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Terrorismo, chi era il "reclutatore" della jihad in Italia

Rok Zavbi, cittadino sloveno, era in contatto con combattenti dell'Isis che avevano soggiornato nel Bellunese

Svolgeva attività di reclutamento attraverso contatti nel bellunese Rok Zavbi, lo sloveno arrestato ieri a Lubiana su mandato di cattura internazionale nel quadro dell'inchiesta della Procura distrettuale di Venezia sul terrorismo di matrice islamica in Veneto. L'uomo era in contatto nel bellunese con Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski il primo deceduto in Siria tra le file dell'Isis nel dicembre 2014 mentre il secondo sarebbe ancora impegnato nei combattimenti tra le file del terrorismo islamico.

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A quanto risulta dalle indagini, Zavbi avrebbe svolto reclutamento a nome dell'imam Hussein Bosnic (attualmente detenuto in Bosnia con l'accusa di terrorismo internazionale), ma durante le sue brevi permanenze in terra bellunese non sarebbero state accertate né attività di addestramento né preparazioni di possibili piani di attentati da compiere in Italia. Il punto delle indagini è stato fatto dal procuratore distrettuale di Venezia Adelchi d'Ippolito che ha sottolineato come l'inchiesta abbia portato alla luce gran parte dell'organizzazione.

Zavbi, dopo aver combattuto in Siria era rientrato in Slovenia ed era diventato uomo di fiducia dell'imam Bosnic con il compito specifico, proprio alla luce della sua esperienza nel teatro di combattimento siriano, di istruire gli aspiranti foreign fighter selezionati dallo stesso imam. Secondo quanto emerso dalle indagini svolte dai Ros dei carabinieri, lo sloveno era stato ospitato a casa degli aspiranti combattenti nel bellunese e a loro aveva dato precise indicazioni di carattere logistico ed istruzioni sotto il profilo operativo e di combattimento. "Zavbi - ha detto il tenente colonnello Elvio Labagnara comandante dei Ros di Padova - è un soggetto carismatico sul piano tecnico e logistico". Sempre secondo quanto emerso dall'inchiesta, Mesinovic aveva avuto il compito su indicazione di Bosnic di reperire prima della sua partenza per la Siria un furgone, un drone radiocomandato e un visore notturno. Materiale, quest'ultimo, che è risultato essere stato spedito nel dicembre del 2013 dalla Germania all'interno di un pacco con una fattura a nome dello stesso Mesinovic.

Prevenzione

"È la conferma, ancora una volta - ha commentato il ministro dell'Interno Angelino Alfano nel dare la notizia dell'arresto - che il nostro sistema di prevenzione e sicurezza sta funzionando al meglio". Il titolare del Viminale si è congratulato con il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, per l'operazione, coordinata dalla magistratura di Venezia, che ha consentito anche di eseguire, nel corso dell'attività investigativa iniziata lo scorso anno, un altro provvedimento di espulsione, per motivi di terrorismo, nei confronti di un 28enne macedone e di arrestare un connazionale di 37 anni.

Minaccia ancora alta

La necessità di tenere alta la guardia in tutta Europa è stata confermata alcuni giorni fa dal direttore di Europol, Rob Wainwright, ascoltato in audizione al Comitato Schengen: la minaccia terroristica "è ancora molto alta, la più grave dai tempi dell'11 settembre e temo sia probabile un nuovo attacco in Europa in futuro" ha dichiarato aggiungendo tuttavia di non avere informazioni su specifiche minacce all'Italia.

Le espulsioni in Italia

Procede comunque a ritmi serrati l'attività di controllo e monitoraggio sul territorio nazionale. In occasione dell'espulsione per motivi di sicurezza lo scorso 16 aprile di un marocchino di 21 anni, residente in provincia di Ragusa, il ministro Alfano ha stilato un provvisorio bilancio che segnala 13 espulsioni dell'inizio dell'anno e, complessivamente, 79 persone espulse dall'inizio del 2015. Secondo i dati forniti dal ministro Alfano, nella conferenza di fine 2015, in particolare nei servizi di prevenzione del terrorismo di matrice jihadista, nell'anno sono state controllate 74.177 persone, più di 20mila dopo gli attentati di Parigi. 259 sono stati invece i soggetti arrestati per estremismo religioso.

Antiterrorismo nei campi profughi

Accanto alla lotta al terrorismo, il contrasto al traffico di migranti resta l'altra priorità considerando i possibili incroci tra i due fenomeni criminali. Ed è in quest'ottica che l'Ue - secondo quanto ha detto a El Pais il colonnello Manuel Navarrete, direttore del Centro europeo contro il Terrorismo, istituito quest'anno - sta inviando agenti antiterrorismo nei campi profughi "in vari punti caldi di Grecia ed Italia", con l'obiettivo di identificare combattenti jihadisti. (ANSA)

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Redazione Panorama