Premio Strega 2015: "La ferocia" di Nicola Lagioia, 3 cose da sapere
Un noir nel cuore di Bari dove contrasti e drammi famigliari guidano la penna dello scrittore pugliese al suo quarto romanzo
È "La Ferocia" di Nicola Lagioia (Ed. Einaudi), scrittore barese, ad aver vinto il Premio Strega 2015 lasciando al terzo posto la data per vincente Elena Ferrante. Ecco tre cose da sapere sul romanzo (un noir), il quarto per l'autore dopo "Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi)" (Minimum fax, 2001), "Occidente per principianti" (Einaudi, 2004), "Riportando tutto a casa" (Einaudi, 2009).
LA TRAMA
Bari, una notte di primavera, una giovane donna, Clara Salvemini (figlia di una famiglia di imprenditori), cammina nel centro della strada provinciale. È nuda e coperta di sangue. Una camion la illumina con i cuoi fari. Poco dopo viene trovata morta vicino a un autosilo. La vicenda entra nel vivo. L'opinione di tutti è che si sia trattato di un suicidio. Ma probabilmente non è così.
I PERSONAGGI
La famiglia Salvemini è il fulcro intorno al quale ruota il noir firmato Lagioia. Persone dominate da passioni diverse, membri di una famiglia potente, in vetta alle relazioni sociali, ma abbastanza infelice. La morte di Clara rappresenta l'apice di un dramma, tra relazioni fragili, ambizioni deluse, detti e non detti, realtà alterate. In questo Lagiola è bravo: nel descrivere i personaggi senza esprimere giudizi eccessivi limitati al loro ruolo (dal padre Salvatore a Clara, Michele, Vittorio), a volte con una ricchezza di linguaggio ridondante ma mai fuori luogo.
Il SUD
L'apparente banalità degli intrecci finanziari poco chiari e truffaldini della famiglia Salvemini non deve far pensare a un altrettanto banale sguardo sul Sud nei suoi stereotipi tradizionali. Vuole invece servire solo da sfondo alle storie dei singoli personaggi e alla loro drammaticità davanti a un presente fatto di inganni e a un futuro che appare ancora più incerto. Vuole aiutare a mettere a fuoco il tema della ricchezza a tutti i costi e raccontare debolezze proprie di ciascuno di noi, a volte esplicitate a volte no.