La Turchia che dice No al califfato di Erdogan - Foto
Le immagini delle proteste di piazza che contestano il risultato del referendum sulla riforma autoritaria della Costituzione turca
Subito dopo l'ufficializzazione dei risultati della consultazione del 16 aprile, con cui il 51,4% degli elettori turchi ha sancito il passaggio al sistema presidenziale che dà nuovi e maggiori poteri al presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Istanbul e in altre città della Turchia per contestare la regolarità delle operazioni elettorali.
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Le proteste a Istanbul
Oltre 2 mila persone hanno sfilato per le vie del quartiere Kadikoy, sulla riva asiatica di Istanbul, dirigendosi verso la sede dell'Alto Consiglio elettorale (YSK), a denunciare che l'approvazione della riforma, sancita da un'esigua maggioranza (lo scarto è stato di 1,25 milioni di voti), è stata falsata da irregolarità e scandendo slogan contro il rischio di un nuovo fascismo.
In contemporanea oltre mille persone erano riunite nel quartiere laico e anti-Erdogan di Besiktas, sulla riva europea della metropoli turca. Qui i manifestanti avevano cartelli riportanti slogan come "Abbiamo ragione, il No vincerà", "Il No ha vinto", "Il No non è finito", mentre dalle finestre veniva un suono di pentole e coperchi battuti in segno di solidarietà. La polizia ha controllato la situazione a distanza.
L'Osce denuncia irregolarità
Sono "circa 2,5 milioni le schede sospette" conteggiate nel referendum. Lo ha detto la deputata austriaca di origini turche, Alev Korun, membro della delegazione di osservatori dell'Osce, citata da media locali. I sospetti nascono dal fatto che l'Alto Consiglio elettorale "contrariamente alla legge, ha accettato le schede senza timbro ufficiale". Presentando ad Ankara le conclusioni preliminari della sua missione di osservazione elettorale, l'Osce/Odihr ha sostenuto che la decisione dell'YSK ha minato importanti garanzie contro i brogli, precisando che il voto in Turchia "non è stato all'altezza degli standard del Consiglio d'Europa".
La commissione elettorale centrale ha risposto di aver già in passato considerato valide schede senza il timbro elettorale. Korun, portavoce del partito austriaco dei Verdi, ha detto di non essere stata personalmente testimone di irregolarità, ma di avere notizie del fatto che nelle regioni dove si concentra la minoranza curda il lavoro degli osservatori sia stato ostacolato. A due dei suoi colleghi, per esempio, la polizia turca ha impedito di entrare nei seggi elettorali della città di Diyarbakir.
Le opposizioni chiedono l'annullamento
Il risultato del referendum è contestato dai due principali partiti di opposizione, il socialdemocratico CHP e il filo-curdo HDP, che immediatamente hanno denunciato manipolazioni durante lo scrutinio. Il CHP ha chiesto formalmente l'annullamento del referendum in data 18 aprile.
L'Unione Europea ha invitato le autorità turche ad avviare una "inchiesta trasparente" sui risultati del voto.