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Alberto Bevilacqua

In Oleo Veritas, la certificazione senza errore

Individua il "codice a barre metabolico" dei prodotti e potrebbe rivoluzionare i metodi di tracciabilità

Gli attuali standard per le analisi chimiche di certificazione agroalimentare risalgono al 1800 e andrebbero aggiornati, mentre al sistema di tracciabilità analitica ideata da Innovative Solutions (spin off del Politecnico di Bari sostenuto dall’azienda speciale Samer della camera di commercio locale) hanno già aderito 114 laboratori in 15 nazioni. Siamo dunque di fronte a un nuovo sistema che potrebbe diventare uno standard europeo? 

Cambiare abitudini e cultura non è facile, per cui al momento si lavora alla divulgazione della nuova metodologia,  bensì va a individuare attraverso un test chimico il “codice a barre naturale” di un prodotto.

Meglio ancora, la sua composizione metabolica che funziona un po’ come l’impronta digitale delle partire di olio, riso, farine e quant’altro. A varare la metodologia è stato Vito Gallo, 41 anni, presidente di Innovative Solutions, che insieme con la Samer ha messo a punto con l’operazione “In Oleo Veritas” un kit “di assaggio”.

In sostanza, chiunque lo voglia, può certificare analiticamente le proprie partite d’olio al costo di 100 euro anziché 500 (massimo due lotti). “In questo modo la genuinità di una produzione è assolutamente garantita e certificata” spiega Gallo “E riuscire a certificare l’assenza di contaminazioni, miscelazioni o adulterazioni aumenta certamente il valore del prodotto, la sua credibilità e le possibilità di crescita sul mercato soprattutto estero”.

Le analisi vengono condotte in assoluta riservatezza ed è già già pronto anche un brevetto per certificare la scadenza dei prodotti freschi, “che dice esattamente sino a quando possono restare in cella mantenendo inalterate le proprietà organolettiche e le condizioni per la vendita”.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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