Riapertura cinema, bilancio di un mese: attivo il 50% delle sale, ma gli incassi sono scarsi
Erano stati 107 i cinema coraggiosi a riaprire il 26 aprile, ora sono circa 500. «Ma sono fiducioso che questo numero salirà in modo esponenziale» dice Mario Lorini, presidente Anec. Anche se la risposta del pubblico è incoraggiante, gli incassi ancora latitano: Palazzo del Cinema di Milano, primo per risultati in Italia, ha fatto il 60% rispetto allo stesso periodo del 2019
A un mese dalla possibilità di riaprire i cinema, scoccata il 26 aprile, in Italia sono circa 500 le strutture che hanno riacceso i proiettori su circa 1250 (al 25 maggio). E con la riapertura di Uci e The Space, le catene più importanti insieme ad alcuni grandi imprenditori indipendenti, si prevede un'accelerazione. Questo anche perché, a differenza della prima riapertura in tempi di Covid, quella del 15 giugno 2020, che era stata penalizzata dalla scarsità di nuove uscite, questa volta stanno iniziando a far capolino film importanti, prima il premio Oscar Nomadland, quindi il nuovo Woody Allen, tra quelli d'autore. E ora il più altisonante e il primo family, quello che tasterà davvero il polso della situazione e quanto gli italiani siano giunti a compromesso con la paura e abbiano voglia di cinema, Crudelia della Disney, con Emma Stone nei panni della cattiva ossessionata dai dalmata (in sala dal 26 maggio e dal 28 maggio sulla piattaforma digitale Disney+).
Nel weekend lungo del 20-23 maggio ha lanciato segnali significativi - contestualizzati ovviamente al periodo di graduale e lenta ripartenza, con la capienza delle sale ridotta al 50% causa distanziamento -, l'uscita de Il cattivo poeta, con Sergio Castellitto anziano Gabriele D'Annunzio: 198.725 euro di incassi e 30.691 presenze.
«Da sottolineare poi la buona performance del vincitore dell'Oscar come miglior film internazionale Un altro giro e la tenuta eccezionale di Nomadland che, alla quinta settimana, è ancora sul podio di questo boxoffice iniziale, che ha numeri significativi se li rapportiamo a tutta la situazione» ci dice Mario Lorini, esercente toscano e presidente dell'Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema). «In questa fase straordinaria e transitoria, il fatto che Nomadland, uscito tra l'altro con tante sale ancora chiuse e in contemporanea su una piattaforma, trovi ancora pubblico in sala, sottolinea la forza del cinema come esperienza sociale, la voglia di rivedere un film tutti quanti insieme. Il pubblico lo ha scelto in sala: ha prevalso, con gradualità, la voglia di tornare pian piano alla normalità».
Lorini è confidente anche se la ripartenza fa passi cauti. «La data del 26 aprile ha rappresentato per l'industria del cinema e per l'esercizio l'inizio di un nuovo percorso. Qualcuno ha pensato che questa data fosse arrivata un po' in anticipo, ma la fine di aprile ha rappresentato una svolta del Governo che ha usato il concetto di "rischio ragionato" per calendarizzare la ripartenza di alcuni tra i settori più colpiti. Se i luoghi di spettacolo non fossero stati compresi in quella data, credo che ci sarebbe stata una rivolta. Il cinema ha bisogno di un periodo di rodaggio per rimettere in moto la catena: produttori che insieme ai distributori cominciano a capire quali sale possono riaprire e quali prodotti possono essere messi sul mercato, poi il lancio, la promozione, il confronto con le misure restrittive…».
Il 26 aprile pochi cinema erano pronti al via. «Sono stati poco più di 100 i colleghi, molto coraggiosi, che avendo le sale pronte sono ripartiti – dice il presidente Anec -. Oggi, con una progressione non eccezionale ma significativa, a un mese di distanza, sono aperti circa 500 palazzi del cinema (al cui interno ci sono da 15 sale a una), che rappresentano circa 1650 schermi aperti su circa 3700-3800, ci avviciniamo alla metà. Complice anche l'arrivo di film importanti, credo che pian piano questo numero salirà in modo esponenziale. Ci sono molte sale che stanno finendo i lavori di ristrutturazione iniziati durante il lockdown. Il 50% del mercato era considerato la soglia per poter spingere per la marcia successiva, l'avvicinamento alla velocità di crociera».
