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La vita dell’ex campione Robinho nel carcere dei famosi in Brasile

La vita dell’ex campione Robinho nel carcere dei famosi in Brasile

L’ex attaccante del Real Madrid e del Milan sta scontando una condanna di nove anni per stupro: il fatto risale al 2013 in una discoteca di MIlano. Vive in una cella di 8 metri quadrati: gioca a calcio e fa corsi di elettronica sperando in una riduzione della pena

La vita cambia in un attimo e a volte i soldi e la gloria ti spingono oltre i limiti. Vi ricordate Robinho? Era uno dei giocatori più forti del mondo, guadagnava milioni di euro e giocava nel Milan. Era partito dal Santos, la squadra di Pelè e Neymar e in Europa era arrivato nel 2005, ingaggiato dal Real Madrid. Poi il Manchester City e l’approdo al Milan, ciliegina sulla torta della squadra allenata da Massimiliano Allegri che vinse lo scudetto nel 2010-11. Più di cento partite in rossonero (e 25 gol) con i tifosi che impazzivano per le sue giocate: velocità incredibile, tecnica sopraffina da vero brasiliano. Quando giocava a San Siro c’era da divertirsi. Ma a Robinho piaceva divertirsi anche la notte: feste, discoteche e quel senso di onnipotenza che prende molti ragazzi che guadagnano tanti soldi e pensano di poter fare quello che vogliono. Anche violentare una ragazza albanese dentro una discoteca, come fece Robinho nel 2013. E per quel fatto gravissimo è stato condannato a nove anni di carcere, una sentenza emessa da un tribunale italiano e che l’ex calciatore che ha smesso di giocare nel 2020 sta scontando in Brasile. E’ in carcere da più di un anno. Robinho, oggi 41 anni, dopo la sentenza era scappato in Brasile ma i suoi avvocati non sono riusciti a evitare che venisse arrestato e rinchiuso nel penitenziario di Trebembè, una struttura destinata a detenuti speciali. Gioca a pallone, fa corsa, atletica leggera e fa parte di un club di lettura. Recentemente ha partecipato a distanza a un programma di elettronica di 600 ore con la speranza di vedere ridotta la sua pena. Dentro il carcere fa di tutto per comportarsi bene ma tutte le istanze di scarcerazione ei suoi avvocati sono state respinte . Quando gioca a calcio con gli altri detenuti non gli fanno sconti: non c’è rispetto del suo passato di grande calciatore e come ha raccontato il quotidiano Marca viene preso a calci dai difensori che lui cerca di saltare con le sue finte irresistibili. L’ex calciatore paulista cresciuto nelle giovanili del Santos – e che Pelé aveva indicato come il suo erede – è rinchiuso in una cella di 8 metri quadrati insieme a un altro detenuto di 22 anni, che si trova lì per aver indotto qualcuno al suicidio o all’automutilazione. Robinho può ricevere visite solo dai suoi parenti di primo grado, cioè genitori, figli e coniuge. Il figlio 17enne Robinho Jr, recentemente ingaggiato dal Santos, di solito va a trovarlo una volta al mese. I suoi cari gli portano cibo, dolci, carne, verdure, bibite, acqua, insalate, anche alcuni indumenti (infradito, pantaloncini, maglioni), giochi come gli scacchi o la dama, materiale per scrivere e riviste o libri (non pornografici) . Tutto questo in compagnia di criminali molti noti in Brasile, come il medico violentatore Roger Abdelmassih, 81enne che ha abusato di 39 pazienti sedati. Ma c’è anche Lindemberg Alves, che ha rapito e ucciso una 15enne e deve scontare 98 anni in carcere. ppure Jaqueline Moraes, che ha assassinato il marito pugnalandolo 56 volte.Proprio a quest’ultima è legato un particolare svelato da Campbell: all’interno del carcere P2 di Tremembè ci sarebbe infatti una sorta di “Tinder” artigianale. Detenuti e detenute si scambiano una loro foto corredata da descrizione per organizzare incontri privati, visto che la struttura maschile e il penitenziario femminile sono distanti 5 chilometri. Un modo per passare le giornate. Sulla sua vicenda Robinho si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che il rapporto sia stato consensuale, ma la sentenza a suo carico è definitiva sia per la giustizia italiana che per quella brasiliana. E il campione che infiammava il Bernabeu e San Siro è costretto a trascorrere le sue giornate nel carcere dei famosi

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