Roma, allarme diossina dopo l'incendio a Malagrotta
Le fiamme nell'impianto della Capitale e le ricadute per la salute pubblica e per lo smaltimento dei rifiuti. L'ordinanza del Comune e il parere della Commissione Ecomafie: "Problema serio che riguarda tutta Italia"
Dopo ore di lavoro è stato messo sotto controllo l’incendio scoppiato nell’impianto Tmb di Malagrotta a est della capitale, che ha interessato due capannoni di stoccaggio e trattamento dei rifiuti che ancora bruciano. A causa del pericolo causato dalla propagazione della nube tossica sprigionata dalle fiamme il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha emesso un un'ordinanza dove si dispone "per un periodo non superiore a 48 ore, in virtù del principio di precauzione" per un raggio di 6 km dal luogo dell'incendio dell'impianto di Malagrotta la sospensione delle attività scolastiche e dei centri estivi, pubblici e privati; il divieto di consumo degli alimenti di origine animale e vegetale prodotti nell'area individuata; il divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile; il divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali, raccolti nell'area individuata.
Si raccomanda di limitare le attività all'aperto, con particolare riguardo a quelle di natura ludico sportiva e di di mantenere chiuse le finestre in caso di fumi persistenti e maleodoranti. Chiusa anche la sede del Consiglio regionale del Lazio di via della Pisana che si trova nelle vicinanze. Nonostante le precauzioni contenute nell’ordinanza di Gualtieri il rischio che ci possa essere diossina nell’aria è alto e spaventa i cittadini ma solo con il passare delle ore l’Arpa renderà noti i risultati del campionamento. Mentre per quanto riguarda le responsabilità la Procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti per incendio colposo. Negli ultimi quattro anni a Roma si sono verificati tre incendi dolosi che hanno interessato degli impianti di trattamento rifiuti. Prima di Malagrotta infatti ad andare in fiamme è stato il Tmb Salaria del 2018 e il Tmb di Rocca Cencia nel 2019, roghi dolosi rimasti ad oggi ancora senza colpevoli.
Il Tmb di Malagrotta assicurava il trattamento di circa il 40% dei rifiuti indifferenziati di Roma con 1200 tonnellate di rifiuti al giorno e 8.100 alla settimana ma l’incendio in corso potrebbe aver mandato all’aria l’intera gestione dei rifiuti nella Capitale già sofferente. Per fare chiarezza sulla situazione degli impianti della capitale e sugli incendi di questi anni, Panorama ha intervistato Stefano Vignaroli presidente Commissione Ecomafie.
È il terzo incendio nel giro di quattro anni che interessa gli impianti di trattamento rifiuti della capitale. Cosa può dirci in merito?
«La Commissione si è interessata al problema degli incendi già dal 2015, che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Di certo, con la mole di rifiuti indifferenziati prodotti nel territorio della Capitale e con la storica precarietà degli impianti, laddove un incendio devasta un Tmb - per di più quello di maggiore capacità e recentemente ristrutturato per renderlo efficiente - si crea un danno di proporzione ancora più grave e di difficile risoluzione. I rifiuti indifferenziati di Roma vengono principalmente pretrattati da Ama a Rocca Cencia e nei due impianti a Malagrotta. Per cui il problema è veramente serio. Segnalo solo da un punto di vista statistico, che il fenomeno degli incendi su scala nazionale è in riduzione rispetto al recente passato».
Quali sono le ricadute sulla gestione dei rifiuti di Roma e soprattutto qual è il rischio per la salute pubblica?
«Occorre che il sindaco e gli organi preposti trovino impianti di pretrattamento alternativi, perché probabilmente il
Tmb distrutto sarà difficilmente riutilizzabile in tempi brevi. Le ricadute possono consistere in un peggioramento sulla raccolta dei rifiuti. Da un punto di vista sanitario l’incendio ha creato grandi quantità di fumi che inevitabilmente si stanno disperdendo soprattutto nel territorio limitrofo, ma anche in tutto il territorio di Roma e Fiumicino. Stanotte sono state installate due centraline da parte di Arpa, in grado di monitorare le diossine, ma i risultati cominceranno ad essere disponibile nelle prossime ore».
Cosa può dirci di questo impianto?
«È dal 1999 che l’Europa impone un pretrattamento e stabilizzazione dei rifiuti indifferenziati, prima del conferimento in discarica. Nella ormai chiusa discarica di Malagrotta, storicamente andava il rifiuto indifferenziato tal quale, ovvero senza il processo di stabilizzazione ed è una delle cause che ha contribuito a rendere Malagrotta un vero e proprio Ecomostro. Solo nell’ultimo anno di vita (la discarica è stata chiusa nel 2013) tutti i rifiuti conferiti nella discarica sono stati pretrattati attraverso i due Tmb esistenti. Anni fa, come tutti i Tmb del Lazio, produceva molti scarti e una scarsa stabilizzazione del rifiuto. Ultimamente erano stati fatti degli sforzi di efficientamento e di riduzione delle emissioni odorigine, che comunque creavano qualche problema alla cittadinanza. L’incendio è partito da un capannone che ospitava un impianto sperimentale di gassificazione, mai andato a regime (anche perché aveva avuto molti problemi tecnici, con la Commissione Ecomafie che aveva anche verificato la presenza di violazioni urbanistiche). Recentemente era stato quindi utilizzato meramente come capannone di stoccaggio temporaneo dei rifiuti pretrattati nei Tmb. Probabilmente l’incendio è partito da li e, con mio stupore, si è propagato nel limitrofo Tmb. I due siti erano collegati tra loro da un semplice nastro trasportatore sospeso in aria, che ha probabilmente consentito alle fiamme di propagarsi nel Tmb».
Quali sono le criticità segnalate dai comitati?
«Su tutta l’area di Malagrotta – Valle Galeria sono presenti storicamente una moltitudine di impianti che creano problemi di salute e un diffuso disagio per i residenti. Talvolta è anche difficile capire la provenienza delle emissioni odorigine. I comitati da anni si battono per la tutela della salute collettiva e contro l’indifferenza delle istituzioni. Di questi comitati facevo parte anch’io e credo che in generale meritino più attenzione».
Come dovrebbe intervenire il Comune di Roma?
«Occorre garantire il funzionamento del Tmb illeso tenendo sempre a mente la tutela dei lavoratori e dei cittadini. È necessario trovare impianti di pretrattamento alternativi, ma in provincia di Roma l’unico non utilizzato per problemi autorizzativi è quello di Guidonia. Inoltre aumentando la capacità di quelli attivi diminuisce ancora di più l’efficienza e la sicurezza. Sarà fondamentale una cabina di regia tra comune e regione in grado di veicolare i flussi che sono notevoli. Finora è stato fatto ben poco in tema di riduzione a monte dei rifiuti. Servono politiche comunali e statali per evitare una eccessiva produzione di rifiuti inutili, usa e getta in primis. Contestualmente occorre migliorare la diffusione e la qualità della raccolta differenziata e delle isole ecologiche. Occorre anche una filiera industriale del recupero materia per materiali che oggi vengono considerati scarti da smaltire. Solo facendo questo si potrà aver meno bisogno di impianti di pretrattamento e smaltimento ma su questo non vedo grandi sforzi».