“The boy”. Matteo Renzi e il suo senso del tapis rulant
Arfio Marchini incontra David Allegranti, scrittore, autore di un libro sul premier
Mi avvicino con diffidenza al nuovo libro di David Allegranti su Matteo Renzi. Sarà perché Renzi mi ha stufato per saturazione come le melanzane alla parmigiana di mia nonna, sarà perché avevo impressa l’immagine del caro leader travestito da gnocco fritto, sarà perché in un tempo di elezioni preferivo evadere dalla realtà, ma poi mi sono letto tutto “The boy” (Marsilio, 2014). Ho capito che Renzi non è un tipo da tapis rulant perché tenacemente è arrivato alla meta prima di partire e forse come tutti i viaggiatori frettolosi non sa bene ancora in che posto sia arrivato e chi siano i compagni di strada adatti ad una lunga traversata. Devo dire che sono rimasto stupito dal fatto che Allegranti oltre a scrivere sa anche scrivere bene, oltre che a pensare sa a che pensare bene. Non è caduto nella trappola di diventare il biografo ufficiale di Sua Maestà ed il risultato è un testo godibile (si legge in qualche ora, meno di tre partite di polo insieme) e fa un ritratto a tutto tondo dell’enfant prodige della politica italiana.
Allegranti nella parte finale del libro sostiene che Matteo Renzi indossi abitualmente dei calzini bianchi e dei sandali e che una volta finita la sua giornata lavorativa si dedichi con minuziosa alterigia a svuotare convulsivamente dei barattoli di Nutella, così da alimentare le tesi dei complottisti sul fatto che i nei di Renzi siano in realtà brufoli storicizzati. Oltre queste cose che mi sono chiaramente inventato perché sono un bighellone, ho incontrato David Allegranti e abbiamo conversato sul suo ultimo libello.
Una domanda semplice: chi è Matteo Renzi?
Renzi è un abile comunicatore e disintermediatore, che teorizza e pratica la frantumazione dei corpi intermedi, a iniziare dai partiti. Sarà anche l’Andreotti del prossimo mezzo secolo, come dice il politologo Marco Tarchi?
La sua veloce ascesa non può rappresentare un'arma a doppio taglio?
Sì, perché adesso ha Renzi ha un peccato originale: dopo aver rivendicato di essere antropologicamente diverso rispetto ad altri leader proprio perché aveva ricevuto un “mandato popolare”, è arrivato al governo con quella che può essere facilmente etichettata come “manovra di Palazzo”. Ed è arrivato a Roma senza aver avuto il tempo di costruire una classe dirigente. Quanto al Pd, la rivoluzione al Nazareno è inevitabilmente congelata. Resta da capire per quanto ancora.
Renzi ha importato sulla scena politica il suo fantastico mondo fatto di riunioni all'alba, di sacchetti pranzo di Eataly, di slide, una direzione del Partito giovane e dinamica, di un Governo del fare tutto e del fare subito. Eppure la pratica sembra lontana dalle intenzioni, i rituali interni appaiono uguali a prima. il blocco legislativo anche. Che ne pensi?
Il “Ghe Renzi mi” ha funzionato a Firenze, ma Roma è un’altra cosa. Ci sono i boiardi di Stato, le metaburocrazie, gli equilibri sono diversi. Penso che il marziano Renzi, che ha vinto anche per la sua estraneità al Palazzo, corra il rischio di una normalizzazione. Ancora è presto per dire se sarà lui a cambiare Roma o Roma a cambiare lui.
Renzi lo si paragona molto a Blair e nel libro hai intervistato Mendelson, che per anni fu collaboratore di Blair. Che raffronto ne esce tra i due?
Mandelson dice Renzi a differenza di Blair prima di diventare premier aveva almeno governato una piccola città, che è più di quanto avesse fatto l’ex leader britannico. Ma Blair era stato ministro ombra, che da quelle parti non conta poco. Soprattutto però Mandelson racconta di aver dato consigli a Renzi: aspettare e costruire attorno a sé una squadra all’altezza. “Aspetta, recluta la squadra migliore sulla piazza, riforma e ricostruisci il partito, prenditi il tempo necessario per mettere in piedi il tuo programma politico”.
Parliamo di cose serie. Renzi si veste malissimo, concordi?
Credo di vestirmi peggio di lui...
Ci potremmo risparmiare a livello comunicativo delle sortite alla Kim Jong Un, tipo il leader in palestra, il leader dal medico di base, il leader che ara i campi, oppure dovremmo sorbirci per i prossimi vent'anni Renzi che fa cose?
Renzi che “fa cose” è già un classico, insieme al Renzi che “twitta a orari improbabili” per far vedere che alle sei del mattino è già in ufficio. A Firenze si metteva l’elmetto e saliva sulle ruspe….
Cosa ti piace di più di Renzi?
La tenacia. Ha pianificato il suo percorso giorno dopo giorno, mostrando di credere nel proprio progetto. Una determinazione rara. Ma è così che si fa: nessuno regala niente e non si può stare sempre in perenne attesa come fossimo al banco dei prosciutti della Coop”.
Fammi un pronostico elettorale il PD quanto prende?
Il Pd dovrebbe superare il 30 per cento. Ma il risultato che mi interessa di più, in questo momento, è quello del M5S. Se prende molto e supera Forza Italia, ci sarà (giornalisticamente) da divertirsi.
Ci sono anche le comunali a Firenze. Che dici vince Nardella o Grassi lo porta al ballottaggio?
Nardella rischia il ballottaggio e ne è consapevole. Certe volte si ha l’impressione che voglia scimmiottare Renzi, eppure ha le carte per costruirsi una propria indipendenza. Certo, è difficile, a Firenze. Ma il suo lavoro da deputato è stato apprezzabile.
Visto che sono molto narciso, tradizione vuole che tu mi faccia una domanda e che io ti dia una risposta. Prego.
Quando ti candidi in ticket con Renzi? Il premier ha bisogno di una guida salda a Roma.
Caro David, ti ringrazio, ne ho parlato con Matteo, ma rischierebbe di sfigurare al mio cospetto e sarebbe una vera croce per lo staff che si dovrebbe inventare delle slide ancora più accattivanti in conferenza stampa per far rinsaldare l’attenzione su di lui.