Santa Margaret: "Il suono analogico cova la sua vendetta"
Un articolo scritto per noi dalla band milanese che ha pubblicato l'ep d'esordio solo in vinile
Testo a cura di Santa Margaret
Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti e, come spesso accade, quando ci sei in mezzo non ti accorgi delle rivoluzioni socio-culturali di cui sei anche partecipe.
Solo fino a dieci anni fa, per esempio, la musica la si ascoltava in tutt’altro modo, e fino a vent’anni fa non si sarebbe mai immaginato che si potesse avere una libreria musicale portatile con migliaia di titoli in un apparecchio grande come un cracker. Ma, come per ogni nuova tecnologia che entra a far parte integrante della nostra vita, spesso ci si dimentica come si viveva prima che questa irrompesse nel nostro uso quotidiano e si tende così ad accantonare la tecnologia precedente.
Questo è ciò che è successo nel mondo della musica quando si è passati dall’analogico al digitale, dal vinile al cd. Peccato che questo passaggio abbia fatto fallire tante grandi etichette discografiche ed abbia completamente mandato in tilt il mercato della musica.
Non ci siamo accorti fino ad oggi che il cd è stato semplicemente un supporto di passaggio a ciò che la musica sta diventando: il vero digitale è la musica liquida, migliaia di titoli a nostra disposizione, ovunque e in qualunque momento. Computer, tablet e smartphone, così si ascolta oggi la musica. Anche se ascoltare è un termine improprio, diremmo più “si usufruisce oggi della musica”.
Per registrare un disco, oggi come ieri, si usano macchine molto costose, per rendere il segnale audio il più possibile ad alta definizione…per poi cosa? Essere ascoltato con delle cuffiette che non valgono più di qualche decina di euro (e se costano di più è solo perché sono di “moda”) o peggio ancora dalle cassettine di un computer o dello smartphone! Noi invece crediamo che le nostre orecchie si meritino di più. L’ascolto della musica oggi è frammentato, distratto, di scarsa qualità, veloce, schizofrenico, superficiale.
Un tempo (non troppo lontano) quando spendevi più della metà della tua paghetta settimanale per comprarti un disco, te lo gustavi per bene, e quel titolo, quelle canzoni, quell’artista diventava per te un vero arricchimento musicale. Oggi invece, che si ha a disposizione tutto, si è più distratti e più apatici, soprattutto alle novità.
Siamo nel pieno di un processo di digitalizzazione della nostra vita e questa è una grande conquista per l’umanità, ma l’ascolto della musica rimarrà sempre una questione fisica, di onde sonore che si propagano nell’aria per arrivare alle nostre orecchie e da lì al nostro cervello, che trasmette delle emozioni che coinvolgono tutto il nostro corpo. Per questo noi sosteniamo che l’ascolto della musica in vinile sia più “sano”, perché è semplicemente uno SLOW-LISTENING a dispetto del fast-listening che si sta diffondendo al giorno d’oggi.
Esattamente la differenza che c’è tra il fast-food e lo slow-food: uno punta alla praticità, l’altro alla qualità. Il digitale ha sostituito l’analogico, a partire dai metodi di registrazione, solo perché era più pratico e veloce. Il cd rispetto al vinile ha tolto solo il fruscio e dato l’illusione (negli anni 80/90) che si sentisse meglio.
Niente di più falso: il digitale non ha dato nulla di più da un punto di vista qualitativo. Ora, la domanda è solo questa: la musica è ancora un’opera d’arte? Riguarda ancora la sfera del culturale? O è definitivamente passata nella categoria dei beni di consumo, e null’altro? Per noi un disco è arte.
A chi è appassionato di pittura, per esempio, non basta vedere un quadro solo su internet, lo vuole anche vedere dal vivo; più o meno questa è la differenza che ci può essere per noi nel voler ascoltare la musica in vinile o in digitale. Al nostro pubblico noi diamo la possibilità di scegliere, digitale o analogico, ma con il “consiglio dello chef” come nelle migliori osterie o ristoranti: l’ascolto in vinile dà più gusto alla vita. Allo stesso tempo un avvertimento per il futuro: “Il Suono Analogico Cova la Sua Vendetta”...