La ripartenza dei cinema al Nord e al Sud d'Italia
Tra i coraggiosi pronti a riaprire subito c'era Anteo Palazzo del Cinema di Milano, luogo di riferimento per i cinefili meneghini. «Noi abbiamo riaperto i cinema il 26 aprile: a livello nazionale eravamo in tutto 107 schermi», racconta Lionello Cerri, fondatore e amministratore delegato di Anteo SpazioCinema, che comprende multisale a Milano, Monza, Cremona e Treviglio. «L'apertura chiaramente è basata sui film: le prime due settimane ce n'erano pochissimi, ora cominciano ad arrivare, ma sono soprattutto film italiani ed europei di qualità, non ci sono i blockbuster. Questa cosa chiaramente funziona di più nelle grandi città rispetto ai piccoli centri. Palazzo del Cinema è il primo locale in Italia, quello che in questo mese ha fatto i risultati migliori, eppure ha incassato il 60% di quanto fatto nel 2019 nello stesso periodo. Si parla sempre di una situazione in deficit. C'è voglia di ricominciare, però dietro al cinema c'è tutto un tessuto che deve ripartire e, soprattutto in provincia, le sale fanno molto fatica. Altri nostri locali hanno fatto il 10%, il 20% e il 30% rispetto al 2019».
Il confronto tra il boxoffice di questo prime mese di riapertura, rispetto allo stesso periodo del 2019 (dal 26 aprile al 25 maggio), non può che essere impietoso e squilibrato: ora gli incassi sono stati 3.621.230 euro, 572.735 le presenze; due anni fa 52.641.775 euro di incassi e 7.849.898 presenze.
La Calabria è stata una delle ultime regioni italiane ad entrare in zona gialla (dal 10 maggio), condizione che dà la possibilità di riaprire i cinema. «Io ho riaperto il 20 maggio sfruttando l'uscita de Il cattivo poeta», ci spiega Giuseppe Citrigno, titolare dell'omonimo cinema a Cosenza, presidente della Sezione Spettacolo Cinema ed Intrattenimento di Unindustria Calabria e presidente di Anec Calabria. «Le sensazioni sono più che positive, ma è anche vero che ripartiamo nel periodo stagionale peggiore per il cinema italiano, perché per tradizione se non esce un blockbuster americano o un grande film italiano che possa attrarre la curiosità degli spettatori, l'approssimarsi dell'estate non è il momento migliore per l'esercizio. Devo comunque ammettere che in questi giorni c'è stato un gran fermento, tante richieste di informazioni da parte del pubblico, con telefonate, messaggi, domande su Facebook, per capire le limitazioni per entrare in sala, per conferme sull'uscita dei film. Credo ci sia soprattutto una grande voglia di tornare a stare insieme in una sala per vedere un film. Mesi di chiusura forzata e di solitudine ci hanno provato: ora, sempre nella massima sicurezza, continuando le vaccinazioni, abbiamo un grande desiderio di riaggregarci. Sono molto ottimista: la gente si è stancata di vedere serie tv e film su un piccolo schermo. C'è anche il dato che alcune piattaforme in questi mesi stanno regredendo come abbonamenti. Significa che il pubblico apprezza il cinema in sala. Poi è giusto convivere con le piattaforme e creare una simbiosi tra loro e il cinema in sala, o meglio, tra prodotto per la sala e prodotto per le piattaforme. Ovviamente il pubblico viene se c'è il prodotto che gli interessa. Però non si è dimenticato dei cinema, questo è essenziale».
