Visti falsi, scandalo in alcune ambasciate d'Italia in Africa
Un trafficante d’uomini confessa: «È facile avere documenti contraffatti, con 4.000 euro si entra in Italia». Sarebbero coinvolte le sedi diplomatiche di Paesi come Congo, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. Il titolare della Farnesina: presi provvedimenti.
Da qualche anno ottenere i visti d’ingresso per l’Italia sembrerebbe essere diventato un gioco da ragazzi: basterebbe conoscere la persona giusta e oliare il meccanismo. Le ambasciate italiane in Pakistan, Sri Lanka, Bangladesh e Congo sono già state scandagliate dagli ispettori del ministero degli Esteri e alcune teste sono saltate. Un trafficante di esseri umani ha svelato a Fuori dal coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete 4, di essere disposto a sborsare tra i 5.000 e i 10.000 euro, «basta avere il visto». L’incontro avviene davanti all’aeroporto di Napoli. L’inviato Tommaso Mattei entra in auto e comincia a scambiare due parole con l’intermediario di permessi d’ingresso e con il trafficante di esseri umani. Il clou della conversazione, però, avviene in un ristorante. Il trafficante chiede «champagne» per sé e vino per i due commensali. Poi rompe gli indugi: «Io in questo ristorante ci ho portato il capo della polizia del Pakistan». Il giornalista viene ripreso a distanza e, a sua volta, riprende con una telecamera nascosta i suoi interlocutori. «Ho due richieste da fare in Pakistan all’ambasciata e mi serve un appuntamento per portare dei fratelli qua, ho già preparato le carte e loro possono avere il visto», dice il trafficante. L’affare è avviato, ma per chiuderlo il trafficante spiega che bisogna andare in Friuli. E indica il posto preciso dell’appuntamento con i suoi collaboratori.
Qui è il secondo trafficante ad avanzare la proposta: 50 visti per 20.000 euro. Il tempo necessario sono due mesi, spiega l’intermediario mentre il trafficante si lascia andare ad alcune clamorose rivelazioni: «In Italia venire è facile, in altri Paesi è difficile. La Germania non lascia (il visto, ndr)». E, nel suo italiano stentato, aggiunge: «In Italia c’è meno controllo e dà documenti, in altro Paese documenti non danno facile». Lasciato il trafficante, il giornalista si apparta con il mediatore. Questo spiega che gli uomini che avrebbero voluto corromperlo per il suo ruolo da consulente per le ambasciate nel Sud Est asiatico erano trafficanti di esseri umani. E se da una parte ci sono i trafficanti di esseri umani pronti a pagare per i permessi d’ingresso, dall’altra ci sarebbero funzionari delle ambasciate che, dietro pagamento, preparerebbero i documenti.
Le missioni ispettive disposte dalla Farnesina hanno già prodotto molto materiale. «Ad agosto», ha spiegato ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, «ho disposto controlli straordinari in Pakistan, Sri Lanka e Bangladesh. Nei giorni scorsi, una simile missione ha ispezionato le ambasciate a Kinshasa e Brazzaville. Ulteriori ispezioni sono previste anche in altre regioni, quali l’America Latina» e i risultati «sono a disposizione delle competenti autorità, anche giudiziarie».
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