Ciak, si riparte: la Fase 3 nel "primo" giorno del cinema Beltrade di Milano
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Ciak, si riparte: la Fase 3 nel "primo" giorno del cinema Beltrade di Milano

La scritta "Bentornati" ad accogliere gli spettatori, mascherine e misurazione della febbre all'ingresso, per una ripartenza che è quasi da tutto esaurito

Ciak, si riparte! E lunedì 15 giugno, ai blocchi di ripartenza, il cinema Beltrade di Milano c'era. E anche il suo pubblico fedele, con mascherina, in fila pacata prima di entrare in cassa e in sala, serenamente e consapevolmente a distanza. Alla fine però, lì dentro, seduti in poltroncina, quando lo schermo si è acceso, nonostante siano intercorsi quasi quattro mesi tragici e disperanti, la sensazione sorpresa è che nulla, in fondo, sia cambiato. Il cinema, nella sua magia, è come prima del Coronavirus: capace di emozionare e sollevarci, sempre e comunque, portandoci nella sua dimensione di immaginazione e racconto.

A Milano, per giocoforza, il Beltrade è stato uno dei pochi cinema (insieme a UciBicocca e AriaAnteo) a riaprire i battenti allo scoccare del 15 giugno, giorno stabilito dal governo italiano come possibile riapertura dopo il lungo lockdown delle sale cinematografiche, in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli Venezia Giulia ferme dal 23 febbraio, nel resto d'Italia dall'8 marzo.
Le gestrici del Beltrade non hanno voluto perdere un attimo per riaccendere la sala di via Oxilia: «Non abbiamo neanche pensato al lato economico, a quanti soldi perdiamo o meno. Volevamo solo riaprire e ricreare il contatto con gli spettatori», ci ha detto Monica Naldi.

Le incognite della riapertura, infatti, sono tante, per un settore già in sofferenza da anni, più per sognatori che per imprenditori. Stava comunque venendo da un inizio 2020 dagli ottimi numeri, prima che la pandemia piombasse.
Ora le difficoltà che gli esercenti cinematografici si trovano davanti sono plurime: regole sanitarie da seguire che amplificano i costi, posti in sala ridotti causa distanziamento sociale, scarsa disponibilità di nuovi film da proiettare. E tutto ciò in una stagione, l'estate, da sempre poco favorevole per le sale.

Ma il Beltrade c'è. Ad accogliere gli spettatori, all'esterno, la scritta "Bentornati", oltre a un tracciato segnato in terra con strisce rosse che spiega come avvicinarsi, mantenendo almeno un metro di distanza interpersonale, per arrivare al botteghino. E lì, immancabile, un dispenser di gel igienizzante. Prima di entrare, termometro puntato in fronte per verificare la temperatura. La misurazione della febbre è a discrezione dell'esercente; il Dpcm dell'11 giugno 2020 detta: "Potrà essere rilevata la temperatura corporea, impedendo l'accesso in caso di temperatura superiore a 37,5 °C".

Allo spettacolo serale delle 21.30, delle 200 poltroncine disponibili ben 80 erano occupate: in questo momento in cui il distanziamento è legge, si tratta di un quasi tutto esaurito. Assegnare i posti in sala, ora, è una sorta di Tetris: un posto sì e due no, ma se si è dello stesso gruppo famigliare o conviventi, allora ci si può sedere vicini.
La mascherina è d'obbligo quando si è in fila e in piedi, in ogni spostamento. Una volta seduti, però, la si può sfilare. Anche per andare al bagno c'è un tracciato da seguire. E a fine proiezione, di nuovo, delle premure da osservare: chi sta nella parte interiore è pregato di uscire da una porta, chi sta dietro da un'altra, sempre per evitare calche. Ma nulla che non si possa serenamente sopportare. Nonostante tutto, sembra tutto così sostenibile e incredibilmente normale.

«Bentornati, ci siete mancati», ha detto Naldi, microfono e mascherina, nell'aprire la proiezione. È seguito uno scroscio di 80 applausi. «Ci mancava il nostro lavoro, ci mancava il cinema».
Il primo giorno della nuova vita del Beltrade è stato aperto alle 12.30 dal documentario già uscito a ottobre La scomparsa di mia madre, che è stato il film più visto durante il lockdown sulla piattaforma di Video On Demand "Il Beltrade sul Sofà", creata appositamente per il periodo di serrata. Quindi a ruota, intervallati da un'ora di stacco per areare e igienizzare la sala, Che fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto Minervini (uscito a maggio 2019), l'inedito PJ Harvey - A dog called money di Seamus Murphy (uscito nelle scorse settimane solo in versione on demand in alcune sale virtuali). La grande chiusura serale, della grande riapertura, è stata affidata a I vitelloni di Federico Fellini con Alberto Sordi, presentato via Skype del critico Maurizio Porro. Il film, restaurato, riprende le celebrazioni che il Beltrade ha dedicato al centenario della nascita di Fellini, interrotte a febbraio. Ed è andato a unirsi, proprio ieri, 15 giugno, al festeggiamento per il centenario della nascita di Sordi. Un cerchio che si chiude, per una nuova ripartenza.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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