Ristori per il cinema: il nuovo decreto
Novità importante recente, è il decreto appena firmato dal ministro della Cultura Franceschini, che destina 40 milioni di euro alle sale cinematografiche, ultimo di una serie di provvedimenti per sostenere il cinema durante la pandemia che porta il totale delle risorse straordinarie finora stanziate a oltre 275 milioni di euro.
«Dal punto di vista dell'attenzione politica non ci possiamo lamentare» commenta Citrigno. «Quando ci chiusero a marzo 2020 temevo che Governo e Regione ci abbandonassero a noi stessi come è stato per molto tempo. Invece ci hanno tenuto in grande considerazione. Al di là del sostegno economico, quello che ci ha fatto restare "vivi" è stato non essere dimenticati come imprese. Finalmente ci hanno riconosciuto non solo come entità che fa cultura e socialità, ma anche come attività industriali che producono reddito e danno lavoro. Questa considerazione ci ha dato la voglia di non arrenderci».
Tutta la filiera si ricompattata in questi mesi segnati dal virus, le associazioni di categoria hanno lavorato congiuntamente, l'Anec per gli esercenti, insieme all'Anica per distribuzione e produzione. «Il Governo ha fatto il possibile – continua Citrigno -, sia a sostegno della produzione, aumentando il credito d'imposta, sia per la distribuzione e per l'esercizio con i Ristori, per sopravvivere durante questi mesi di chiusura. Non dimentichiamocelo: l'ultimo lockdown per noi è stato di 7 mesi. Un grande aiuto, che ha fatto sì che tutti i posti di lavoro fossero salvaguardati. Ci hanno concesso la cassa integrazione (eravamo un settore che non ne aveva diritto). E questo è fondamentale: non si è perso nessun posto di lavoro nel settore dell'esercizio cinematografico».
A proposito di Ristori, Cerri dell'Anteo di Milano specifica: «Cambierei la parola "Ristori": la cosa necessaria oggi è arginare le perdite, cercando di capire quale sarà la ripartenza, finita la pandemia. Abbiamo l'occasione per ripensare al nostro mestiere, alle proposte che facciamo al pubblico. Parlerei di incentivi, di mettere in condizione i vari imprenditori di portare avanti una riconquista del pubblico, da una parte, e di compensare le perdite dall'altra parte, in una logica di dialogo tra ente pubblico e imprenditori privati per avere una prospettiva. Noi dobbiamo ricostruire, dobbiamo dare la consapevolezza che nei nostri luoghi – che sono i più sicuri, sempre con il distanziamento - si sta bene, dobbiamo portare avanti più proposte all'interno dei nostri contenitori. E dobbiamo anche far sì che la cultura ritorni a essere in primo piano: il cinema è un'attività culturale, e così deve essere definita. Una sala per il cittadino deve essere un luogo di aggregazione dove poter crescere, sognare, imparare. Abbiamo un compito molto preciso. Non possiamo pensare solo al fatto di coprire delle falle».
Nel 2019, poco prima che il Coronavirus cambiasse le nostre vite, il cinema italiano aveva vissuto un anno meraviglioso con una crescita degli incassi del 14,35% e un aumento delle presenze del 13,55%. Proprio a quel 2019 guarda il presidente Anec Lorini, tessendo uno speranzoso fil rouge: «Oggi la risposta del pubblico e l'attenzione forte dello Stato sono elementi che ci devono far guardare con fiducia al ritorno graduale alla normalità, agganciandoci al 2019, quando noi esercenti, insieme alle istituzioni, avevamo lanciato il progetto Moviement, che cercava di portare pubblico al cinema anche d'estate, accantonando questa nostra strana vecchia abitudine di chiudere gran parte delle sale, lasciando il posto solo alle arene. Avevamo avuto grandi soddisfazioni».
La ripartenza passa anche da promozione e allentamento del coprifuoco
Ora è anche tempo di promuovere il ritorno in sala, perché nella percezione degli italiani torni a essere un gesto semplice e piacevole della quotidianità. «Finora non c'è stata una forte presa di posizione promozionale da parte dell'industria, ognuno ha aperto i cinema in base alle sue possibilità e al suo modo di gestire il rapporto con i media e con il pubblico», spiega Cerri. «Ma ci sono iniziative in partenza».
