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ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Unioni civili, tutte le tappe di un lungo cammino

Il provvedimento è legge dello Stato. Si è concluso un percorso lungo tre anni tra grandi polemiche e numerosi ritocchi al testo iniziale

La Camera ha confermato la fiducia al governo sul ddl sulle unioni civili con 369 voti a favore, 193 contrari e 2 astenuti.  
L'Assemblea di Montecitorio ha poi approvato il provvedimento con 372 "sì",  51 "no" e 99 astenuti.

Le unioni civili oggi sono dunque legge dello Stato.

Nonostante si tratti di un testo frutto di una iniziativa parlamentare, il governo ha deciso di mettere la fiducia come atto “inevitabile” per scongiurare incidenti. Una decisione che ha scatenato reazioni infuocate da parte delle opposizioni ma anche della Cei.

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Forti le repliche della madrina della legge, la senatrice Monica Cirinnà, e del ministro delle Riforme e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi al candidato sindaco di Roma Alfio Marchini, sostenuto da Forza Italia ed Ncd, che ha annunciato che in caso di elezione non celebrerà le unioni gay in Campidoglio. “Ogni sindaco è tenuto a rispettare la legge”, le parole di Boschi, "se un sindaco si rifiuta di celebrare le unioni civili, viene un commissario ad acta".
Scintille che si iscrivono nella lunga serie di polemiche che hanno accompagnato l'intero iter del disegno di legge durato ben tre anni. Ecco quali sono (sfoglia le slide).

La condanna dell'Europa

Il 21 luglio 2015 la Corte europea dei diritti umani stabilisce che l’Italia deve introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. Dai giudici di Strasburgo anche una condanna all'Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali, e in particolare per quanto riguarda l’articolo 8 della Convenzione europea: il diritto al rispetto per la vita privata e familiare. Tutti i 47 gli Stati facenti capo alla Cedu sono in teoria costretti a legalizzare l'unione tra persone dello stesso sesso, ma non per forza il matrimonio.

#svegliaitalia

Manifestazioni e flashmob in cento piazze italiane e in altre città straniere per dare la sveglia al Paese e chiedere che le unioni civili vengano approvate quanto prima. E' il 23 gennaio 2016 e migliaia di persone partecipano all'iniziativa promossa da Arcigay, ArciLesbica, Mit, Famiglie Arcobaleno e Agedo al grido di #svegliaitalia. Presente a Milano il sindaco Giuliano Pisapia che cita Neruda e a Roma, in piazza del Pantheon, la senatrice Monica Cirinnà accolta con un'ovazione dai presenti.

Il Family Day

Una settimana dopo l'iniziativa a favore delle unioni, è la volta di quella contraria. Al Circo Massimo si riversano persone arrivate da tutta Italia per dire no al ddl Cirinnà. Poco prima dell'inizio della manifestazione, al Viminale il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aveva incontrato il promotore dell'iniziativa Massimo Gandolfini che poi dal palco lancerà un forte appello contro le adozioni per gli omosessuali e la pratica dell'utero in affitto: “senza limiti, la nostra società diventa folle”. In piazza anche Giorgia Meloni, attuale candidata sindaco di Roma, che proprio in quell'occasione annunciò di aspettare un bambino dal suo compagno. Critiche a pioggia per aver scelto di rivelare la notizia proprio nel giorno del Family day contro le unioni civili.

Il dietrofront dei grillini

All'inizio di febbraio compare sul blog di Beppe Grillo un post che spiega la posizione assunta dal Movimento 5 Stelle in merito alla stepchild adoption ossia quella della totale libertà di coscienza sulle adozioni e sul disegno di legge nel suo complesso. Le motivazioni? “Nel disegno di legge è prevista la “stepchild adoption”, letteralmente “adozione del figliastro”, per le coppie omosessuali. Questo è il punto in cui le sensibilità degli elettori, degli iscritti e dei portavoce MoVimento 5 Stelle sono varie per questioni di coscienza. Nella votazione online che si è svolta a ottobre 2014 non era presente alcun accenno alle adozioni e gli iscritti del M5S non hanno potuto dibattere su questo argomento specifico” In realtà i vertici pentastellati avrebbero deciso di cambiare completamente strategia sulla materia per il rischio di socntentare una buona parte del proprio elettorato di orientamento cattolico. 

