La Russia batte l'Europa e si compra l'Ucraina
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La Russia batte l'Europa e si compra l'Ucraina

Il presidente ucraino Viktor Yanukovich accetta il bailout di Mosca, un pacchetto da circa 20 miliardi, e volta le spalle all'accordo con l'Ue. Ma in piazza Maidan continuano le proteste

Il dado è tratto. Il Cesare ucraino, Viktor Yanukovich, ha passato il Rubicone in direzione Mosca. Mentre migliaia di persone continuano a protestare accampate a piazza Maidan (piazza Indipendenza) a Kiev, affinché il presidente volti le spalle al Cremlino e abbracci l'Europa siglando con Bruxelles un accordo di partenariato, la Russia ha tirato fuori il libretto degli assegni, regalando un bailout con i fiocchi all'Ucraina: investimenti russi in bond ucraini per un totale di 15 miliardi di dollari e uno sconto sul prezzo del gas che vale almeno 4 miliardi di dollari. Musica per le orecchie di Yanukovich, che in un momento di massima depressione economica vede i miliardi di Mosca come manna dal cielo.

Ma l'aver scelto di riallinearsi sotto l'ombrello della Grande madre Russia potrebbe ulteriormente infiammare le proteste di larga parte della popolazione, che vuole restare nell'orbita europea e teme un ritorno all'autoritarismo e alla dipendenza da Mosca. Timori legittimi e fondati. L'Ucraina sta vivendo la sua peggiore crisi politica dall'indipendenza dopo il crollo dell'Unione sovietica nel 1991.

Più determinante e duratura della "rivoluzione arancione", capeggiata da Yulia Tymoshenko che - per dovere di cronaca e per sottolineare un incredibile paradosso - rappresenta dal carcere dove è rinchiusa l'opposizione a Yanukovich ed è stata condannata proprio perché accusata di aver tradito l'interesse nazionale, siglando accordi capestro con Vladimir Putin. Al Cremlino c'è sempre lui, difficile sbagliare. Paradossalmente, questo governo sembra aver fatto la stessa cosa e dalla piazza si chiede a gran voce un passo indietro a Yanukovich. Ma lui sembra sordo a qualsiasi sollecitazione che venga dall'uomo della strada.

La partita Ucraina non è solo una crisi locale, ma coinvolge direttamente l'Europa nel suo braccio di ferro con la Russia. Mosca non ci sta a perdere influenza nel suo giardino. E l'Ucraina è considerata dal Cremlino come "roba sua", un Paese oggi indipendente, ma solo formalmente, un popolo molto più simile e vicino a quello russo rispetto a tutti gli altri popoli delle ex Repubbliche sovietiche. In ballo non ci sono solo i gasdotti, pur strategicamente cruciali, ma pesano anche il fattore politico e quello culturale.

Non è un caso che secondo un sondaggio realizzato da Ria Novosti (la storica agenzia di Stato russa) a pochi giorni dall'inizio delle proteste ucraine, il 70 per cento dei russi si dichiara in favore di un accordo con Kiev per una questione di "identità slava". E stessa cosa credono molti ucraini, tutti quelli che non stanno manifestando a Kiev e che vivono in aree lontane dalla capitale. Qui la crisi economica si è fatta maggiormente sentire e i rubli che piovono dal cielo vengono percepiti come un grande regalo.

La Russia ha comprato l'Ucraina? Se la vogliamo mettere in maniera brutale la risposta è sì. Ma se scendiamo nelle pieghe di un'analisi più attenta ci accorgiamo che sì Mosca si è accollata il bailout dell'economia ucraina, ma è pur vero che l'Europa non ha potuto farlo, perché le sue finanze non navigano in buone acque come quelle della Federazione. L'aveva anticipato un uomo chiave di Putin alla Duma, Aleksandr Pushkov, solo qualche settimana fa. In un'intervista al quotidiano conservatore Isvestia aveva chiaramente detto: "L'Ucraina ha bisogno di finanziamenti e di liquidi per ristrutturare le sue infrastrutture. E Bruxelles non ha questi soldi, mentre la Russia sì".

Insomma, il concetto era chiaro sin da subito e lo sapevano anche ai piani alti di Bruxelles. Ma i manifestanti e gli analisti adesso si chiedono quali siano le condizioni imposte dalla Russia per il bailout ucraino e quanto peserà la volontà del Cremlino su Kiev in futuro. Non è una domanda da poco. Vladimir Putin ha sottolineato che gli accordi siglati martedì sono "temporanei" (soprattutto riguardo ai prezzi del gas), ma è indubbio che Mosca farà pesare in qualche modo la sua presenza su Kiev. 

