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Tumore alla bocca, ci sono nuove cure e speranze

Scoperta una nuova molecola che aiuta a rilevare il "linfonodo sentinella" e consentirne così una più semplice biopsia

I tumori del cavo orale rappresentano una delle neoplasie più diffuse nel mondo con circa 264.000 nuove diagnosi e 128.000 morti all’anno. La maggioranza dei pazienti affetti si trova nei paesi in via di sviluppo mentre nei paesi industrializzati costituisce la 8° tipologia più frequente di cancro. Oltre alle lesioni precancerose, fattori di rischio sono l’alcolismo, il tabagismo, i micro-traumatismi da anomalie dentarie, dentature, protesi in cattivo stato di conservazione o alterate ed infine una piccola quota infezioni da HPV.

Fino ad oggi il trattamento di elezione queste patologie, in uno stadio iniziale, è stata l’asportazione dei linfonodi del collo: ossia, a fronte di una diagnosi di certezza, si procedeva chirurgicamente alla rimozione di tutti i linfonodi potenzialmente già colonizzati dalle cellule cancerose. La tecnica, già adottata con successo - ad esempio per i carcinomi della mammella - della biopsia del ‘linfonodo sentinella’ che consente di risparmiare l’asportazione chirurgica dei linfonodi laddove non sia strettamente necessario, soprattutto in Italia, ha trovato scarsa applicazione nell’ambito dei carcinomi testa-collo sia per diffidenze culturali che per i limiti del radiotracciante, ossia della sostanza iniettata per evidenziare il suddetto linfonodo sentinella.

Da ora però le cose potrebbero iniziare a cambiare grazie alla scoperta di una nuova molecola (Tilmanocept marcato con Tecnezio 99) che, come dimostrato dagli studi condotti dai ricercatori della Ohio State University in collaborazione coi colleghi della Houston University, è in grado, in brevissimo tempo, di identificare con precisione il linfonodo sentinella e consentire la sua biopsia.

“Si tratta di una scoperta molto importante per la chirurgia oncologica - spiega Tito Poli, docente di Chirurgia Maxillo Facciale all’Università degli Studi di Parma- poiché permette di evitare l’over-treatment, ossia l’eccesso di trattamento, ad una ampia percentuale dei pazienti affetti da carcinomi del cavo orale diagnosticati in fase iniziale, rendendo possibile un intervento meno invasivo con minori tempi di ospedalizzazione del paziente”. Ad oggi, infatti, chiunque avesse scelto di adottare la tecnica del linfonodo sentinella utilizzando il radiotracciante tradizionale, era condizionato nelle tempistiche e modalità di lavoro dalle caratteristiche della molecola che, per essere in grado di evidenziare il linfonodo specifico necessitava di una maggiore dose di radioattività e imponeva tempi di registrazione più lunghi con un margine di errore piuttosto elevato

Ma le cose stanno cambiando: “Grazie a questo nuovo radiotracciante - commenta Roberto Di Carlo, otorinolaringoiatra dell’Azienda Ospedaliera di Padova - potremo giungere alla personalizzazione del trattamento dei carcinomi squamosi del cavo orale in fase iniziale con un margine di errore sensibilmente più basso rispetto al passato e al contempo assicurare al paziente un intervento microinvasivo”.
L’asportazione linfonodale risulta infatti, nel 70-80% dei pazienti affetti da carcinomi orale in stadio precoce, non solo inutile ma anche rischioso per la complessità anatomica della regione del collo (sede di importanti strutture nervose e vascolari). Non solo: “Nel caso di successive recidive - chiarisce Poli - l’assenza di linfonodi asportati compromette le possibilità di difesa del corpo a fronte dell’aggressività del tumore”.

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Andrea Soglio