I 300 mln per il vaccino contro il Covid ormai inutile
15 milioni di dosi in più sono ormai vicine alla scadenza e le aziende farmaceutiche non vogliono negoziare
Se da una parte la comunità internazionale ha tirato un sospiro di sollievo per la fine della pandemia dall’altra ci si prepara ad una guerra con le case farmaceutiche che hanno monopolizzato il settore e non sembrano voler cedere ad una rinegoziazione vantaggiosa dei contratti per i vaccini anti Covid-19. Solo in Italia infatti con la campagna vaccinale ormai al palo sono circa 15 milioni le dosi di vaccino rimaste inutilizzate che entro fine anno dovranno essere distrutte perché in scadenza. Uno spreco di denaro pubblico senza precedenti che si aggira al momento intorno ai 300 milioni di euro. Soldi buttati via ma necessari per non lasciare il Paese impreparato difronte ad un eventuale recrudescenza del virus.
Stesso problema dei Paesi Ue che nel corso degli ultimi mesi hanno chiesto di cancellare o rivedere gli accordi sottoscritti in piena pandemia perchè si ritrovano con un eccesso di dosi rispetto alla domanda.Alcuni Paesi hanno addirittura chiesto la cancellazione degli accordi ma le case farmaceutiche, forti dei contratti firmati con i governi nel pieno della pandemia, non avevano mostrato la minima intenzione di rinegoziarli. Così l’Unione europea dopo mesi di tensioni è riuscita a rimodulare con Pfizer il numero di consegne di vaccini anti Covid. Una trattativa che non è chiara ma dove si prospettano ulteriori perdite economiche.
La trattativa
La Commissione europea, in collaborazione e per conto degli Stati membri, aveva firmato un terzo contratto con Pfizer/BioNTech per l’acquisto di 900 milioni di dosi di vaccino, con l’opzione di acquistarne altre 900 milioni, per un costo massimo stimato in 35 miliardi di euro, a carico dei singoli Stati fino al 2023. Ed ora il nuovo accordo raggiunto ora tra Ue e Pfizer/BioNTech prevede nell’accordo appena annunciato: una riduzione della quantità di dosi acquistate dagli Stati membri in virtù del contratto; le dosi originariamente convenute nel contratto saranno convertite in ordini facoltativi dietro pagamento di una tariffa; una proroga del periodo durante il quale gli Stati membri potranno ricevere i vaccini, che a partire da adesso potrà arrivare a 4 anni; la possibilità, fino al termine del contratto di continuare ad avere accesso a dosi supplementari fino a concorrenza del volume originariamente convenuto per soddisfare le esigenze in caso di aumento dei casi e di peggioramento della situazione epidemiologica ed un accesso continuo a vaccini adattati alle nuove varianti, non appena questi siano stati autorizzati dalle autorità di regolamentazione.
Ombre sul contratto
La commissione europea non ha parlato dei termini economici dell’accordo ed il ministro della Salute polacco Adam Niedzielskiin una nota ha scritto: «I dettagli esatti non sono stati resi pubblici, ma la proposta in discussione vedrebbe la cancellazione di alcune dosi, ma con un prezzo più alto per le consegne rimanenti, in pratica creando una “tassa di cancellazione”.Nonostante la mia volontà di trovare un compromesso, Pfizer non è disposta a mostrare un livello soddisfacente di flessibilità e a fare proposte realistiche che rispondano alla mutata situazione (sanitaria) in Europa». Mentre a febbraio 2023 dopo il Consiglio Salute tenutosi a Bruxelles il ministro della salute Orazio Schillaci, in sessione pubblica, aveva rivelato un dettaglio dei contratti ossia che gli Stati, nel caso in cui un cittadino citi in giudizio una casa farmaceutica per un effetto collaterale del vaccino, sono costretti a pagare le spese legali in cui incorrono i produttori, in pratica a pagare loro gli avvocati.
Quanto hanno guadagnato i maggiori produttori dei vaccini anti Covid
Tra il 2021 e i primi nove mesi del 2022 le multinazionali farmaceutiche Pfizer, BioNTech, Moderna e Sinovac hanno registrato profitti per circa 90 miliardi di dollari dalla vendita di vaccini e farmaci contro il Covid-19. Guadagni enormi “in larga parte dovuti a decenni di ricerca finanziata da investimenti pubblici, miliardi di sovvenzioni per lo sviluppo e la produzione e decine di miliardi sotto forma di Accordi di acquisto avanzato (APA) con i governi” scrive Somo, organizzazione olandese che indaga i comportamenti e le politiche delle grandi aziende transnazionali, nel rapporto “Pharma’s pandemic profits” pubblicato il 27 febbraio. Più nel dettaglio, Pfizer ha generato utili netti per 25 miliardi di dollari, BioNTech e Moderna 20 miliardi a testa mentre la cinese Sinovac ha rilevato margini per circa 15 miliardi.I ricercatori di Somo hanno analizzato i dati finanziari dei sette maggiori produttori di vaccini contro il Covid-19: un’attività che ha permesso di generare ricavi pari a 86,5 miliardi di dollari solo nel 2021, con un utile di 50 miliardi. Ma solo quattro società (Pfizer, BioNTech, Moderna e Sinovac, appunto) hanno realizzato utili consistenti. “Con un margine netto del 57% sono stati superati persino i profitti già alti del business as usual dell’industria farmaceutica, che è tra i settori commerciali più redditizi al mondo.