I problemi dell'Unione Europea: cosa devono cambiare gli amici tedeschi
Aumentano i critici o gli ipercritici della Ue. Ecco come evitare il rischio di una vera implosione. Lettera aperta alla Merkel & Co.
È venuto il momento per una sincera lettera aperta a voi amici tedeschi, anche da parte di chi non è gravato da pregiudizi ostili nei vostri confronti. È la realtà dei fatti, non l'avversione per voi, diventata una delle cifre dominanti dell'opposizione all'euro e all'Unione europea e alle loro regole. Opposizione sempre più diffusa nelle opinioni pubbliche continentali e che dovrebbe indurvi a una riflessione di fondo. Ad alcuni cambiamenti di impostazione.
L'aumento dei critici della Ue
Dei 751 membri attuali del Parlamento europeo, circa 150 sono critici o ipercritici della Ue per come la conosciamo, coi suoi Trattati e i suoi criteri. Alle prossime elezioni, nella primavera del 2019, con ogni probabilità il loro numero potrebbe arrivare anche a raddoppiare. Analogamente a quel che è avvenuto in Ungheria, Polonia, Bulgaria, Cechia, Austria e Italia, il quadro delle tradizionali famiglie politiche europee - popolari, socialisti e liberali - ne sarà sconvolto.
Perché allora limitarsi ad attendere a pie' fermo, per poi scoprire che correre ai ripari è troppo tardi? Il rischio sarebbe di una vera implosione, altro che la Brexit di cui - a due anni di distanza dal referendum britannico - ancora non siamo in grado di conoscere portata e conseguenze. Quando procedure e regole sono così farraginose da rendere incoerenti i tempi lunghissimi previsti con l'immediatezza dei tempi dei mercati e dei consensi popolari, o le vecchie regole si cambiano, oppure vengono travolte. Ed è questo il rischio concreto di fronte a noi.
Ci sono tre temi prioritari sui quali l'impostazione di questi ultimi anni va corretta. L'immigrazione. Le asimmetrie economiche. I poteri degli organi comunitari.
La questione immigrazione
Sull'immigrazione, il no secco registrato alle proposte della presidenza bulgara pochi giorni fa mostra che la maggioranza dei Paesi europei è quella fatta dalla somma dei Paesi est-europei del blocco di Visegrad, e di nuovi critici come l'Italia di Salvini e Di Maio.
Anche la Germania, vista la malaparata, è stata costretta a dire no per non finire in minoranza. È stata travolta la visione adottata dopo la dura reazione all'apertura incondizionata ai rifugiati da parte della Merkel nell'estate 2015. L'idea della redistribuzione delle quote tra tutti i Paesi membri non ha funzionato, perché la maggioranza dei governi si oppone.
L'alternativa è un rafforzamento strategico dei controlli e dei respingimenti alle frontiere esterne dell'Unione. Senza lesinare risorse finanziarie. A cominciare da quelle a favore dell'Italia.
Le asimmetrie economiche
Sulle asimmetrie economiche, cari amici tedeschi, è noto che siete (giustamente, a mio avviso) contrari a ogni forma di mutualizzazione del debito altrui in assenza di ferrei impegni a ridurre gli squilibri di finanza pubblica. Però capiamoci bene: continuare a dire no a ogni eventuale strumento finanziario emesso dall'Unione - sì, in forma di debito a garanzia comune - magari anche solo volto a finanziare investimenti strategici, è una fesseria colossale.
Tra l'altro serve anche a voi, perché anche la vostra rete infrastrutturale ne ha un forte bisogno. Senza contare il fatto che il vostro no al compimento dell'Unione bancaria ottiene l'effetto contrario della separazione tra rischio sovrano e rischio bancario: ed è contro gli interessi di tutti e anche vostri, non solo quelli italiani.
I poteri degli organi comunitari
Infine, ammettiamolo. La Commissione europea come guardiano tecnocratico dei Trattati e delle regole europe e è avvertita come l'incarnazione della negazione della sovranità popolare. Bisogna aprire a più poteri al Parlamento e a più opting out nelle decisioni del Consiglio europeo cioè dei governi, se non vogliamo finire per essere travolti tutti da chi in nome delle scelte dei popoli alle urne torna a disegnare come unica alternativa la via dell'autarchia, dei dazi e dei muri alle frontiere.
C'è chi pensa che voi, cari amici tedeschi, possiate assistere a tutto questo nella convinzione di rimanere comunque forti da soli o con pochi Paesi amici, anche se l'edificio europeo si sfaldasse. È la vostra terribile storia, di grandezza ma anche di fiumi di sangue versato, a dimostrare il contrario. Accettate che a ricordarvelo siano in primis i vostri più sinceri amici.
(Articolo pubblicato sul n° 25 di Panorama, in edicola dal 7 giugno 2018 con il titolo "Agli amici tedeschi dico: ci sono cose da cambiare e voi lo sapete bene")