Usa 2016: Trump conquista la nomination repubblicana: "A novembre vinceremo"
L'ufficializzazione alla convention di Cleveland con il più alto numero di voti nella storia del partito
"Oggi è un giorno molto speciale. Non lo dimenticherò mai". Così Donald Trump esultando per la conquista formale della nomination repubblicana alla Convention di Cleveland.
Ha parlato da New York, comparendo per 3 minuti sui mega schermi della Quicken Loans Arena. "Insieme abbiamo raggiunto questo storico traguardo, con il più ampio numero di voti della storia del partito repubblicano.
In attesa del discorso di domani
Questo è un movimento e dobbiamo andare fino in fondo", ha affermato il tycoon newyorchese. "Sono davvero onorato di essere stato nominato per la presidenza. Non vedo l'ora di condividere le mia considerazioni con voi giovedì", ha affermato anticipando alcuni temi del suo discorso di giovedì, dal rafforzamento delle frontiere alla lotta all'Isis.
Ha poi definito "un onore correre con Mike Pence. "E' un grande uomo e sarà un grande vice presidente. Abbiate una fantastica serata. Ci vediamo domani sera e giovedì sera - ha concluso - e a novembre vinceremo"
Il lungo percorso
Il neo-eletto candidato in 16 mesi di campagna elettorale e 56 primarie, ha sbaragliato 16 concorrenti, superato l'ostracismo dell'establishment del partito e conquistato la nomination Gop con 1.725 delegati.
Nella giornata di ieri, la roll call degli Stati, cioè la conta del voti per ratificare la nomina del candidato presidenziale, ha seguito il copione tradizionale, escludendo possibili tentativi di "obiezioni di coscienza" e procedendo in ordine alfabetico.
Come vuole la tradizione, allo Stato del candidato, New York, è stato affidato il compito di portare Trump al trionfo superando la soglia dei 1.237 delegati necessari per la nomination.
Il sostegno dei figli
A "lanciarlo in vetta", Donald Jr., figlio maggiore del magnate immobiliare, affiancato dal fratello Eric, dalla sorella Ivanka e dalla sorellastra Tiffany, nata dalla seconda moglie di Trump, Marla Maples. Erano tutti visibilmente emozionati. "E' un onore lanciare Donald Trump in vetta con 89 delegati. Congratulazioni papà: ti vogliamo bene", ha detto Donald Jr., plaudendo, con le lacrime agli occhi, all'impensabile impresa del padre
La ratifica è stata solo minimamente turbata da una protesta dell'ultimo minuto sulle procedure avanzata dai delegati dell'Alaska.
Lo Speaker della Camera dei Rappresentanti e presidente della Convention, Paul Ryan - non proprio un ammiratore di Trump - è stato costretto ad annunciare l'incoronazione, ufficializzando il ticket con il governatore dell'Indiana, Mike Pence, nominato candidato vice presidente per acclamazione. "Che ne dite di unificare il partito in questo cruciale momento... Passando all'offensiva", ha esortato Ryan, per "competere in ogni parte d'America per ogni singolo voto".
Ryan ha aspettato che Trump conquistasse i delegati necessari per la nomination alla primarie prima di appoggiarlo formalmente. "Solo con Donald Trump e Mike Pence possiamo avere la chance di qualcosa di meglio", ha detto ieri Ryan, dopo aver preso di mira Hillary Clinton.
L'elemento unificante della Convention Gop è stato proprio l'incessante j'accuse contro l'ex Segretario di stato, portato avanti quasi ininterrottamente da tutti gli speaker, dal governatore del New Jersey, Chris Christie, a Donald Jr., salito sul palco con il piglio di un politico navigato. "Se volete sapere che tipo di presidente sarà, allora lasciatemi spiegare come mio padre ha condotto i suoi affari passando la sua carriera con la gente comune... Noi non abbiamo imparato dagli Mba ma dalle persone con dottorato in senso comune", ha dichiarato Donald Jr. galvanizzando la platea.
Ieri è salita sul palco anche la 22enne Tiffany, sottolineando il talento del padre nel motivare le persone. "Per me il valore di un genitore - ha dichiarato - si fonda su quanto è in grado di supportarti e sostenerti nei momenti difficili".
Hillary sempre nel mirino
La seconda giornata della Convention è stata volutamente orchestrata come una grande festa di famiglia, con i figli ancora una volta schierati in prima linea. Sul finale è intervenuto il neurochirugo in pensione Ben Carson, ex rivale di Trump nella corsa per la nomination, prendendo di mira Hillary per perorare la causa del miliardario.
Coloro che pur di non eleggere Trump hanno dichiarato di voler votare Clinton "non usano il cervello che Dio ha dato loro - ha tuonato - questa elezione non riguarda Trump o ogni altro politco ma la gente che reagisce per riprendersi l'America".
Fuori dalla Quicken Loans Arena sono continuate anche ieri manifestazioni di protesta, con il numero degli arrestati salito, da domenica, a quota cinque.