Parenti, il miracolo del teatro con due piscine
È un luogo che sfugge a ogni definizione classica: accoglie nuotatori e spettatori, ospita sfilate, concerti, mostre ed eventi, creando una convivenza felice tra la cultura e il benessere
Vieni per uno spettacolo, resti per una nuotata o per una partita a tennis. Vai per un aperitivo, trovi una mostra o una sfilata, eppure pensavi di essere soltanto in un teatro. È un approdo di contaminazioni e sperimentazioni il Teatro Franco Parenti di Milano, fondato nel 1972 (all'epoca si chiamava Salone Pier Lombardo), diventato uno degli indirizzi più amati in città, capace d'attrarre circa 230 mila persone in un anno, quasi 100 mila nelle sue due piscine all'aperto, la grande e la piccola. Con la seconda che d'inverno diventa una pista di pattinaggio su ghiaccio, mentre la prima ostenta una pedana mobile galleggiante e camaleontica: di giorno fa da solarium, di notte da palcoscenico sotto le stelle. A fonderle, a farne da raccordo battezzandole, un nome che sa d'incanto: Bagni misteriosi, come un'opera di Giorgio de Chirico.
D'altronde, al Parenti tutto è un gioco di sfumature inesprimibili, di universi agli antipodi altrove ma non qui, dove non solo gli opposti – il dinamismo sportivo e la staticità di una platea – si sfiorano, ma si sovrappongono: «Abbiamo rimesso insieme i pezzi, il corpo e l'anima di un unicum. Il teatro, luogo dell'azione, è il corpo, la piscina luogo della rigenerazione, la sua anima. Acque e scene convivono e s'intrecciano in mille sinergie artistiche dando origine a un laboratorio culturale multidisciplinare d'integrazione fra corpo, emozione, arte e pensiero, unico al mondo» sintetizza bene Andrée Ruth Shammah, a sua volta poliedrica come l'atmosfera impone. È regista, direttrice artistica, curatrice dei lavori di riqualificazione dei Bagni Misteriosi terminati di recente (grazie a fondi privati e soprattutto all'Art Bonus), è portatrice di un prestigio che ha scavalcato le Alpi: lo scorso giugno ha ricevuto dal presidente francese Emmanuel Macron il riconoscimento della Legion d'onore.
Il Parenti, con quell'articolo davanti che non è un vezzeggiativo bensì un emblema di milanesità, conquista tutti: durante la Fashion week ha dato il benvenuto alle sfilate di griffe della moda come Missoni o Philipp Plein, dallo scorso anno ha spalancato le porte al design, che poi è pura arte visiva, spettacolo delle forme, dunque ancora coerenza più che bizzarria. I suoi spazi, dalla palazzina ai porticati fino al giardino, sono il fulcro, certo non la periferia, del Parenti District, l'ultima e già tanto chic appendice del Fuorisalone, l'evento degli eventi che trasforma l'intera Milano in un unico grande teatro. E che ha invaso questo rettangolo quieto ma non pigro di case basse un filo snob tra Porta Romana e Porta Vittoria, con una vitalità che sa di avere senso: «Si tratta di una grande impresa di rigenerazione urbana che dà nuova energia culturale alla città e diventa eredità da lasciare alle generazioni future per rispondere a un bisogno profondo di benessere sostenibile» commenta Shammah.
Le due piscine davanti al teatro.Andrea Cherchi
Attorno, dentro e fuori il Parenti, ruota un fitto programma di manifestazioni, presentazioni di libri e conferenze, concerti e rassegne cinematografiche, mercatini e svaghi per bambini. Ma in questo rutilare di appuntamenti, il teatro non si appanna né si sottrae. Nel suo cartellone conferma la capacità, la propensione trasversale a parlare a pubblici svariati: attira i più giovani con «Segnale d'allarme – La mia battaglia» (dal 24 al 29 marzo). Prima arriva «Locke» (dal 10 al 29 marzo), diretto e interpretato da Filippo Dini, l'affresco di un uomo pennellato attraverso le sue conversazioni telefoniche. E poi, restando nel campo degli esperimenti narrativi, ecco «Semi. Senza infamia e senza lode» (dal 5 al 10 maggio), con i suoi personaggi che sono caricature, maschere dai tratti deformi, vigilanti sulla banca mondiale delle sementi, un'arca di Noè contemporanea. Definizione che sta bene anche al Franco Parenti, contenitore di specie assortite di generi, caleidoscopio del concetto d'intrattenimento. Prova evidente di cosa un teatro possa essere, ancora e a maggior ragione oggi, oltre sé stesso: una destinazione e un rifugio in cui coltivare pensieri, passioni ed evasioni.