Perché il caso del vestito di Jennifer Lawrence ci deve far riflettere
L'attrice ha ricevuto la solidarietà della Rete per essere stata "costretta" a indossare un abito sexy nella gelida Londra, ma lei dice: "No grazie"
La domanda è semplice eppure sostanziale. Guardando la foto del photocall di Red Sparrow con Jennifer Lawrencein mezzo ai suoi colleghi uomini cosa si vede?
Le risposte possono essere due: una diva da Oscar elegantissima che emerge dal gruppo di attori uomini in tutto il suo splendore, oppure una donna che sta morendo dal freddo in una gelida Londra mentre i maschi vestono comodamente con giacche e cappotti. A seconda della risposta si avranno due modi diversi d'intendere la questione molestie sessuali e sessismo a Hollywood.
Il paradosso dell'anti-sessismo
Lo scatto in questione, infatti, da due giorni è diventato virale sui social network provocando una profonda riflessione sui paradossi cui potrebbe arrivare la caccia alle streghe contro il machismo imperante nello star system.
Ecco perché. Dopo la pubblicazione delle foto del photocall londinese di Red Sparrow che sono state scattate sulla terrazza dell'Hotel Corinthia mentre la temperatura era di circa 3 gradi, la Rete si è scatenata.
In sostanza la tesi era che nonostante la campagna #MeToo, lo scandalo Weinstein, i red carpet in total black e le prese di posizione circa il nuovo femminismo hollywoodiano nulla sia cambiato visto che il premio Oscar Jennifer Lawrence è stata costretta a posare con un abito scollatissimo, senza maniche, con la coscia di fuori e persino i sandali ai piedi nella gelida Londra mentre i colleghi Francis Lawrence, Matthias Schoenaerts Joel Edgerton e Jeremy Irons se ne stavano tranquillamente avvolti dai loro cappotti ben chiusi sul petto. "Queste foto dimostrano che c’è ancora molto da fare contro il sessismo a Hollywood" ripetevano in molti via social.
La replica di Jennifer Lawrence
A mettere a tacere i neo estremisti dell'anti-machismo è stata la diretta interessata che via Facebook si è definita "interdetta davanti a questa polemica".
"Perché mai avrei dovuto coprire questo meraviglioso abito Versace con un cappotto e una giacca" ha spiegato Jennifer che poi ha aggiunto: "Sono stata su quella terrazza giusto i cinque minuti della foto" e poi ha precisato: "Sarei rimasta in mezzo alla neve per quel vestito perché amo la moda e quella è stata la mia scelta".
E circa la polemica ha detto: "Questo è sessista, ridicolo e non è femminista. Reagire in modo esagerato a ogni cosa qualcuno dica o faccia, creando delle polemiche su situazioni sciocche come quello che scelgo di indossare oppure no, non ci fa compiere dei passi in avanti. Crea delle stupide distrazioni dai problemi reali".
I limiti del neo estremismo femminista
E' quello il nocciolo della questione. Lo sdegno per la capillare diffusione della tecnica del ricatto sessuale come strumento per imporre il potere e limitare la libertà delle donne è legittimo, sacrosanto e centrale rispetto alla tematica, ma ipotizzare un futuro in cui le dive si presentino sul red carpet in ciabatte o un domani in cui le donne rinuncino a parrucchiere ed estetista per non sottostare al giogo del maschio fallocentrico è altrettanto paradossale.
Le donne, in una società sana e moralmente consapevole, amano vestirsi bene per le occasioni speciali, portano i tacchi alti anche se fanno male ai piedi, si mettono a dieta se non si piacciono e per la stessa ragione cambiano il colore dei capelli.
Nessuna di queste azioni può essere considerata come effetto di uno status di sudditanza fisica o psicologica e nessun uomo dovrebbe permettersi di pensare che una donna "si fa bella per lui". Lo fa, forse, "anche" per lui, ma non è quello il moto principale.
Il diritto di essere belle (e piacere)
L'esempio di Jennifer Lawrence in questo è lampante. L'attrice premio Oscar è bella, giovane, nel pieno del suo splendore fisico e professionale e se ha voglia di indossare un meravigliosa abito Versace mentre fuori ci sono tre gradi è liberissima di farlo esattamente come i colleghi uomini si sentono liberi di presentarsi in cappotto a un importante photocall. Nessuno si sarebbe sognato di dire a Jeremy Irons: "Certo che gli anni si fanno sentire se per tre minuti di photocall ti presenti in maglione e giaccone".
Il caso Lawrence rappresenta la deriva estremista di una battaglia importante di costume e cultura e mette in luce i limiti che ogni fanatismo finisce per avere in qualsiasi ambito cosa che accade quando il buon senso cede il passo all'idealismo esasperato.