Yemen: ecco perché c'è il rischio della peggior catastrofe umanitaria del mondo
Secondo l'Onu, ci vorranno 3 miliardi di dollari per raggiungere oltre 13 milioni di persone con aiuti salvavita
La crisi nello Yemen devastato dalla guerra continua a deteriorarsi e le agenzie dell'Onu hanno lanciato un Piano di risposta umanitaria per il 2018: ci vorranno 2,96 miliardi di dollari per raggiungere oltre 13 milioni di persone con aiuti salvavita.
Si tratta del più grande appello umanitario per lo Yemen dove, dopo anni di guerra, tre quarti della popolazione ha bisogno di assistenza. Tra loro 11,3 milioni hanno bisogno urgentemente di aiuti solo per restare vivi. "L'assistenza umanitaria non è la soluzione per la popolazione dello Yemen, ma è l'unica àncora di salvezza per milioni di loro", ha detto Jamie McGoldrick, coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nel paese, rivolgendosi alla comunità internazionale.
Le conseguenze più gravi le subiscono i bambini: secondo l'Ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha), quasi due milioni di minori non vanno a scuola, e 1,8 milioni di piccoli sotto i 5 anni sono gravemente malnutriti (tra loro 400.000 con malnutrizione acuta grave).
Già a novembre, le Nazioni Unite avevano suonato un campanello d’allarme sulle terribili condizioni della popolazione yemenita dovute al blocco agli aiuti umanitari imposto dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Il rischio è che la grave carestia che sta interessando il Paese sia la peggiore degli ultimi decenni.
Le ragioni del conflitto
L’Arabia Saudita giustifica il blocco deciso la scorsa settimana di tutte le vie di accesso, siano terrestri, marittime o aeree, con la necessità di impedire che nello Yemen entrino le armi destinate ai ribelli Huthi, dopo che questi ultimi avrebbero lanciato un missile contro Riad.
Il conflitto, esploso nel 2014, vede da una parte le forze governative del presidente Abd Rabbo Mansour Had (costretto a fuggire dalla capitale Sanaa) sostenute da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita e che comprende gli Stati del Golfo (tranne l’Oman), la Giordania, l’Egitto, il Marocco e il Sudan, con l'appoggio di Stati Uniti e Gran Bretagna, e dall’altra i ribelli Huthi riuniti nel movimento sciita Ansar Allah alleati con i fedeli dell’ex-presidente Abdalle Saleh e spalleggiati dall’Iran.
Si tratta, quindi, di una delle tante guerre per procura tra Riad e Teheran in rappresentanza, rispettivamente dell’Islam sunnita e Islam sciita motivate anche da tutta una serie di questioni economiche che hanno al centro la ricchezza petrolifera dell’area.
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