Viriginia Raggi e l'emergenza rifiuti a Roma
Anche il M5S costretto a compromessi imbarazzanti per risolvere il problema rifiuti in città tra la discarica di Malagrotta e quella di Rocca Cencia
Traffico e "monnezza". Non c'è sindaco di Roma che sia passato indenne da questi due immensi problemi. E anche su Virginia Raggi rischia di abbattersi una delle due calamità: l'emergenza rifiuti. Perché se al traffico si può anche sopravvivere, ai cumuli di spazzatura maleodorante in piena estate no.
Il neo sindaco grillino ha pensato bene però di tornare dal “supremo” Manlio Cerroni, re della spazzatura, patron della discarica di Malagrotta, la più grande, inquinata e inquinante d'Europa, chiusa dall'amministrazione precedente perché dichiarata fuori legge dalla Ue, con Cerroni finito agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, poi condannato per falso in atto pubblico a un anno di reclusione.
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Per sopravvivere al governo della città Virginia Raggi ha scelto Cerroni, il “male assoluto”, l' “avvelenatore”, il “mafioso” (tutte definizioni date in passato dai pentastellati quando sui compromessi della vecchia politica potevano accusare tutti perché ancora non era capitato loro di dover scendere a patti con l'inquinatore più famoso del Continente). Dopo aver promesso che “il prossimo mercoledì” (cioè tre settimane fa) Roma sarebbe stata ripulita, il suo assessore all'Ambiente ha infatti intimato all'Ama di portare i rifiuti a Rocca Cencia dove c'è un tritovagliatore, finito ora sotto inchiesta da parte della magistratura, che risulta affittato a terzi ma che appartiene alla Colari, la società di Cerroni.
Il quale non vede l'ora di poter riaprire le porte di casa alle tonnellate di immondizia dei romani. Per non parlare del fatto che la discarica potrebbe riaprire. Almeno stando a quanto sostiene Daniele Fortini, presidente dimissionario di Ama.
La decisione ovviamente verrà presa, nel caso, in accordo con l'assessore all'Ambiente della giunta Raggi: Paola Muraro il cui curriculum vitae è stata per 12 anni consulente proprio di Ama, da cui ha ricevuto 107mila euro nel 2013, 137mila euro nel 2014 e 280mila euro nel 2015. Proprio lei che, in diretta facebook durante il blitz del 12 luglio scorso presso gli stabilimenti Ama di Rocca Cencia (dove in questi ultimi giorni si sono accumulate la "bruttezza" di 7mila tonnellate di rifiuti), strigliò i vertici della partecipata romana (quindi Fortini).
Non solo. A dover vigilare sugli impianti Tmb (trattamento biologico meccanico) di Ama, finiti sotto un'altra inchiesta (oltre a quella sul tritovagliatore di Cerroni che in quegli impianti si trova e che la stessa Muraro ha intimato ai vertici dell'azienda di utilizzare) perché negli anni avrebbero smaltito meno rifiuti di quanto prescritto dalla normativa e dal contratto di servizio, era proprio lei. Lei che il 30 giugno, quando formalmente era ancora una consulente dell'Ama e Virginia Raggi non era nemmeno stata eletta sindaco, partecipò alla riunione “segreta” con il deputato pentastellato Stefano Vignaroli, vicepresidente della commissione bicamerale sulle ecomafie (i rifiuti insomma) e fidanzato di Paola Taverna, il suo assistente parlamentare Giacomo Giujusa e l'attuale presidente di Colari Candido Saioni.
Fu allora che soggetti in posizione di conflitto d'interessi (Vignaroli e Muraro) siglarono con Colari il patto dell'immondizia per il ritorno in grande stile del Supremo. Peccato che a quanto pare i rifiuti che escono dal tritovagliatore di Cerroni, piazzato presso gli stabilimenti dell'Ama di Rocca Cencia risultino non a norma e debbano subire un ulteriore trattamento con conseguenti maggiori costi per i cittadini romani. L'assessore chiede adesso ai giornalisti di essere lasciata in pace perché per lei lavorare con tutta questa “pressione mediatica” addosso è davvero dura. Vuoi mettere con gli incontri segreti e le dirette facebook blindate?