Mario Pistacchio, Laura Toffanello, "L’estate del cane bambino"
Cinque ragazzini vivono un’avventura estiva che li segnerà per la vita, in questo romanzo delicato e oscuro, molto vicino a ‘Stand by Me’
C’è qualcosa di strano nel libro L’estate del cane bambino, romanzo fresco di stampa firmato da Mario Pistacchio e Laura Toffanello (edito da 66thand2nd). Sembra che ad ogni capitolo, talvolta ad ogni pagina, si cambi genere o tema: romanzo di formazione; giallo; racconto per ragazzi; punte di neorealismo. Ma è un effetto tutt’altro che caotico o confuso. È anzi un buon piatto di minestrone dai sapori equilibrati.
Accade tutto in un’estate di parecchi anni fa. Siamo nella provincia veneta degli anni Sessanta, nelle campagne non lontane da Venezia, in un piccolo paese chiamato Brondolo. Cinque ragazzini passano le giornate facendo quello che fanno dei bambini delle elementari di quegli anni: partite a pallone, figurine (le novità del momento), scorrerie per i campi, le sigarette di nascosto, le ore passate assieme tra i campi, nella loro base nascosta o le fughe verso la cittadina più vicina. Il tutto nella sonnacchiosa cornice di un paese di provincia, con i suoi personaggi tanto caricaturali quanto veri e rintracciabili nella memoria di molti.
Succede che un giorno Narciso, il più piccolo del gruppo, scompare misteriosamente. Tutta la comunità si muove nella ricerca, che appare vana. Non c’è traccia del bambino, in nessuno dei canali del Brenta e nemmeno nei tanti nascondigli che si possono trovare tra le campagne della zona. Ma la scomparsa di Narciso è accompagnata dall’apparizione di un cane a cui i bambini danno il nome di Houdini (mito del piccolo), e che proprio gli amici dello scomparso adottano immediatamente. Che sia un caso o una magia, è comunque evidente che questa coincidenza richiami con molta precisione una vecchia leggenda locale, e i piccoli protagonisti ne fanno subito la propria verità.
Ma questo episodio tanto eccezionale sembra scatenare gli adulti del pacifico paese, che iniziano a mostrare i loro lati più oscuri, omertosi, meschini. Come spesso succede nei romanzi che parlano di provincia, una cappa oscura copre come un filtro le pagine de L’estate del cane bambino.
Alla fine Vittorio, uno dei piccoli protagonisti e voce narrante, cresciuto e diventato adulto, tornerà al paese, provando a ripercorrere i passi di quell’estate che gli cambiò la vita. Ritroverà gli amici di allora e, in qualche modo, emergerà una verità.
L’estate del cane bambino è una sorta di Stand by Me all’italiana. Come per il film tratto da un racconto di Stephen King (che si intitolava Il corpo ed era contenuto nella raccolta Stagioni diverse), anche qui c’è un’avventura dai tratti oscuri vissuta da un gruppo di ragazzini. Un episodio che dura il tempo di un’estate, la stagione più adatta, in giovane età, a fissare i ricordi in modo indelebile.