Ursula von der Leyen commissione europea
EPA/PATRICK SEEGER
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Ecco chi è (e cosa pensa) Ursula, la nuova donna forte d'Europa

La von der Leyen è la prima presidente donna della Commissione (ma con maggioranza risicata). Migranti, sovranismo e Brexit: la sua posizione

Nessuno si aspetta da lei che sia una donna di ferro, ma la via per la prima Presidente donna della Commissione europea si rivela più ardua di quanto si pensasse. La tedesca Ursula von der Leyen, arrivata al voto di Strasburgo in extremis, in un gioco di veti incrociati che ha affossato il candidato in pectore Manfred Weber, da politica consumata ha costruito un programma fatto apposta per raccogliere i voti necessari anche (e soprattutto) al di fuori della sua maggioranza, ma alla fine ha ottenuto il consenso con un margine risicatissimo: 383 voti a favore, solo nove in più dei 372 necessari. Cinque anni fa Jean Claude Juncker ne aveva raccolti ben 422. 

Migranti e sovranismo: ecco le sue idee

Non è bastato il tour di promesse degli ultimi giorni e neppure il discorso nell’emiciclo di Strasburgo, seppure interrotto da numerosi applausi, con cui ha provato a guadagnare alleati. Tra i movimenti socialisti e sovranistri, pur promettendo il salario minimo europeo, ha lasciato più di un indeciso. Nella fila dei Verdi aprendo sul clima non ha convinto abbastanza nei contenuti concreti. 

Sul tema dei migranti ha tuonato: le vite vanno salvate. Nessun accenno a porti chiuse ma la promessa di lotta agli scafisti e revisione del regolamento di Dublino che, però, non sono bastate a convincere la fitta pattuglia di Identità e Democrazia a cui fanno capo il partito di Salvini e quello di Marine Le Pen. Nel programma, in aula in siedono ancora i parlamentari britannici e valgono voti, l'idea che un’ulteriore proroga della Brexit si può fare a qualcuno ha fatto storcere il naso.

Ursula von der Leyen commissione europeaEPA/PATRICK SEEGER

Presidente grazie a una maggioranza variabile

La sua si preannuncia, a questo punto, una maggioranza variabile. Appoggiata dal suo partito, quello dei Popolari europei, deve farsi accettare dai suoi come seconda scelta. Ha come naturale alleato i Socialisti, che però non tutti sono pronti a seguirla su alcuni temi, i Verdi annunciano appoggi solo su provvedimenti specifici.

A tendere la mano, non rifiutata ma non sbandierata, sono arrivati per paradosso voti sparsi dai tanto odiati partiti sovranisti (M5S in testa) e l’ancor più temuta estrema destra europea: voti necessari per sedere sulla poltrona di Presidente, ma che peseranno quando si dovranno cercare compromessi. 

Ora la scelta dei commissari

Ursula von der Leyen con se ha 383 europarlamentari. Pochi per essere forte nell'emiciclo di Strasburgo. E ora dovrà formare la nuova Commissione. I membri del suo "governo" saranno indicati dagli Stati, in una miscellanea di orientamenti ben poco compatti. Un governo europeo, insomma, che rischia di nascere già fragile. 

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Anna Migliorati