Bocciato il referendum costituzionale, che avrebbe di fatto superato il bicameralismo perfetto assegnando soltanto alla Camera dei deputati il potere di concedere fiducia all’esecutivo, l’Italia si ritrova oggi con due leggi elettorali distinte in vigore, considerate incoerenti da tutti i costituzionalisti, che sostanzialmente produrrebbero due maggioranze diverse nei due rami del parlamento. Le due leggi elettorali in vigore sono l’Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato. Vediamole nei dettagli.
ITALICUM
L’Italicum, la legge elettorale approvata nel luglio 2015, è un sistema che assegna per la Camera un consistente premio di maggioranza alla lista che riesca a ottenere il 40% al primo turno oppure, in subordine, vinca il ballottaggio nel caso (molto realistico) che nessun partito raggiunga subito la soglia del 40%. Sull’Italicum – che prevede anche uno sbarramento del 3% – pende però, nel gennaio 2017, la sentenza della Corte Costituzionale sui suoi eventuali profili di incostituzionalità legati al premio di maggioranza o alla questione dei capilista bloccati. Secondo la gran parte degli osservatori, la Corte eliminerà il premio di maggioranza previsto dall’Italicum e introdurrà un sistema proporzionale puro che porterebbe – se si andasse al voto – a una Camera dei deputati divisa in tre blocchi medio-grandi, senza nessuna chiara maggioranza, esattamente come al Senato, dove è in vigore il Consultellum.
PORCELLUM
Merita un cenno anche il Porcellum, la vecchia legge elettorale bocciata dalla Consulta nel 2013 per i suoi profili di incostituzionalità. Il Porcellum – il vecchio sistema che è stato in vigore dal 2005 al 2013 – è un sistema proporzionale con premio di maggioranza del 55% dei seggi assegnata alla coalizione vincitrice (su base regionale per il Senato e su base nazionale per la Camera) e una soglia di sbarramento del 4%. Non prevede la possibilità di indicare le preferenze dei parlamentari. Quella legge – definita porcata dallo stesso estensore della legge Roberto Calderoli perché doveva servire a impedire all’Ulivo di Prodi di vincere pienamente le elezioni del 2006 – è considerata una delle cause dello stallo politico italiano.