Stop ai vitalizi per i parlamentari condannati: approvata la delibera
L'Ufficio di presidenza della Camera e quello del Senato hanno votato a favore con i consensi di Pd, Sel, Sc, Fdi e Lega
Mentre il governo è alle prese con il rompicapo delle pensioni che la Corte costituzionale ha imposto di rimborsare a chi ne ha subito il taglio per lo stop alla rivalutazione decisa dal governo Monti, ex onorevoli condannati in via definitiva a pene superiori a due anni hanno continuato fino a oggi a percepire vitalizi fino a 8mila euro al mese. Ma da questa sera, dopo un anno di continui annunci, rinvii, richieste di pareri giuridici (ben 8!) e la raccolta di quasi mezzo milione di firme a favore da parte dell'associazione antimafia Libera, l'Ufficio di presidenza della Camera prima e quello del Senato dopo, ha dato il via libera alla proposta Grasso-Boldrini per la loro abolizione.
Alla Camera Fi e M5s hanno abbandonato la seduta, e i rappresentanti di Ap non hanno partecipato al voto. Nessun voto contrario, a favore hanno votato Pd, Sel, Sc, Fdi e Lega. Al Senato la delibera è passata, in un Consiglio di presidenza composto da 19 membri, con 8 sì, 2 no (Gal e M5S) e 1 astenuto (Berger, gruppo Aut). Il presidente Grasso e De Poli (Ap), pur essendo presenti non hanno votato. Il primo per prassi e il secondo perchè in disaccordo con la delibera.
Vitalizi ai parlamentari condannati: i numeri
Le novità del testo
Per venire incontro alle richieste di tutti e mettersi al riparo da ricorsi e rischi di incostituzionalità, il testo della delibera è stato rimaneggiato e limato più e più volte fino all'ultimo minuto. Si è deciso, per esempio, che una condanna per abuso d'ufficio non implicherà la perdita del privilegio e che gli ex onorevoli che hanno ottenuto la riabilitazione dopo aver scontato la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici potranno tornare a beneficiare del loro assegno. Quelli di reversibilità che spettano ai familiari del parlamentare deceduto prima dell'approvazione della nuova norma non saranno toccati. Mentre sarà destinato a perdere il vitalizio, ma solo dal momento dell'approvazione della misura, chi sceglierà il patteggiamento.
Pd, Sel, Lega favorevoli
Il Pd ha votato a favore. La prospettiva di affrontare la campagna per le regionali sotto attacco del Movimento 5 Stelle ha convinto anche i più riottosi a non servire agli avversari l'arma più letale, quella dell'antipolitica, su un piatto d'argento. Soprattutto in Campania dove nelle liste del candidato governatore Vincenzo De Luca, già condannato a sua volta per abuso d'ufficio, figurano nomi di indagati, condannati e parenti di. Anche Sel ha detto sì come la Lega che chiedeva addirittura di abolire tutti i vitalizi, non solo quelli ai condannati.
Fi e Area popolare contrari
Forza Italia è contraria e ha abbandonato la seduta alla Camera mentre Area Popolare (Ncd+Udc), indecisa da sempre, non ha parteciato al voto. Ma a parte il parere personale di chi come il senatore di Fi Lucio Malan sostiene che anche alti titolari di un ufficio pubblico che sbagliano, come i magistrati, dovrebbero subire un taglio della loro pensione (nonostante vitalizio e pensione siano cose diverse), la posizione ufficiale di entrambi gli schieramenti è che la nuova regola dovrebbe essere fissata da una legge al fine di evitare rischi di incostituzionalità. L'obiezione è che la decisione di abolire o meno i vitalizi dovrebbe spettare al Parlamento e non ai presidenti di Camera e Senato che non essendo investiti di funzioni politiche dovrebbero evitare di “inseguire e assecondare – così Frabrizio Cicchitto (Ncd) - le tendenze più giustizialiste e demagogiche di una parte dell'opinione pubblica”. “Forza Italia è ovviamente favorevole – ha spiegato il presidente della Commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto (Fi) – ma bisogna intervenire con una legge perché non è per accontentare un vagito di giustizialismo acuto che si possono stravolgere i principi”.
M5s ago della bilancia
Riferimento nemmeno troppo velato a chi, come Beppe Grillo, sulla guerra ai privilegi della casta ha costruito tutto il proprio successo elettorale. E tuttavia il Movimento 5 Stelle, chiamato a fare un po' da ago della bilancia, ha deciso di abbandonare la seduta. I grillini da sempre non hanno risparmiato critiche al provvedimento. Ritengono sia stato indebolito dall'esclusione dei condannati per abuso d'ufficio e dalla possibilità per i riabilitati di rientrare in possesso dell'assegno. Ma tra chi rischia di doverne fare a meno ci sono diversi nomi invisi al popolo dei 5 stelle: dall'ex premier Silvio Berlusconi (8mila euro) a Marcello Dell'Utri (4.985 euro) a Cesare Previti (4.235 euro).