
L’Auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa gremito di pubblico per Roy Paci ospite di Panorama d’Italia – 24 novembre 2017

Roy Paci

La tromba, lo strumento da cui Roy Paci non si separa mai – Ragusa, Panorama d’Italia, 24 novembre 2017

Roy Paci (secondo da sinistra) con gli Aretuska – Ragusa, Panorama d’Italia, 24 novembre 2017

Il cantante Roy Paci con il giornalista di Panorama Gianni Poglio – Ragusa, Panorama d’Italia, 24 novembre 2017

L’Auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa – 24 novembre 2017

Roy Paci con il braccialetto di Cruciani per la Lega del Filo d’Oro – Ragusa, Panorama d’Italia, 24 novembre 2017
Cinquemila concerti, oltre cinquecento incisioni in altrettanti dischi e diciotto traslochi: una straordinaria vita on the road quella di Roy Paci, ospite di Panorama d’Italia a Ragusa all’Auditorium San Vincenzo.
Con lui, tre musicisti della sua band allargata, gli Aretuska. “Tutto è iniziato in una banda di paese di Augusta la mia città natale. La prima volta che il direttore mi ha messo in mano una tromba, ho visto la luce come John Belushi in Blues Brothers” racconta Roy alla sala gremita. “La musica per me è gioia e sorriso, non capisco come mai negli ultimi anni si sia fatta una strada una generazione di artisti con un approccio triste e desolato. Il palco è gioia e ve lo dice uno che ha suonato con Manu Chao, che sul palco sorride e invita a sorridere tutti quelli che si esibiscono con lui” racconta Roy prima di regalare al pubblico di Ragusa una vibrante versione di Destino Sudamerica, uno dei brani tratti dall’ultimo album Valelapena.
“Tra le molteplici influenze di questo disco c’è che quella delle wedding band indiane di Jaipur. Ero lì per girare un cameo in un film locale dove il mio ruolo era quello di una sorta di pifferaio magico seguito da una schiera di bambini. A un certo punto ho visto passare una di queste bande da matrimonio, non ho resistito alla tentazione e mi sono unito a loro per strada. Le bande sono un patrimonio culturale straordinario. Da quelle della mia terra, la Sicilia, sono emersi musicisti straordinari che adesso suonano nelle migliori orchestre italiane” spiega.
“Suonare in una banda è vera gavetta. Non c’è palco, nella banda ci si esibisce per strada a pochi centimetri dalla gente che ti ascolta. Non ci sono trucchi e nemmeno inganni” dice prima del secondo brano della serata, Makuè, un pezzo dalla grande forza ritmica ispirato ai suoni dell’Africa.
“Dopo tanti anni di carriera non mi sono fatto mancare una canzone dedicata alla mia città, Augusta, dove paradossalmente non mi sono mai esibito dal vivo”. Un brano bellissimo, che nelle parole le racchiude la sua storia di uomo e di artista e che si chiude con un breve ma stupendo solo di tromba. E la platea del San Vincenzo si infiamma.