Oscar 2017, i 5 discorsi più belli
Dalla dedica alla comunità LGBT di Barry Jenkins all'aggraziata e commossa umiltà di Emma Stonne
È certezza inscalfibile che il momento che più ricorderemo dell'89^ edizione della cerimonia degli Oscar sarà l'eclatante errore nella consegna della statuetta al miglior film. Non vogliamo però dimenticarci momenti meno coloriti ma di ricchi di pulsanti emozioni.
Tra i vincitori che hanno solcato il palco del Dolby Theatre di Hollywood, raccogliendo applausi e lacrime di gioia, selezionamo i discorsi che ci sono piaciuti di più. Ecco i 5 discorsi di ringraziamento più belli.
1) Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney per la comunità LGBT
Prima del meraviglioso choc dell'Oscar come miglior film, Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney hanno ricevuto l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per Moonlight. Nel loro discorso di ringraziamento, pronunciato con sicurezza e a passo spedito, hanno consegnato un messaggio attuale per i giovani LGBT, in particolare per quelli colpiti dall'inversione di rotta di Trump, che ha tolto le garanzie introdotte da Obama sui bagni per i transgender.
Jenkins ha dedicato l'Oscar a "tutti voi là fuori a cui sembra che non ci sia uno specchio in cui la vostra vita sia riflessa, l'Accademy vi vede, l'American Civil Liberties Union anche, anche anoi, e per i prossimi quattro anni... non vi dimenticherò mai", ha detto Jenkins.
Gli ha fatto eco McCraney: "Questo Oscar Questo va a tutti quei ragazzi e ragazze e persone di genere non conforme, neri e marroni, che non vedono se stessi. Stiamo cercando di mostrarvi voi e noi. Quindi grazie, grazie, questo è per voi".
2) Il discorso del grande assente Asghar Farhadi
L'Oscar al miglior film straniero è andato all'iraniano Il cliente di Asghar Farhadi, il grande assente. Come annunciato, il regista ha disertato la serata degli Oscar per protesta contro il divieto del presidente USA Donald Trump di viaggiare verso gli Stati Uniti da sette nazioni a maggioranza musulmana, fra cui l'Iran. Farhadi ha scelto due iraniani-americani - un'ingegnere donna e un ex scienziato della NASA - per rappresentarlo alla cerimonia. Anousheh Ansari, ingegnere che è stata la prima "turista spaziale" donna, ha letto una dichiarazione a nome di Farhadi: "La mia assenza è un atto di rispetto verso i miei concittadini e quelli di altri sei Paesi che hanno subito una mancanza di rispetto per una legge disumana che vieta l'ingresso di immigrati negli Usa. Dividere il mondo in due categorie, noi e i nostri nemici, crea paura, una giustificazione ingannevole per l'aggressione e la guerra. E questo impedisce la democrazia e i diritti umani in paesi che a loro volta sono stati vittime di aggressioni". Un lungo applauso ha sottolineato da che parte stava la platea.
3) Viola Davis e la difesa della "storie ordinarie"
Commossa, Viola Davis ha ricevuto il suo primo Oscar, come migliore attrice non protagonista per Barriere. Nel suo discorso prima un'ode al potere dell'arte, che a qualche utente Twitter è sembrato un po' autocelebrativo: "Sono diventata un'artista, e grazie a Dio ci sono riuscita, perché siamo l'unica professione che celebra ciò che significa vivere una vita". Poi però nella seconda parte del discorso ha tirato fuori le emozioni più condivisibili, ringraziando la sua famiglia e il "capitano" Denzel Washington, co-protagonista e regista. Inoltre un saluto al fine drammaturgo August Wilson, dal cui testo teatrale è tratto il film, che è riuscito a "riesumare ed esaltare le storie di persone ordinarie".
4) Alessandro Bertolazzi e l'Oscar agli immigrati
L'italiano Alessandro Bertolazzi ha conquistato l'Oscar per il miglior trucco e acconciatura, insieme al connazionale Giorgio Gregorini e a Christopher Nelson, per il lavoro fatto nel film Suicide Squad. "Sono un immigrato, vengo dall'Italia e lavoro in giro per il mondo. Questo premio è per tutti gli immigrati", ha detto, ricevendo gli applausi della platea del Dolby Theatre.
5) L'umiltà aggraziata di Emma Stone
Emma Stone ha portato a casa la statuetta come miglior attrice protagonista per La La Land. Accarezzata da un abito-bustier color oro, intarsiato di merletti sul corsetto e tutto ricoperto di frange di perline sulla gonna, a firma Givenchy by Riccardo Tisci, la diva ventottenne è salita sul palco e tra lacrime e sorrisi e ha snocciolato un elenco di nomi. Quindi: "Mi rendo conto che un momento come questo è un'enorme confluenza di fortuna e opportunità", ha ammesso, prima di ringraziare il co-protagonista Ryan Gosling per averla fatta ridere e per aver "alzato l'asticella". Ha chiuso con un attestato di umiltà: "Ho ancora tanto da crescere e da imparare, ho tanto lavoro da fare, e questo Oscar è davvero un bellissimo simbolo per continuare questo viaggio, e io sono così grata per questo".