Trump sceglie Bolton: come cambia la politica estera Usa
Quanto è pericoloso il nuovo consulente per la Sicurezza Nazionale che sostiene la guerra contro l'Iran e la Corea del Nord
Il licenziamento da parte di Trump del consigliere alla Sicurezza NazionaleH.R. McMaster, il generale incline a un approccio più diplomatico alla crisi con la Corea del Nord, ha fatto tremare una volta di più il mondo. Ma la sostituzione di McMaster con John Bolton, l'ex ambasciatore all'Onu che considera l'uso delle sanzioni da parte Usa il mezzo per fare pressione su Kim Jong-un affinché rinunci al nucleare, fa ancora più paura.
Chi è John Bolton
John Bolton ha 70 anni, è un conservatore radicale che ha lavorato con i Bush, prima come sottosegretario di Stato per il controllo delle armi e la Sicurezza Internazionale e poi come ambasciatore americano all'Onu, senza mai far mancare il suo sostegno alla Nra, la potente lobby delle armi.
"È una delle voci più estreme, irresponsabili e pericolose del Paese", ha detto Adam Mount, esperto di politica nucleare presso la Federation of American Scientists.
Secondo quanto riporta il New York Times, tutto ciò che sappiamo del passato di Bolton suggerisce che il suo ingresso alla Casa Bianca è segnato dall’intenzione di guidare la politica, non di mediarla. Questo mette in discussione anche l’influenza di James Mattis, il segretario alla Difesa, ovvero dell'ultimo sopravvissuto del gruppo di voci moderate riguardo alla sconsiderata politica estera di Trump.
Bolton, che subentra il 9 aprile a H.R. McMaster, è l’ulteriore prova muscolare del presidente Usa nel voler andare avanti con una squadra più che agguerrita nelle due delle decisioni più importanti della sua presidenza, le sanzioni all’Iran e alla Corea del Nord.
Bolton e l’Iran
Se Trump non dovesse firmare la prossima rinuncia alle sanzioni sull'Iran a metà maggio, gli Stati Uniti violeranno l'accordo del 2015, probabilmente scatenando una nuova crisi nel Golfo e aprendo una spaccatura nei rapporti con gli alleati europei. Per questo motivo McMaster e Tillerson avevano entrambi spronato il presidente a firmare tali deroghe. Diversa la figura di Bolton, che al contrario, ha passato gli ultimi tre anni a sollecitare la cancellazione dell'accordo sul nucleare.
Bolton e la Corea del Nord
Proprio Bolton lo scorso anno aveva accusato la Corea del Nord di ospitare segretamente il programma nucleare iraniano non nascondendo la propria convinzione che per mettere fine alle ambizioni missilistiche del regime di Kim Yong-un fosse necessario un attacco preventivo contro il dittatore, se non addirittura il suo assassinio.
Nonostante questo, Bolton sarà al fianco di Trump anche al summit con il giovane Kim, una presenza di un certo rilievo che peserà inevitabilmente durante quell'incontro. Linea dura, insomma, che sostiene: "Pur riconoscendo le probabili devastanti rappresaglie della Corea del Nord contro i civili della Corea del Sud nessun governo straniero, nemmeno un alleato, può porre il veto a un'azione nazionale atta a proteggere gli stessi americani dalle armi nucleari di Kim Jong-un". Come dire, ciò che si “deve” fare sarà fatto. Costi quello che costi.