No del M5S al super-canguro

Il 16 febbraio è il giorno dello strappo definitivo. Il Movimento 5 Stelle, inizialmente a favore del provvedimento, annuncia il suo voto contrario all'emendamento confezionato per mettere in salvo il testo dalla valanga di richieste di modifica, circa 6mila, avanzate dalle opposizioni in particolare dalla Lega Nord. La rete non resta a guardare e nel giro di poche ore si ripempi di commenti a sfavore: “penso che oggi il Senato abbia dato il peggio di sé”, scrivono in tanti. Delusi anche molti elettori 5 Stelle: “dovevano restituire il palazzo alla gente, sono diventati il palazzo che nega i #diritticivili alla gente”. 

Renzi ci mette la faccia

“Che paura possono fare due persone che si amano?”. E' in occasione dell'assemblea nazionale del Pd del 21 febbraio che il premier Matteo Renzi decide di scendere in campo in prima persona per difendere il ddl sulle unioni civili. Ha capito che senza i voti dei grillini la partita diventa davvero complicata. Lui stesso ammette che il passaggio al Senato è “numericamente delicato”. “Siamo 112 noi – spiega - 218 gli altri gruppi”. Resta dunque solo una strada da percorrere: quella dell'accordo di governo con un emendamento sul quale bisognerà mettere la fiducia.

Lo stralcio della stepchild adoption

All'indomani del discorso pronunciato da Matteo Renzi in assemblea, il Pd presenta la bozza di emendamento che di fatto esprime l'accordo con Ncd. All’interno è riportato quasi interamente il testo del disegno di legge Cirinnà, con le modifiche già concordate e lo stralcio dell'articolo 5, quello sulla stepchild adoption, l'adozione del figlio naturale del partner da parte dell'altro membro di una coppia omosessuale. Cancellato anche l’obbligo di fedeltà e la previsione secondo la quale “le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole ‘coniuge’, ‘coniugi’ o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”.

Via libera al Senato

Dopo giorni di polemiche, il Senato approva, il 25 febbraio, la fiducia sul maxiemendamento interamente sostitutivo del testo del ddl sulle Unioni civili. I voti a favore sono 173, i contrari 71. Con la maggioranza vota anche il gruppo di Ala. E' uno dei primi passi di avvicinamento di Denis Verdini all'orbita governativa. Il M5S esce dall'Aula mentre alcuni senatori dem , contrari allo stralcio della stepchild, non partecipano al voto. Assenti anche alcuni esponenti di Ncd polemici con l'accordo raggiunto tra Alfano e Renzi. Una parte del partito del ministro dell'Interno è sempre rimasta contraria alla legge tout court. “Giornata storica, ha vinto l'amore” il commento di Matteo Renzi. “Vittoria col buco nel cuore”, le parole di Monica Cirinnà, felice per l'approvazione della “sua” legge in Senato ma anche dispiaciuta per lo stralcio della stepchild: “penso ai figli di tanti amici”.

Lgbt di nuovo in piazza

“Le unioni civili non bastano”. Con questo slogan, il 5 marzo, si svolge a Roma, in Piazza del Popolo, la manifestazione organizzata dalle assoziazioni lgbt per chiedere “pari diritti” a gay e lesbiche, dopo il primo via libera al Senato al ddl Cirinnà sulle unioni civili, considerato un primo passo, ma ancora insufficiente. Oltre a una quarantina di sigle arcobaleno, hanno aderito anche Cgil, Amnesty international, circoli Arci e Telefono rosa.

Via libera definitivo alla Camera

Alla viglia del voto di fiducia, il segretario della Conferenza episcopale italiana, Monsignor Nunzio Galantino, il cui pensiero condivide quasi sempre con quello del Papa, boccia la decisione del governo di mettere la fiducia sulla legge. Una decisione che, secondo il prelato, corrisponderebbe a una “sconfitta”, alla rinuncia a un'ulteriore fase di confronto. Le polemiche sono infuocate ma la fiducia è ormai scontata.

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Maria Franco