'Non ti faccio niente' di Paola Barbato. La recensione
La paura addosso per sempre nel nuovo thriller dell’autrice di Mani nude
Non bisogna sempre e solo aver paura del lupo cattivo o dell’uomo nero. Anche un semplice sconosciuto che stringe tra le mani un innocente passerotto può rappresentare quello che non ci aspettiamo.
Questo è riportato nelle prime pagine del nuovo thriller di Paola Barbato in cui non si distingue da subito chi è la vittima e chi il carnefice.
I bambini soli, abbandonati a loro stessi di cui leggiamo storia dopo storia, diventano una volta adulti fratelli l’uno dell’altro, senza alcun legame di sangue ma con un forte e indissolubile punto in comune che li lega tra loro e a sé: il rapitore.
Sono bambini salvati dall’incuria, dall’inerzia di un giorno uguale all’altro, cresciuti soli e soli destinati a rimanere se non fosse intervenuto quello che a tutti appare come il mostro. Come è logico che sia.
Invece la Barbato trasforma sotto ai nostri occhi la figura negativa di un uomo che non conosciamo ancora, di cui non intuiamo le vere intenzioni se non quelle legate al rapimento in sé, in un salvatore, un eroe riconosciuto anni dopo dalle stesse vittime come tale.
Vincenzo ha un cuore grande e gonfio d’amore per i bambini e per tutte le creature indifese: ne leggiamo le difficoltà di interazione con la comunità in cui vive quando lo ritroviamo anni dopo la sua uscita dalle cronache italiane in cui, da un punto all’altro della penisola, organizzava meticolosamente rapimenti di bambini che custodiva con sé per tre giorni, il tempo necessario e non eccessivo per colmarli di attenzione e amore che mancavano loro.
Nessuno dei bambini divenuto adulto serba rancore nei suoi confronti, solo una grande riconoscenza perché da creature nascoste nell’ombra li ha, uno ad uno, salvati e fatti emergere dall’oscurità familiare.
Non ti faccio niente (Piemme) è il viaggio non programmato di un paio di questi giovani uomini che si mettono sulle tracce di un assassino che oggi, a distanza di tanti anni, ha deciso di colpire i figli di coloro che allora erano stati i prescelti di Vincenzo.
Giacomo e Daniele prima, con Mariangela e Bianca poi, compiranno l’eroica impresa di stanare insieme ad un vecchio poliziotto in pensione e alla compagna di Vincenzo, la Nives, la ferocia e la crudeltà di chi vuole solo vendicarsi.
Ne leggerete le ragioni e resterete con il fiato sospeso fino alla fine, quando la tensione si scioglierà in un pianto liberatorio dalle tagliole del passato. Quel passato che fa sanguinare il cuore e tiene in apnea, perché “la morte di un figlio ti annienta, è qualcosa di totalmente innaturale, sconvolge l’ordine delle cose, tutto ciò che aveva un senso lo perde. E tu passi il resto della vita a cercare, quel senso. Vuoi dare un perché a qualcosa che non può averlo.”
Paola Barbato resta un caposaldo della tensione, per la peculiarità di dettagli nella sua scrittura e per la grande capacità di immedesimazione nelle ambientazioni descritte. Non ti faccio niente è una storia molto articolata sul come ci si perda quando il cordone ombelicale non solo viene reciso. Viene annientato mentre tu, impotente, non puoi che trovare un capro espiatorio. .
Non ti faccio niente
di Paola Barbato
Piemme, 2017