"Vi racconto il dietro le quinte di Wimbledon"
Stefano Meloccaro, inviato storico di Sky Sport, alle prese con la dura vita di chi trascorre le sue giornate a bordo campo. E fa le carte al tennis italiano
Ci risponde mentre su Wimbledon la pioggia batte incessante, tanto da costringere poi gli organizzatori ad alzare bandiera bianca. "Posso chiamarti?" "No, adesso no. Ti chiamo dopo io". Non c'è un attimo di tregua per chi di lavoro racconta il torneo più affascinante della stagione, lo Slam per eccellenza, quel teatro dei sogni che per tutti gli appassionati di tennis e non solo risponde al nome di Wimbledon. Stefano Meloccaro, inviato di Sky Sport, è ormai un veterano dell'erba inglese. E anche della pioggia.
E' l'interlocutore perfetto per farsi raccontare il dietro le quinte del palcoscenico più luccicante di tutti e anche per fare il punto sugli italiani all'assalto di Londra. Partendo proprio dalla pioggia, convitato di pietra di tanti pomeriggi anche oggi che il Centrale e il Campo 1 sono stati coperti e almeno un po' di tennis si vede anche nelle giornate peggiori.
Stefano, partiamo da qui: come si sopravvive?
"Siamo sopravvissuti anche con difficoltà maggiori, prima che nel 2009 mettessero i tetti era un supplizio. Adesso almeno un po' di tennis è assicurato anche se non so in quale altro sport può capitare che una partita si ferma e non sai se ricomincerai a giocare in mezz'ora o cinque ore, se devi mangiare oppure no. Ovviamente vale anche per chi lavora".
Voi cosa fate?
"Sono sincero, la pioggia è anche un'opportunità. Chi deve scrivere sta fermo e aspetta, noi della televisione sfruttiamo le pause per approfondire temi che quando hai mille partite non puoi sviscerare".
Ci sono milioni di appassionati che vi invidiano: stare a Wimbledon pagati...
"Vale il detto 'Sempre meglio che lavorare' (ride ndr). Però ti devo dire che, pur essendo sempre meraviglioso e che io avrei pagato pur di essere qui, stare due settimane e qualche giorno - perché arriviamo un po' prima - dentro un club di tennis comincia a somigliare un pochino a un lavoro. Soprattutto dopo vent'anni che lo fai. Un lavoro pur sempre bellissimo, ma con cose che la gente non sa".
Ad esempio?
"Che noi siamo itineranti dentro Wimbledon e in generale nelle strutture dei grandi tornei che raccontiamo. Non c'è un posto dove possiamo stare, sederci, riposare... Devi andare un po' in giro, magari trovi ospitalità da qualche sponsor, c'è il nuovo Media Center che ha un po' di posti ma soprattutto quando non sei sui campi la sopravvivenza non è semplice".
Steano Meloccaro
Una faticaccia...
"E' una bellissima faticaccia".
Almeno vi consolate con le mitiche fragole con la palla di Wimbledon
"Quelle ci sono. Una volta erano in coppette, adesso le mettono in box di carta. La panna non è quella montata che la gente immagina ma una sorta di latte condensato. Costano due sterline e 50 a confezione, prezzo calmierato".
Prezzo politico
"E' un po' come il caffè da noi. Esagerano su tante cose ma con le fragoline cercano di mantenersi dentro i limiti".
Ci sono molti italiani?
"In questi anni sono un' aumentati, te ne accorgi camminando nei vialetti. Abbiamo giocatori migliori e ci sono più persone che vengono, siamo sportivi quando possiamo essere tifosi".
Almeno i tennisti li frequentate, gusto?
"Mi pare una parola grossa... Mi tocca fare il vecchio: mi raccontano che un tempo tennisti e giornalisti pranzavano e stavano insieme, a Roma ad esempio i tavolini del ristorante erano fuori dal bar del Foro Italico. Oggi il mondo dei tennisti è solo confinante al nostro, ma si fa in modo di non mescolarli mai. Gli spazi per i giocatori sono off limits a meno di non voler tentare di infiltrarsi. Il tennista lo vedi solo quando chiedi l'intervista e te la concedono. Punto".
C'è molta meno poesia di un tempo
"Una volta vedevi Galeazzi entrare nello spogliatoio e prendere Maradona sotto braccio. In NBA mi dicono sia ancora in parte così, qui tu chiedi l'intervista agli organizzatori del torneo e, se te lo concedono, puoi fargli tre domande e poi te lo portano via. Funziona così".
Entrando in campo, come ci arriva il tennis italiano a questo Wimbledon?
"Un finalista come Berrettini due anni fa è stata una cosa che non aveva spazio nemmeno nei sogni reconditi per lungo tempo. L'anno scorso Sinner ha fatto i quarti di finale. Quest'anno non stanno benissimo, però ne abbiamo anche altri. Io vengo dal periodo in cui se vincevamo due partite facevamo i fuochi d'artificio, ora in tanti ci chiedono qual è il nostro segreto".
Eppure ci lamentiamo per i risultati di quest'anno
"Non dobbiamo fare troppo i sostenuti. I nostri ragazzi sono forti, anche quelli che stanno arrivando".
Sinner può diventare un animale da erba?
"I giocatori specialisti sull'erba non esistono più, quindi anche lui può diventare un giocatore da erba perché tira molto forte. Può imparare a giocare molto bene anche su questa superficie".
Berrettini può tornare ai suoi livelli?
"Ne ha molta voglia e questa è un'ottima notizia. Il tennis moderno è come la Formula Uno, lui ha problemi da più di un anno e non è semplice riprendere una routine vincente. Secondo me è ancora giovane e ne ha la possibilità".
Lo fermo. E' appena arrivata la notizia che ancora una volta ha vinto la pioggia: programma cancellato e ci si rivede domani...
"Eh... Questa è già una buona notizia (sorride ndr)... Significa che per una sera riusciamo ad andare a cena".
Ne farete tantissime a Londra, una vita bellissima quella dell'inviato sportivo
"Una vita... Io ho tutte le sere studio alle 21 ora di Londra, finisco alle 21,30 e non posso tecnicamente arrivare a Londra prima delle 22,20. Secondo te, dopo che sono stato una giornata qui, a quell'ora vado al ristorante?".
No?
"Mi butto a letto, steso a quattro di bastoni... Altro che ristorante. La mattina dopo devo ricominciare daccapo. Detto questo..."
Detto questo?
"Ovviamente è sempre molto, ma molto meglio che lavorare. E se rinascessi altre cento volte vorrei tornarci altrettante qui".
Buon lavoro