Yacht italia mike lynch
(Ansa)
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Albero integro, scafo intatto e l’ultimo disperato allarme: lo yacht inabissato è un giallo

Il razzo d’emergenza non è bastato, il veliero è sparito in 60 secondi. Ancora disperso il magnate Mike Lynch. Il cui coimputato nel processo per frode muore investito da un’auto

Ci sono due tragedie, con diversi punti in comune, sulle quali si stanno arrovellando parallelamente gli investigatori italiani e i detective inglesi: una cela le sue verità nelle acque profonde siciliane, l’altra su una strada tranquilla della campagna inglese. Due casi distanti, ma legati da non pochi dettagli. A saldarli sono due manager con dei contatti che emergono dal loro passato e che gettano ombre su ciò che è loro accaduto.

Il primo mistero è in fondo al mare. Dove un veliero di lusso, il Bayesian, un gioiello della navigazione a vela, ora è un relitto. Verso l’alba del 19 agosto il vento ha deciso che il viaggio doveva finire. Una tromba marina ha colpito lo yacht, che si è inclinato, poi ha cercato di rialzarsi, infine è affondato. È colato a picco portandosi probabilmente dietro sei passeggeri (sorpresi nel sonno), tra cui il proprietario, MikeLynch, un nome che fa tremare il mondo della tecnologia. Lynch, soprannominato il «BillGates del Regno Unito», è un magnate, noto come il fondatore della società Autonomy. E ora è disperso. Come JonathanWilliamBloomer, inglese, un gigante del mondo finanziario, veterano della finanza britannica e presidente di Morgan Stanley international, AnneElisabethJudithBloomer, sua moglie, la figlia di Lynch, Hannah, 18 anni, ChristopherJudeMorvillo, un avvocato americano e sua moglie Nada. Il mare li ha presi e non li ha restituiti, in un naufragio che lascia più domande che risposte. Le due giovanissime hostess superstiti ora dicono di essere «vive per miracolo». RecaldoThomas, lo chef canadese-antiguano che lavorava sul Bayesian, invece, è l’unica vittima accertata del naufragio. Tutte le testimonianze sembrano d’accordo su un affondamento avvenuto in pochi minuti: e lo confermerebbe un video ripreso dalle telecamere di sicurezza di una villa che sorge sulla rada di Porticello, la frazione marinara del Comune di Santa Flavia (Palermo) in cui è avvenuto il disastro marittimo. Lo ha mostrato la Tgr siciliana e racconta gli ultimi attimi prima dell’inabissamento: si vede, per 60 secondi, il veliero con il suo albero imponente e illuminato. Poi la luce scompare. E quello, molto probabilmente, è il momento in cui lo yacht va giù. Sopra quel veliero il vento soffiava forte, ma non abbastanza da spezzare l’albero maestro. Lo dicono i sub, lo conferma un robottino della Guardia costiera. L’albero è ancora lì, intatto, quasi a voler sfidare la tempesta e il mare che l’ha inghiottito. Eppure, qualcosa è andato storto. Qualcosa che non si vede, che sfugge agli occhi umani e anche a quelli elettronici. Gli investigatori italiani cercano di ricostruire cosa sia accaduto quella notte. Ma ogni indizio porta a nuove incertezze. Il vento, la tempesta, il mare stesso sembrano nascondere qualcosa. Un pescatore ha trovato solo un piccolo dispositivo galleggiante, un Epirb, che ha lanciato un segnale di emergenza. Alcuni testimoni hanno anche riferito di aver visto un razzo rosso partire dallo scafo. E di certo dall’imbarcazione il momento di difficoltà è stato segnalato. Il relitto, però, non ha falle, dicono gli esperti. Non ci sono segni di rottura. La causa, insomma, non è l’albero maestro, né una crepa nello scafo. Gli esperti ora indicano l’importanza di verificare la posizione della chiglia retrattile, per controllare se fosse stata sollevata oppure no, ma anche la proporzione fra l’altezza dell’albero, oltre 72 metri dalla linea di galleggiamento, e la lunghezza della barca, di 56 metri, forse un po’ elevata per una barca da crociera seppur pesante (circa 550 tonnellate). Le criticità potrebbero rinvenirsi quindi nella progettazione. Il Bayesian, però, è stato definito la miglior barca da crociera al mondo nel 2009 e non solo per il record dell’albero di alluminio più alto. E c’è un ultimo dettaglio, che ieri ha fornito l’agenzia di stampa Nova, e che di certo non aiuta a rendere meno oscuro il caso: la Darktrace, un’azienda di sicurezza informatica fondata da Lynch, che pare occuparsi in modo spinto di intelligenza artificiale, ha rapporti consolidati con l’intelligence israeliana ed è ben nota ai servizi segreti internazionali, italiani compresi. Gli israeliani, però, avrebbero usato i sistemi dell’azienda britannica per individuare alcuni dei massimi dirigenti di Hamas.


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Fabio Amendolara