Ustica: l'Olp minacciò: "Abbatteremo un aereo"
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Ustica: l'Olp minacciò: "Abbatteremo un aereo"

Il senatore Carlo Giovanardi chiede di togliere il segreto di Stato dalle carte che dimostrerebbero il coinvolgimento dei palestinesi nella strage

E se ad abbattere il Dc-9 esploso il 27 giugno 1980 sopra Ustica, fosse stato il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), l'organizzazione terroristica aderente all'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp)?

Quattro giorni prima del trentaseiesimo anniversario della strage, che provocò 81 morti, in Parlamento il senatore Carlo Giovanardi torna all'attacco del segreto di Stato che oltre un terzo di secolo dopo la strage, a suo dire, copre ancora carte rilevantissime e indebitamente sottratte alla valutazione della magistratura

Giovanardi, che è membro della Commissione d'inchiesta sull'affaire Moro, con altri senatori ha avuto accesso a carte coperte da segreto di Stato. E stamattina, in Parlamento, è tornato a denunciare con forza l'esistenza di documenti che proverebbero il coinvolgimento terroristico dei palestinesi nella strage.

Si tratta di alcune informative, apparentemente prodotte dai nostri servizi segreti prima dell'esplosione sopra Ustica, nelle quali viene rappresentata la seria, concreta “minaccia di una rappresaglia contro l'Italia" da parte dell'Olp. Questa rappresaglia indicherebbe addirittura come obiettivo un "aviogetto dell'Alitalia".

La presunta "vendetta dell'Olp" potrebbe essere messa in relazione all’episodio dei “missili di Ortona”, e in particolare all’arresto, avvenuto il 7 novembre 1979 nei pressi di Ortona (Chieti), di tre rappresentanti dell’Autonomia operaia di Roma.

I tre stavano trasportando due lanciamissili di fabbricazione sovietica del modello SAM-7, con relativo munizionamento, che avevano ottenuto da un contrabbandiere di armi, il quale le aveva sbarcate quel giorno stesso da una motonave approdata al porto di Ortona al Mare.

Alcuni giorni dopo, il 13 novembre 1979, a Bologna fu poi arrestato il giordano Abu Anzeh Saleh, il responsabile del Fplp in Italia. Saleh avrebbe infatti dovuto essere presente alla consegna delle armi, ma quel giorno aveva avuto un impedimento e quindi aveva delegato i tre autonomi romani.

La vicenda dei missili di Ortona si trasformò presto in una questione assai spinosa per la magistratura e per la politica italiana. Il 2 gennaio 1980, infatti, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina inviò una nota ufficiale al presidente del Tribunale di Chieti, dove si stava svolgendo il processo. Ecco alcuni passaggi di quella nota: “I missili trovati a Ortona sono dell’Fplp [...] Non c’è mai stata intenzione da parte del Fronte di usarli in Italia [...] Noi richiedemmo che queste informazioni fossero trasmesse al governo italiano. Alcuni giorni dopo, l’ambasciata italiana ci confermò che il governo italiano era stato informato in modo esatto e completo”.

Per quanto possa sembrare assurdo, insomma, nel gennaio di 36 anni fa i terroristi palestinesi chiedevano ufficialmente alla magistratura italiana la restituzione di quei missili, rivendicandone a sorpresa la proprietà. La questione va inserita nella strategia del cosiddetto "Lodo Moro": un misterioso accordo segreto che sarebbe stato siglato nel 1973 tra l'Olp e Aldo Moro come ministro degli Esteri.

Di questa intesa molto si è scritto (va detto, con plurimi indizi) ma sempre senza prove definitive: secondo chi sostiene l'esistenza del "Lodo Moro", l'Italia avrebbe permeso all'Olp e alle sue derivazioni il transito sul suo territorio di terroristi, materiale esplosivo e armi, garantendo perfino la piena impunità a chi fosse stato trovato dalle forze dell'ordine; in cambio otteneva di essere risparmiata dalle cruente azioni del terrorismo palestinese.

Se corrisponde al vero quanto nelle carte segretate ha letto il senatore Giovanardi, non è implausibile che, di fronte alla "rottura del Lodo Moro" da parte italiana, il Fplp e l'Olp abbiano deciso di vendicarsi. Potrebbe rientrare quindi nella rappresaglia la strage di Ustica, e forse anche la strage di Bologna dell'agosto 1981, come da tempo sostengono altre fonti.

Il sospetto ventilato da Giovanardi è troppo grave per essere sottovalutato. È pertanto fondamentale che il governo tolga al più presto l'incomprensibile e indecoroso segreto di Stato dalle carte di cui parla Giovanardi.



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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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