Il 25 maggio Anica, Anec, Accademia del Cinema Italiano - David di Donatello e tutte le maggiori associazioni di categoria si sono ritrovate in una sala romana per promuovere #soloalcinema, ovvero iniziative per il rilancio del cinema in Italia. Il progetto vedrà la prima importante fase nel corso dell'estate, passando dalle Notti Bianche del Cinema. «Ci sono due testimonial che si sono spesi molto a favore del ritorno in sala, Vittoria Puccini e Pierfrancesco Favino, che, con la loro associazione che unisce oltre 1200 attori e professionisti del cinema, vogliono entrare in campo e darci una mano» dichiara Lorini. «Lo faranno con una serie di iniziative appena partite. Ad esempio con uno spot, con la voce di Monica Bellucci, che si concentra sui primi piani di tanti artisti del cinema che nei film si sono fatti riprendere all'interno di una sala, con gli occhi all'insù. Poi nelle Notti Bianche, che avverranno nei primissimi giorni di luglio, i talent entreranno nelle sale e staranno con il pubblico, dando un plus a questa iniziativa che si protrarrà per tutta l'estate».
Ecco lo spot Ricordi di una vita, mostrato in anteprima durante la serata dei David di Donatello e dal 25 maggio trasmesso sui più media italiani:
Non si molla, in attesa dell'uscita dei grandi titoli che potrebbero scuotere il botteghino: Black Widow il 7 luglio, il 30 luglio la nuova avventura Disney Jungle Cruise con Dwayne Johnson, Fast & Furious 9 - The Fast Saga il 18 agosto… «Qui in Calabria non ha mollato nessuno, anzi, abbiamo due sale che avevano temporaneamente sospeso l'attività prima della pandemia e stiamo aiutandole per farle riaprire» afferma Citrigno. «Stiamo ripartendo un po' lentamente, in Calabria la bella stagione non ci aiuta. Per adesso abbiamo aperto nelle città più importanti, Cosenza, Reggio Calabria, Locri; alcuni cinema, soprattutto quelli sulla costa tirrenica e sulla costa ionica, aspetteranno probabilmente metà giugno quando ci sarà afflusso turistico. Attendono tempi migliori, ma lo spirito è che da qui a un mese riapriranno tutti i cinema calabresi. La grande ripartenza sarà dal 17-18 agosto quando ci saranno Fast & Furious, Me contro te, Un gatto in tangenziale, After. Ripartirà la vera stagione e speriamo che allora la pandemia sarà solo un brutto ricordo».
Dal 7 giugno, poi, il coprifuoco in zona gialla slitterà dalle ore 23 alle 24 e quella sarà una nuova piccola ventata di ossigeno. In vista delle arene estive di giugno, luglio e agosto, la presenza o meno del coprifuoco sarà un discrimine essenziale: d'estate il buio comincia ad arrivare verso le 21.45 e, con la luce, non si può proiettare.
«Ci sono misure ancora piuttosto restrittive ma se c'è un calendario degli allentamenti va bene anche così. Aspettiamo di sapere quando i cinema potranno riaprire i loro luoghi di ristoro perché, oltre a essere importante a livello economico, completerebbe la consuetudine del cinema», sostiene il presidente Anec. Una consuetudine che ha i suoi riti e la forza indistruttibile del vivere insieme ad altri un momento quasi magico, con gli occhi puntati su un grande schermo in cui smarrirsi per un po'. «All'inizio ci ha consolato avere a casa tutte le piattaforme, - riflette Lorini - ma poi ci ha fatto prendere coscienza del fatto che, a fronte della grande disponibilità di contenuto, c'era l'impossibilità di condividere. Il salotto alla fine è diventato una sorta di gabbia, proprio quando sembrava il nostro rifugio. Ora siamo più consapevoli di quanto sia importante la gioia di condividere dopo aver visto un film in sala, anche solo con lo sguardo, attraverso una mascherina».
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