La violenza figlia della crisi del valore della famiglia
La Rubrica - Lessico Familiare
3 e 7. 4 e 6.
Sono gli anni delle vere vittime degli episodi di cronaca nera di questi giorni, figli di madri i cui mariti hanno tentato di togliere la vita, incapaci di accettare la separazione.
Siu, una bella ragazza dai tratti esotici, lotta – a Biella - contro la morte, trafitta al petto, presumibilmente, dal marito, arrestato dopo essere caduto in tante e tali contraddizioni da non potersi ipotizzare una diversa soluzione al caso.
Un’altra donna, nell’agrigentino, è nella medesima condizione, lei e il suo bambino di 4 anni, accoltellati da un marito/padre violento che non è riuscito, per grazia di Dio, a realizzare la strage familiare pianificata come reazione alla volontà della moglie di lasciarlo.
Cosa c’è di nuovo?
Nulla, ahinoi. Lo stillicidio quotidiano si arricchisce, ogni giorno, di notizie di femminicidi, omicidi/suicidi, stragi in famiglia, a plastica dimostrazione che le leggi non bastano a fermare la mano degli assassini che scambiano l’amore per un alibi morale, la gelosia come un legittimo movente, la sconfitta come un’onta da lavare con il sangue.
Vite spezzate e figli orfani che la società non riesce a proteggere, innocenze rubate e segnate per sempre.
A far da contraltare a questo scempio la bella intervista resa dalla vedova 91nne del mitico Domenico Modugno, Franca Gandolfi, la quale – sciogliendo un epocale riserbo – ha accettato di raccontare la sua vita con il più grande cantautore della musica italiana, dalla genesi al tragico epilogo nella sua amata Lampedusa.
C’è un passaggio in cui Franca Gandolfi ricorda un tradimento del marito, con tanto di sparizione per tre mesi, all’inseguimento di una donna, e valorizza il suo perdono.
Altre epoche, si dirà, mera convenienza, retaggio culturale di donne passive e prone alla figura maritale, ma non è così.
La vedova del Mimmo nazionale offre uno spaccato storico di qualcosa che oggi non esiste più, un nucleo valoriale che permeava la famiglia e sublimava la solenne promessa fatta sull’altare, quella di amarsi in salute e malattia, in ricchezza e povertà, superando assieme i problemi.
Amore come capacità di comprendere che non si può vivere, in coppia, sempre a tre metri sopra il cielo, con un sentimento che – fatalmente – si attenua, si trasforma, affronta sfide e attriti, persino sconfitte.
Oggi è andato tutto a catafascio.
L’accelerazione dei ritmi di vita si è propagata nei sentimenti, con instant love intensi ma effimeri, che fanno sragionare le persone, incapaci di gestirli ed accettarne la trasformazione di cui parlavo poc’anzi.
Quindi, quando il sentimento sfuma, subentra l’incapacità di accettarlo, da qui – in un crescendo – si attivano meccanismi di opposizione, molestie, stalking, vendette (anche nelle vesti di revenge porn), minacce, violenze, fino alla decisione di uccidere il partner ribelle.
Il perdono della Signora Franca Gandolfi non è quindi un inno a prendersi le corna e a perdonare le intemperanze dei partner, tutt’altro, ma è il segno di cosa significava ‘amare’ in un tempo in cui le crisi si superavano con fiducia, nel convincimento che ogni corsa ha i suoi ostacoli e non si deve cedere al primo incaglio.
E’ la testimonianza vivente di un’epoca in cui il matrimonio era davvero la prima istituzione di una società basata sulla famiglia, come oggi non esiste più.
I tempi cambiano, ma non sempre in meglio e dovremo accettare, un giorno, che la crisi del modello tradizionale di famiglia arriverà ad un livello tale da cancellarne l’essenza stessa, in nome di una società ‘liquida’, gender-free, poli-amorosa, inaridita dall’assenza di figli e persino più violenta.