Guerra in Yemen: cosa succede
I motivi della guerra che ha causato già 16 mila morti. Il ruolo di Arabia Saudita e Iran. Il rafforzamento di Al Quaeda
Lo Yemen è il teatro di una delle guerre per procura più sanguinarie di tutto il Medio Oriente. Il conflitto, che ha fatto 16.000 morti e ridotto milioni di persone alla fame, si inserisce nel grande scontro fra sauditi e iraniani. Lo scontro va avanti da più di due anni, da quando nel febbraio 2015 il presidente Abd Rabbih Mansour Hadi è stato costretto a fuggire dalla capitale Sanaa dai ribelli sciiti Houthi appoggiati dall’ex presidente Ali Abdullah Saleh.
Le fazioni in lotta
Sul terreno si contrappongono una coalizione di Paesi arabi sunniti al fianco di Hadi, composta dagli Stati del Golfo (tranne l’Oman), la Giordania, l’Egitto, il Marocco e il Sudan, guidati dall'Arabia Saudita e sostenuti da Stati Uniti e Gran Bretagna, e un'alleanza fra l'ex presidente Ali Abdullah Saleh e gli Houthi, appoggiati dall’Iran.
Per i monarchi del Golfo l’Iran, anche con l’ingerenza nello Yemen, vuole creare un nuovo “Impero Persiano”, mentre l’Arabia Saudita ambisce al ruolo di guida di tutto il mondo musulmano sunnita. Ora il Nord dello Yemen è controllato dagli Houthi, il Sud da Hadi, ma nel centro del paese si sono inseriti i gruppi jihadisti, Al-Qaeda e Isis, come già in Libia, in Siria e in Iraq.
La situazione politica
Dal XVI secolo al XX secolo lo Yemen è stato parte dell'Impero ottomano, anche se lo zaydismo (una variante dello sciismo) di fatto governava le regioni più interne. Il Nord dello Yemen divenne indipendente nel 1918 e nel 1962 diventò Repubblica Araba dello Yemen. Aden era invece passata sotto controllo britannico nel 1839 e raggiunse l’indipendenza nel 1967. Per trent’anni le due parti del Paese sono rimaste separate: il Nord sotto il governo di Saleh dal 1978, il Sud allineato invece all’Urss. Dopo la caduta del blocco dell’Est lo Yemen si è riunificato, nel 1990, sempre sotto la presidenza di Saleh.
Ma nel febbraio 2012 Saleh, nel pieno della Primavera Araba, ha ceduto il potere al suo ex vice, Abd Rabbih Mansur Hadi. Hadi ha però trascurato la componente sciita e nel gennaio 2015 è stato costretto a cedere il potere dall’avanzata dei guerriglieri Houthi a Sanaa. Un mese dopo Hadi ha abbandonato Sanaa per Aden, sua città natale e sua roccaforte nel sud del Paese. In tv Hadi ha poi smentito le proprie dimissioni e ha condannato il colpo di Stato.
Il ruolo dell’Arabia Saudita
Inizia così la guerra civile yemenita. Il 25 marzo 2015, per fermare l'avanzata degli Houthi che sostenevano Saleh, e riportare Hadi al potere, è intervenuta l’Arabia Saudita, con migliaia di soldati e 100 cacciabombardieri. Gli Stati Uniti hanno fornito invece l’intelligence e il supporto logistico per la campagna. Hadi si è prima rifugiato a Riad e poi è tornato ad Aden, mentre Saleh si è reinsediato a Sanaa.
I motivi della guerra
Il vero contrasto quindi rimane tra Arabia Saudita e Iran. Riad non ha dubbi che Teheran voglia creare in Yemen una propria milizia come ha fatto in Libano, in Iraq e in Siria. E sulla base di questo timore la monarchia saudita ha deciso di intervenire. La coalizione guidata dal Regno però si è trovata intrappolata in una guerra lunga, difficile e costosa. Moltissime sono le vittime civili dei raid aerei del regno saudita e alcune critiche arrivano anche all'interno della corte reale perché la guerra in Yemen costa al regno circa sei miliardi al mese.
Fronte pro-Hadi spaccato
Nella guerra in Yemen il fronte sunnita pro Hadi non è compatto come potrebbe sembrare. Gli Emirati Arabi Uniti sono in concorrenza con i sauditi e mirano a una sorta di protettorato sul Sud. Alimentano così proteste di massa contro lo stesso Hadi e a favore di una secessione. Hadi ha accusato infatti Mohammed bin Zayed, il principe di Abu Dhabi, di comportarsi più “come un occupante che come il liberatore”.
Chi ci guadagna
In più c'è la questione migranti. Lo Yemen è diventato anche una base per chi sfugge da guerra e fame, per poi raggiungere i ricchi paesi del Golfo.
Questo caos rafforza sempre più Al-Qaeda, tanto che gli Stati Uniti sono costretti a continui raid, dal cielo ma anche da terra. I jihadisti hanno sfruttato la guerra civile in corso a loro favore, estendendo la loro penetrazione nel paese. Alcuni ritengono che la guerra in Yemen abbia rafforzato anche l'ostilità della maggioranza sunnita nei confronti della minoranza sciita locale.
I morti: numeri che fanno paura
Il colera fino ad oggi ha fatto più di 1900 morti e 400 mila sono i casi sospetti. Lo Yemen è anche sull’orlo della carestia. Circa 2 milioni di bambini sono colpiti da malnutrizione acuta che li rende ancora più vulnerabili al colera. Circa l’80% dei bambini dello Yemen ha immediato bisogno di assistenza. E secondo l'Onu, da marzo 2015 a marzo 2017, le vittime del conflitto sono 16.200, tra cui 10.000 civili. I raid sauditi sui centri abitati sono stati condannati dalla comunità internazionale.