ottobre 2010 era stato condannato per aver esploso a gennaio colpi di kalashnikov contro alcuni poliziotti a Bruxelles e nella vicina Laeken. Mentre nel febbraio 2011 era stato il fratello Khalid ad essere condannato a cinque anni di carcere per una serie di rapine armate per rubare auto.
Parigi - 13 novembre 2015
Complici e artefici dell’attentato di Parigi, insieme ad altri componenti della banda di terroristi, sono due fratelli: Brahim Abdeslam, destinato alla "squadra ristoranti", e che si era fatto saltare in aria presso un caffè di Rue de Voltaire attivando la cintura esplosiva che indossava. Salah Abdeslam invece, capo della "squadra Bataclan", era considerato figura chiave negli attentati.
Parigi - 7 gennaio 2015
Identificato come i due killer dell'attacco a Parigi alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo era i fratelli Said e Cherif Kouachi. I due, jihadisti franco-algerini di 32 e 34 anni, erano tornati in Francia dalla Siria con l'aiuto di un terzo uomo, Hamyd Mourad, di appena 18 anni. Il più giovane dei fratelli, Cherif, era stato arrestato nel 2008 e condannato a 3 anni di prigione, in quanto componente di un gruppo che inviava combattenti estremisti in Iraq, basata nel 19/o arrondissement di Parigi. Scontata la pena, Cherif e il fratello, scrive Le Point, "avevano fatto di tutto per farsi dimenticare" e si erano "messi a riposo" a Reims.
Boston - 15 aprile 2013
Erano fratelli anche i due ceceni autori degli attentati alla maratona di Boston del 15 aprile 2013. Si chiamavano Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, il primo catturato e il secondo ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia.
I due fratelli erano arrivati nel 2003 come immigrati negli Stati Uniti e vivevano da anni a Cambridge, nella periferia di Boston. Il padre aveva descritto i figli come "musulmani ferventi" dalla capitale del Daghestan, Makhachkala che però avevano vissuto e studiato negli Stati Uniti.
Il più grande dei due fratelli, ex studente di ingegneria era diventato pugile, aveva una pagina Youtube a suo nome (creata nell'agosto 2012) dove aveva postato diversi video nelle categorie "islam" e "terrorismo". Il più giovane, che praticava la lotta, era iscritto a un'università della regione. “