Ma se emergerà che Viktor Yanukovich ha operato uno scambio con la Russia, cedendole il controllo dei gasdotti dell'era sovietica che attraversano l'Ucraina e arrivano fino all'Europa occidentale, i manifestanti lo accuseranno di aver tradito gli interessi nazionali. Al momento Yanukovich parla dell'accordo con Mosca come della "migliore opzione possibile", perché, a differenza dell'accordo di partenariato con l'Europa, la scelta russa non dà un immediato "dolore" all'economia ucraina. Siglare il patto con Bruxelles avrebbe comportato la necessità di impegnarsi in una seria ristrutturazione dell'assetto industriale ucraino, per poter produrre prodotti competitivi sul mercato europeo.

In aggiunta, Mosca ha anche chiarito che porrà fine alle ritorsioni lungo i confini, interrompendo il regime di controllo e di dazi che da luglio a oggi è costato all'Ucraina circa 2 miliardi di dollari. La promessa della Russia di cancellare i divieti sui prodotti ucraini sarà salutata positivamente nelle aree industiali orientali e del sud del Paese, dove la maggior parte del business è legato alla Federazione russa.

La domanda ora è: ma questo bailout non poteva arrivare dal Fondo Monetario Internazionale, dove pure Yanukovich è andato a battere cassa? La risposta è sì, certo, ma il maxi -prestito russo è più "facile", perché non porta con sé - almeno apparentemente - tutti quei lacci e laccioli tipici dell'erogazione di fondi da parte del FMI. Il Fondo Monetario Internazionale aveva offerto in passato prestiti all'Ucraina, ma solo a condizione che Kiev aumentasse i prezzi interni del gas ai livelli di mercato e permettesse una maggiore flessibilità del tasso di cambio della sua moneta. Insomma, se andiamo a decodificare il messaggio, il FMI ha chiesto prezzi del gas non agevolati per gli ucraini e una svalutazione della grivnia. Questo inciderebbe notevolmente sulla vita del ceto medio. Lo sa Yanukovich e lo sanno anche tutti quelli che non sono accampati a piazza Maidan.

Ma che non si stia parlando solo di una questione "locale" e che sul campo di gioco si stiano affrontando due colossi della politica internazionale, Europa e Russia, ce lo dicono a chiare lettere le dichiarazioni velenose che arrivano da Bruxelles e le risposte al vetriolo del ministro degli Esteri della Federazione, Sergey Lavrov.

In un incontro con i senatori russi alla vigilia della firma dell'accordo con l'Ucraina, il capo della Diplomazia di Putin ha dichiarato che "Troppo spesso negli ultimi tempi si è detto che se la Russia non fosse intervenuta, tutto sarebbe andato bene in Ucraina", e ha aggiunto: "Abbiamo ampiamente dimostrato come ci comportiamo noi e come si comportano i nostri partner europei, che vanno a Kiev per distribuire biscotti in nome dell'indipendenza". Lavrov ha poi detto che la Russia è rimasta "sorpresa dai continui tentativi di esercitare pressioni su Kiev (da parte dell'Europa ndr), anche dopo gli accordi raggiunti tra Kiev e Mosca".

Insomma, quello che la Russia teme è una ritorsione europea sul regime dei visti, che Mosca vorrebbe diventasse più flessibile, ma l'impressione è che il Cremlino stia perseguendo in modo vincente i suoi interessi nazionali, curando meglio che può il suo giardino di influenza, che è cruciale per rinascere definitivamente come grande potenza mondiale. L'Europa per il popolo di piazza Maidan rappresenta l'indipendenza, la democrazia e la libertà. Tutte cose vere, tutte cose giuste. Ma il popolo di piazza Maidan non rappresenta la maggioranza dei 46 milioni di ucraini, che non sognano le riforme, ma vogliono star bene ora e subito, dopo venti anni di difficoltà economiche. Difficile fare poesia quando non si ha il pane. 

In Ucraina si stanno scontrando due visioni del mondo, una autoritaria e al momento molto ricca (quella del Cremlino) e una democratica e libera (quella dell'Europa). E' certo che le proteste in piazza Maidan continueranno e l'Ucraina entrerà nel nuovo anno portandosi dietro la crisi politica che sta destabilizzando Kiev. Allora vedremo quale sarà la reazione di Yanukovich. Si comporterà "alla russa" e sederà la ribellione nel sangue ammanettando i suoi oppositori, oppure riaprirà la partita con Bruxelles? Al momento solo lui lo sa. 

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Anna Mazzone