Ucraina, le nuove sanzioni a Mosca complicano la tregua
Le misure restrittive per altri 19 cittadini russi e ucraini accusati spinge il Cremlino a reagire. Rosneft minaccia di bloccare il gas ai Paesi Ue
Per Lookout news
Nonostante l’entrata in vigore di un nuovo cessate il fuoco allo scoccare della mezzanotte tra il 14 e 15 febbraio, nell’est dell’Ucraina si è continuato a combattere. È accaduto soprattutto a Debaltseve, snodo ferroviario strategico dove nelle ultime settimane si sono registrati ripetuti scontri tra l’esercito di Kiev e le milizie dei ribelli filorussi, ma anche a Raihorodka, Donetsk, Lugansk e a Shirokyne, vicino il porto di Mariuopol. L’esercito di Kiev sostiene di aver perso 5 uomini e di aver risposto ad oltre 100 attacchi dall’inizio della tregua. Dal canto loro, i separatisti segnalano invece di aver subito bombardamenti nelle loro roccaforti.
Al momento gli osservatori dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, non sono riusciti ad accedere nelle zone in questione poiché l’acceso gli è stato negato dai filorussi. In linea di massima, nel resto dell’est dell’Ucraina il cessate il fuoco ha invece retto. Per l’OSCE l’obiettivo della giornata di oggi, lunedì 16 febbraio, è creare le condizioni affinché vi possa essere un monitoraggio completo delle aree in conflitto.
Secondo l’accordo raggiunto la scorsa settimana a Minsk, in Bielorussia, dai leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania, al rispetto unilaterale del cessate il fuoco dovranno seguire due fasi: l’inizio del ritiro delle armi pesanti da parte di entrambi gli schieramenti e la creazione di due zone cuscinetto demilitarizzate. Alla luce dei fallimento delle tregue concordate nei mesi scorsi, gli analisti sostengono che saranno decisive le prossime 48 ore per capire se effettivamente questo accordo sarà in grado di reggere nel tempo.
La guerra delle sanzioni
Intanto in parallelo al conflitto militare non si arresta la guerra delle sanzioni tra l’Unione Europea e la Russia. Sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE è stata pubblicata oggi la lista contenente i nomi di altre 19 personalità russe e ucraine che verranno sottoposte a sanzioni, vale a dire al congelamento dei beni posseduti nei Paesi dell’Unione e al divieto di viaggiare negli Stati membri. In totale sono 151 i cittadini russi e delle autoproclamate repubbliche dell’est dell’Ucraina finiti nella black list di Bruxelles, oltre a 37 società.
Tra le new entry compaiono tre alti ufficiali militari (il viceministro della Difesa russo Anatoly Antonov, il primo viceministro della Difesa russo Arkady Bakhin e il capo del primo reparto dello Stato Maggiore della Difesa Andrey Kartapolov), due deputati della Duma, la camera bassa del parlamento russo (Iosif Kobzon e Valery Rashkin, quest’ultimo alla guida della sezione moscovita del Partito Comunista russo) e funzionari delle repubbliche autoproclamate dell’Ucraina orientale.
I leader europei hanno avvertito che se la Russia non si impegnerà a far rispettare l’accordo per il cessate il fuoco, presto sarà soggetta a nuove sanzioni. Il Cremlino non è però intenzionato a incassare senza reagire. Il suo rappresentante presso l’UE, Vladimir Chizhov, ha affermato che l’ulteriore estensione delle sanzioni non favorirà il processo di pace. Mosca avrebbe già pronta una black list contenente un proprio piano di sanzioni.
I segnali di dialogo registrati a fatica a Minsk sembrano dunque essere già stati archiviati. E a lasciar intendere che aria tira tra Mosca e Bruxelles c’è l’avvertimento di Igor Sechin, amministratore delegato del colosso energetico russo Rosneft. “Alla distanza – ha affermato in un’intervista pubblicata ieri sul Financial Times – le sanzioni contro la Russia metteranno in pericolo la sicurezza delle forniture energetiche dell’Europa”.